24 Aprile 2021

Luca Martera, Harlem. Il film più censurato di sempre, La nave di Teseo, Milano, 2021

Fonte:

La Stampa Tuttolibri

Autore:

Steve Della Casa

Scorretto, fascistissimo, e con tanti cazzotti: la verità sul kolossal più censurato della storia

“Harlem” venne prodotto nel 1943 con intenti di propaganda antiamericana e razzista Dopo la guerra il film tornò sugli schermi (ebbe cinque riedizioni) ma con storia e dialoghi cambiati

Da tempo il caso di Harlem, il film girato da Carmine Gallone nel 1943, incuriosisce al tempo stesso i cinefili e gli storici. Ha tutto per essere un film di culto. È stato girato in piena guerra con uno sforzo produttivo incredibile. È un film di propaganda antiamericana nettissima. È considerato un antesignano dei vari Rocky e Toro scatenato perché racconta il torbido mondo degli incontri di pugilato truccati, inquinati dalle scommesse, infiltrati dalla malavita. È uno dei film (non sono tanti) in cui la natura razzista del fascismo esce fuori prepotentemente, basta vedere il ruolo che hanno nella vicenda i neri e gli ebrei. È uno degli ultimi film in cui appaiono insieme Osvaldo Valenti e Luisa Ferida (lei solo per un cameo), gli attori che scelsero poi Salò e furono fucilati sembra per ordine del futuro presidente Sandro Pertini. Ma è anche un film nel quale hanno lavorato nomi che poi saranno esponenti antifascisti come Sergio Amidei (lo sceneggiatore di Roma città aperta), Emilio Cecchi, Paolo Monelli. Ed è un film che ha avuto vicende produttive incredibili, come la scelta di far interpretare ad alcuni prigionieri di guerra di colore il ruolo dei neri che sono i nemici giurati degli italiani in America insieme agli ebrei (il film è ambientato nel periodo in cui, pochi anni prima, l’Italia aveva per la seconda volta invaso l’Etiopia riuscendo in questa occasione a vincere la guerra grazie ai gas velenosi usati a piene mani e consentendo così al re fantoccio Vittorio Emanuele III di diventare imperatore). Con tutti questi elementi, l’interesse al tempo stesso storico e cinematografico rendono Harlem un film di culto. Lo prova anche il bel giallo Terrore ad Harlem pubblicato qualche tempo fa da Umberto Lenzi (uno dei registi amati da Quentin Tarantino). E lo conferma l’attenta e documentatissima ricerca compiuta da Luca Martera, Harlem. Il film piu censurato di sempre, editato da La Nave di Teseo e dal Centro Sperimentale di Cinematografia. La ricerca di Martera ha portato elementi che contribuiscono a spiegare meglio la genesi del film, a comprendere il suo ruolo all’interno della propaganda fascista e a seguirne l’incredibile sviluppo dopo la fine della guerra e la caduta del fascismo. Ma andiamo con ordine. La guerra è scoppiata e fino alla fine del ’42 la maggior parte degli italiani è ancora convinta che sarà una guerra vittoriosa. Il cinema continua a essere il divertimento preferito dagli italiani anche sotto le bombe, i film programmati sono solo italiani o dei paesi dell’Asse per evidenti motivi bellici e Freddi, il fascistissimo responsabile dell’industria cinematografica tanto aiutata dal regime, decide di mettere in cantiere un film che suoni un po’ da risposta ai tanti film americani in cui gli italiani sono gangsters e Mussolini un personaggio da operetta (ad esempio Il grande dittatore di Chaplin). La novella Harlem, pubblicata nel 1939, sembra fare all’uopo. In essa gli italiani residenti in America hanno un gran voglia di tornare in patria, non sopportano i neri e sono taglieggiati dagli ebrei, usano per riscattarsi il lavoro (nel film Nazzari è un imprenditore rispettato) ma anche il pugilato (il fratello di lui, Massimo Girotti, si impegna in un personaggio decisamente ispirato a Primo Camera, peraltro presente nel film). Freddi chiede a molti uomini di cinema di mettere in piedi il film, la scelta cade su Carmine Gallone (quello di Scipione l’africano, altro kolossal di regime). Martera registra tante curiosità, tra queste una versione in cui si parla di giovani italiani che fanno i lustrascarpe e si offrono come Sciain Sciain, praticamente un’anticipazione fonetica di quello Sciuscià che dopo la guerra De Sica renderà famoso in tutto il mondo. Oppure il fatto che le comparse di colore sono utilizzate anche per Due cuori tra le belve, un film che Totò gira contemporaneamente negli studi di Cinecittà. O anche il fatto che nella colonna sonora ci sono tonalità ispirate al jazz (non troppo gradito dal regime, anche se il figlio del Duce lo praticava di nascosto) e una canzone è in grammelot finto africano scritto nientemeno che da Virginia Gargioni, che diventerà poi la segretaria particolare del direttore FIAT Vittorio Valletta. Ma perché Harlem è il film più censurato della storia? Semplice: perché dopo la guerra fu fatto uscire di nuovo con altro titolo (Knockout) e con i dialoghi tutti cambiati, facendo sparire ogni accenno antiamericano (e sì che ce n’erano tanti, come quando Nazzari urla «porco paese» e «paese marcio» riferendosi agli Stati Luca Martera «Harlem» La nave di Teseo, Centro sperimentale di cinematografia pp. 352, € 22 Uniti). Furono tagliati 30 minuti, fu cambiata tutta la storia, ma il film funzionò lo stesso, visto che ebbe cinque riedizioni (l’ultima nel 1957). Qualcuno si arrabbiò lo stesso (a Reggio Emilia, nel 1947, un gruppo di persone bruciò la copia in programma in una sala cittadina). Ma i più scelsero il silenzio: compreso Guido Aristarco, poi critico militante ma nel 1943, come ricorda Martera, entusiastico recensore del film…