15 Marzo 2017

L’Università di Torino respinge la mozione in favore del BDS

Fonte:

Libero, La Stampa edizione di Torino

Autore:

Fabrizio Assandri, Gianmaria Ajani

Libero

L’ateneo di Torino boccia la mozione anti-israeliana

Il Senato Accademico dell’università di Torino ha respinto la mozione che chiedeva di rescindere l’accordo di ricerca con il Technion di Haifa, in Israele (mozione respinta all’unanimità dai docenti, a favore solo la componente studentesca). «La ricerca deve rimanere libera», ha detto il rettore dell’ateneo torinese, Gianmaria Ajani, «e in questo mondo che sta alzando muri, soltanto le Università tengono aperte le loro porte». «Nel rispetto delle opinioni individuali», ha aggiunto il rettore, «la ricerca, e in particolare quella accademica, deve restare libera da ogni tipo di condizionamento». Fuori dal Rettorato, Ajani è stato contestato da alcuni studenti, che gli hanno dato dell’«assassino».

La Stampa edizione di Torino

L’asse di ricerca e conoscenza che collega Torino ad Haifa”

Pomodori che crescono anche senz’acqua e innovative tecniche di lotta ai tumori. Sono tra i progetti attivati dall’Università all’interno dell’accordo con il Technion, l’istituto di Haifa. L’accordo è in scadenza ad aprile, sarà rinnovato automaticamente dato che non è passata la linea del boicottaggio. È un’intesa di massima: non prevede a priori progetti concreti, che vengono invece stilati dai singoli dipartimenti. È stato avviato nel 2014, con la visita congiunta dei due rettori, Gianmaria Ajani e Marco Gilli, del Politecnico ad Haifa: un istituto che collabora con una delle reti di startup più avanzate del mondo, seconda forse solo alla Silicon Valley. In particolare, un fattore di interesse per gli atenei torinesi è, secondo Ajani, che il Technion mette insieme l’area di ricerca sulla medicina e sulla tecnologia, che invece a Torino sono divise.

Modello avanzato

Un esempio delle collaborazioni attivate dopo l’accordo è il progetto sui meccanismi molecolari di progressione dei tumori: il dipartimento di Oncologia torinese, con il professore Federico Bussolino, e la facoltà di Medicina del Technion con il professor Neufeld, portano avanti ricerche di base sul ruolo di particolari molecole nel processo delle metastasi. Studi che hanno un’antica origine. Vent’anni fa lo stesso dipartimento di Oncologia scoprì un sistema molecolare formato da proteine coinvolte nello sviluppo del sistema nervoso centrale.

La ricerca

Ma i progetti con il Technion, che sorge nel parco in cui c’è l’obelisco di Calatrava, sono molto vari. Un focus di ricerca è sull’adattamento della coltura del pomodoro alla siccità e ai cambiamenti climatici. Il progetto partirà il 1 giugno, ha un valore di sei milioni di euro e coinvolge 25 partner: fa parte del programma europeo Horizon 2020 ed è coordinata da Andrea Schubert dell’Università di Torino. Studierà come ridurre fino al 40 per cento l’uso dell’acqua per far crescere i pomodori, diminuendo anche i fertilizzanti. C’era stato anche un lavoro congiunto per Expo, per fare un congresso sul tema dell’acqua.

Un altro progetto, che prevede una collaborazione allargata, tra una cinquantina di partner, tra cui il Technion, è il consorzio Eit Food, di cui l’università è l’unico membro italiano, e ha ottenuto un maxi finanziamento dall’Unione Europea per studiare il cibo del futuro. A partire dalla dieta mediterranea come modello base per un’alimentazione sana. Complessivamente, il progetto avrà 400 milioni dall’Ue nei prossimi sette anni. Tra i partner ci sono anche realtà come Nestlé e Pepsi-Co. Dall’ateneo hanno sempre precisato che gli accordi non riguardano tecnologie militari. Ma per gli studenti e professori contrari all’accordo anche le ricerche in campo civile, come quelle sull’acqua, vengono usate da Israele per opprimere i palestinesi e per questo vanno boicottate.

Il Politecnico, terzo partner dell’accordo, sostiene di non avere al momento progetti strutturati e nati ad hoc dopo la firma. Ma l’interesse c’è: il rettore Gilli ha più volte visitato Israele annunciando anche l’intenzione di creare un incubatore per start-up misto tra le due nazioni. E anche se non con il Technion, i due atenei portano avanti diversi progetti con vari istituti israeliani, ad esempio i dipartimenti di Agraria e Biotecnologie.

(F.A.)

 Gianmaria Ajani: “L’attività didattica e scientifica va lasciata libera di crescere”

La mozione presentata dagli studenti, con le richieste e le istanze che pone, merita di essere affrontata per le implicazioni sulle quali si fonda e per le conseguenze per un’istituzione pubblica di alta cultura, quale è, per preciso dettato costituzionale, la nostra Università, muovendo da un punto di vista più ampio.

Il nostro Statuto agli articoli 1 e 3 ricorda che l’Università è una Comunità di studio e di ricerca con il compito di curare lo sviluppo, l’elaborazione e la trasmissione delle conoscenze. Che ha altresì il compito di promuovere la formazione di un sapere critico, lo scambio delle idee, la cooperazione e l’interazione delle culture. L’Università, prosegue lo Statuto, garantisce il rispetto del pluralismo e tutela il principio dell’indipendenza da ogni condizionamento religioso, ideologico, nonché politico o economico.

E il Codice etico della comunità universitaria, sottoscritto con le altre due Università piemontesi (Politecnico di Torino e Università del Piemonte Orientale) richiama alcuni importanti presupposti in tema di indipendenza, in particolare ricordando che «La promozione della scienza e della cultura nell’Università richiede la libertà della comunità scientifica che in essa opera».

Ed è altrettanto fondamentale «che il trasferimento di conoscenze scientifiche e tecnologiche deve attuarsi nel pieno rispetto dell’indipendenza dell’istituzione nel suo complesso e della libertà dei singoli docenti, studenti, tecnici ed amministrativi.

Inoltre, le attività didattica e scientifica si svolgono nel rispetto della libertà della scienza e del suo insegnamento, garantite dalla Costituzione (art. 6 e 33), nonché dal principio dell’autonomia delle strutture di ricerca.

Questi principi sono peraltro allineati a un quadro internazionale, sancito nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo – agli art. 11 e 13 – e garantiti nell’ordinamento italiano, dall’essere l’università una istituzione pubblica non soggetta all’indirizzo politico di qualsivoglia assemblea elettiva: i suoi organi di vertice non sono espressione di alcuna rappresentanza politica poiché appunto la scienza è libera e libero ne è l’insegnamento.

In queste dichiarazioni vi sono fondamenti imprescindibili e identitari sui quali è bene fermarsi.

L’attività scientifica è libera, la sua libertà – sancita dalla Costituzione – va difesa e riaffermata ogniqualvolta rischi di essere lesa

Essa si svolge nel rispetto del principio di autonomia delle strutture scientifiche che compongono la nostra istituzione, alle quali spetta la responsabilità di indirizzo e di conduzione della propria ricerca, nell’ambito di un sistema di condivisione delle azioni con gli organi di governo.

La partecipazione a progetti di ricerca e di insegnamento con enti esterni è libera e l’adesione individuale risponde a scelte di natura personale (art. 4, punto b, Codice Etico).

Alla Comunità di studio e di ricerca universitaria spettano allora due compiti fondanti: il primo è quello di prendersi cura dello sviluppo, dell’elaborazione e trasmissione delle conoscenze, per consentirne massima diffusione e favorire con questo l’innalzamento del sapere in tutte le discipline; il secondo è quello di promuovere la formazione di un sapere critico, lo scambio delle idee, la cooperazione e l’interazione tra le culture.

Tutto questo deve avvenire nel perimetro “di civiltà democratica”, garantito dal

– Rispetto del pluralismo e dalla tutela del principio dell’indipendenza da ogni condizionamento religioso, ideologico, nonché politico o economico.

La scelta che ci viene oggi posta all’attenzione – e i temi che pone rispetto ai quali ogni istituzione, così come ogni individuo, può legittimamente interrogarsi – va allora intesa alla luce dei principi e delle garanzie appena ricordate.

L’istituzione che qui rappresentiamo, proprio per il suo ruolo pubblico e sociale di alta formazione, è dunque chiamata a:

– Creare le condizioni perché ogni individuo – quale che sia la posizione politica scelta – possa esprimerla liberamente, usufruendo di tutele e garanzie di sicurezza nel fare questo

– Favorire azioni volte a far avanzare il confronto, a promuoverne il superamento, proprio attraverso le azioni che danno vita al mandato sopra ricordato, cioè favorendo la formazione di un sapere critico, lo scambio delle idee, la cooperazione e l’interazione tra posizioni diverse

– Promuovere discussioni sulla responsabilità etica del ricercatore, dei suoi ambiti e limiti.

Credo sia questo, e non un boicottaggio che nega in radice tali libertà, il modo più corretto di interpretare il ruolo pubblico e sociale di un’istituzione di alta cultura quale è la nostra Università.

(G.A.)