28 Agosto 2017

Membri di Forza Nuova protestano contro un sacerdote che aveva portato alcuni giovani immigrati in piscina

Fonte:

La Stampa

Autore:

Niccolò Zancan

Chiesa piena per il prete dei migranti

E i 14 di Forza Nuova escono scortati

Pistoia, il parroco aveva portato alcuni giovani immigrati in piscina

Don Biancalani abbracciato dai fedeli: “Dobbiamo accogliere tutti”

Il parroco è sul sagrato con le scarpe da ginnastica ai piedi. Ogni tanto abbraccia un ragazzo che si chiama Abou Diop, 18 anni, dal Senegal, come per sorreggersi. Transenne, telecamere, polizia schierata. Tutta l’estate italiana del 2017 finisce, l’ultima domenica di agosto, dentro questa chiesa di periferia. E la chiesa di don Massimo Biancalani, il prete messo sotto accusa della Lega Nord di Matteo Salvini e dai fascisti di Forza Nuova per aver portato un gruppo di ragazzini migranti a fare il bagno in piscina. Gli agenti in tenuta antisommossa presidiano l’ingresso. C’è il sole a picco, le undici di mattina. Signore anziane con il ventaglio cercano di prendere posto. Arrivano gli scout, professori in pensione, genitori con i figli per mano. Tutti vogliono abbracciare il parroco di Pistoia, applaudirlo. Non si era mai vista tanta gente nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Vicofaro.

Croci celtiche

I fascisti di Forza Nuova hanno annunciato il loro arrivo per «vigilare sulla messa». E arrivano, alla fine. Arrivano in quattordici. Passano in mezzo alle urla: «Fuori, fuori!». Vengono accolti dai fischi e dalla stretta di mano di Don Biancalani in persona. «Ragazzi, tranquilli eh», dice il parroco. «Mi raccomando, siamo in chiesa, rispetto. Non tanto per me, ma se vi dichiarate cattolici…». Definirli fascisti non è una forzatura retorica. Loro stessi si presentano così. Entrano in chiesa con croci celtiche al collo e faranno il saluto nazista alla fine, dopo essere passati da una uscita secondaria. Il coordinatore di Forza Nuova in Toscana si chiama Leonardo Cabras. Per giustificare questa irruzione in parrocchia, ha detto: «Siamo cattolici attenti. E una questione identitaria. II nostro prossimo è l’italiano, non il congolese. Noi facciamo resistenza etnica». Cabras è fra i firmatari di una petizione per mettere fuorilegge l’Anpi, l’associazione dei partigiani italiani. Ha partecipato come relatore alla commemorazione per la morte di Mussolini a Firenze. Organizza ronde per la sicurezza in Toscana e paragona la dottrina cattolica di Don Biancalani «alle perverse idee del lobbista Soros». II suo motto è: «Dio patria e famiglia». Adesso è seduto nel terzo banco, alla sinistra del pulpito. Assieme agli altri.

II manifesto

Fuori c’è un manifesto con le foto di Falcone e Borsellino, solo un po’ scolorito dal passare delle stagioni. Dentro, la chiesa è stracolma di gente. Al punto che la prima cosa che il parroco deve dire al microfono è questa: «Grazie, siamo tantissimi. Fate attenzione, però. Non appoggiatevi alle balaustre perché non sono a norma». Qualcuno ride, altri guardano in alto verso le balconate. La messa pub incominciare. Il vicario del vescovo, don Patrizio Fabbri, è qui in segno di vicinanza e solidarietà. Ci sono tutti i ragazzi protagonisti del bagno in piscina, molti. II vicario Ieri don Massimo Biancalani  ha concelebrato la messa con Patrizio Fabbri, vicario del vescovo nella chiesa Santa Maria Maggiore di loro sono musulmani. Come Abu Diop: «II mio sogno è fare l’elettricista, vado a scuola per imparare. La cosa più tremenda della mia vita è stata la Libia. Oggi non ho paura». Adesso tocca al parroco prendere la parola. Don Biancalani parte lentamente, quasi impacciato: «Mi sento in cuore di chiedervi scusa. Questo putiferio mediatico ha creato imbarazzo, siamo un piccola parrocchia. Premetto subito, non sono un teologo, non ho cose straordinarie da dirvi». Dirà: «Dobbiamo lavorare per riunire, non per dividerci. Dobbiamo incontrarci, conoscerci. Quello dell’immigrazione è un fenomeno epocale molto complesso. Potremmo discutere giornate intere. Ma il compito della Chiesa è quello di essere un ospedale da campo nel mezzo della Storia. E accogliere tutti: poveri, emarginati, reietti, stranieri. Se c’è un principio che attraversa tutte le sacre scritture è quello dell’accoglienza. E un nostro principio etico, un dovere. Saremo giudicati non per quante messe avremo detto, ma se avremo dato da mangiare agli affamati». Sui migranti: «Bisognerà trovare il coraggio di dire che i provvedimenti del governo italiano sono inaccettabili. Eticamente, inaccettabili. Ci bastano i racconti dei nostri ragazzi per sapere quello che succede in Libia. O ci si prende la responsabilità di andare là e fare dei campi di accoglienza, oppure… Sentiamo tante polemiche sui 35 euro al giorno dati ai rifugiati, ma stanno partendo fiumi di denaro verso le coste libiche. Non penserete mica che li fermino gratis?». La politica A Pistoia qualcuno lo considera un prete un po’ sopra le righe. Altri gli rimproverano di fare politica. Don Biancalani risponde dal pulpito: «Faccio politica, sì. Nel senso letterale del termine. Cerco di occuparmi della città, della polis, del bene comune». Quando finisce la predica tutti si alzano in piedi ad applaudire. Applaudono ancora, una standing ovation di alcuni minuti. Applaudono tutti, tranne i 14 di Forza Nuova. «Crediamo in altri valori, un fascista pub essere anche un buon cattolico», dicono uscendo dalla porta secondaria. La polizia deve scortarli. È quello il momento delle braccia tese alzate. Dei pomodori lanciati. Di «Bella Ciao» cantata forte davanti alla chiesa. Politici di livello nazionale presenti a Pistoia? Nessuno.