19 Ottobre 2023

Lo staff dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC discute con Avvenire degli episodi di antisemitismo dopo i massacri compiuti da Hamas

Fonte:

Avvenire

Autore:

Paolo Ferrari

Gli antisemiti e gli indifferenti silenziosi In Italia gli ebrei restano nel mirino

L’Osservatorio antisemitismo di Milano ha contato una decina di episodi dal giorno dell’attacco di Hamas. Dall’inizio dell’anno i casi sono stati 250. Uno al giorno

La buona notizia è che non ci sono stati picchi di antisemitismo dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Quella cattiva è che i discorsi d’odio contro Israele e gli ebrei in generale costituiscono il sottofondo limaccioso del web durante tutto l’anno. La differenza è che, quando gli ebrei balzano sulle prime pagine dei giornali, le parole d’odio diventano, se possibile, ancora più cattive. Insomma, vista dall’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano, l’Italia è un Paese con un 10% di popolazione che fa riferimento all’area antisemita e una larga maggioranza di “indifferenti” alla vicenda ebraica. «Ma quest’area silente non è un’area di bontà, perché c’è un antisemitismo che si nutre «No, oggi non ci sono segnali di speranza — dice, con amarezza, Betti Guetta, la curatrice dell’Osservatorio —. E la vasta area degli indifferenti non è un’area di bontà. Perché l’antisemitismo si nutre di indifferenza» di indifferenza», precisa subito Betti Guetta, la responsabile dell’Osservatorio. È piuttosto una fascia di popolazione che non nutre particolari sentimenti, né di vicinanza né di ostilità, per gli ebrei. Ma che è pronta a scatenarsi sul web in occasione di episodi eclatanti o a ridosso di date significative, come il Giorno della Memoria del 27 gennaio. «Nei giorni seguenti il 7 ottobre non abbiamo osservato un aumento di “casi” di antisemitismo – conferma Guetta -. Certo, sono state rafforzate le misure di sicurezza al Memoriale della Shoah e alla Scuola ebraica. Piuttosto, abbiamo notato il silenzio di persone che interagivano con il Centro e che, dal 7 ottobre, non si sono più fatte sentire». Se, però, in Italia non si sono contati 102 episodi in una settimana, come in Francia o se, per fortuna, non si è arrivati a tracciare le stelle di Davide sulle case delle famiglie ebree, come avvenuto in Germania, non si può dire che la situazione sia completamente tranquilla. Dal 7 ottobre, l’Osservatorio ha comunque monitorato dieci episodi di antisemitismo, tra messaggi online e scritte sui muri. In un caso ad essere presa di mira, con messaggi antiebraici, è stata un’Azienda sanitaria, mentre c’è stato anche chi ha attaccato sui social Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah. Anche questa, una costante, dato che la senatrice a vita Liliana Segre, anch’ella reduce da Auschwitz, è costretta da anni a girare sotto scorta a causa della gravissime e ripetute minacce. A conferma della gravità della situazione, ci sono poi i “numeri” dell’Osservatorio: dall’inizio dell’anno sono stati catalogati 250 episodi di antisemitismo in Italia, praticamente uno al giorno finora, più di tutti quelli dell’anno scorso e di quello prima. E mancano ancora due mesi abbondanti alla fine del 2023. «Mentre in Francia e Germania l’integralismo islamico è molto organizzato – spiega Stefano Gatti, ricercatore dell’Osservatorio – in Italia la situazione è diversa. Anche in Belgio ci sono molti radicalizzati e l’abbiamo, purtroppo, nuovamente verificato in questi giorni. Da noi, invece, l’islam non è mai stato artefice di odio violento verso gli ebrei. Almeno finora. Altro discorso riguarda, invece, il web: quando gli ebrei sono al centro dell’attenzione, aumenta l’antisemitismo telematico e nella Rete si scatena il mondo degli odiatori». «In queste ore ci sono arrivate diverse segnalazioni che stiamo valutando e numerosi link da controllare», conferma Murilo Henrique Cambruzzi, un altro ricercatore dell’Osservatorio. Che, recentemente, ha curato un’indagine sul mondo giovanile, che conferma la grande “indifferenza” verso gli ebrei, osservata nel resto della popolazione italiana. «ll web si infiamma in occasione di eventi scatenanti, come l’attacco di Hamas o anche quando in televisione appare Liliana Segre», conferma Cambruzzi. E il linguaggio è, ogni volta, un po’ più violento. «Questo è un elemento di preoccupazione che registriamo sempre – sottolinea Gatti -. La violenza, verbale e iconografica, nei confronti degli ebrei aumenta sempre di più». Per questo è difficile, oggi, nutrire la speranza che qualcosa possa cambiare. «No, oggi non c’è speranza», conferma, con amarezza, Betti Guetta. «L’antisemitismo oggi è alleato strettamente col complottismo che è in fase crescente – aggiunge la responsabile dell’Osservatorio -. E c’è anche molta ignoranza. Per questo non siamo molto ottimisti sulla diminuzione dell’antisemitismo. E una storia molto lunga e consolidata. Da almeno 40 anni c’è una sinistra che stigmatizza Israele. C’è molta faziosità e il bisogno costante di dividere il mondo in buoni e cattivi. E poi c’è il pregiudizio, che non percepisce il cambiamento. È un atteggiamento di difesa che porta a raccattare informazioni che lo confermano e a scartare quelle che potrebbero confutarlo. E non si vedono margini di cambiamento. Bisognerà, inoltre, vedere quando e come usciremo da quest’ultima crisi».