9 Settembre 2013

L’ex vescovo Williamson accusato di aver messo in dubbio l’esistenza delle camere a gas

Fonte:

ANSA

Berlino – Nuovo capitolo, il quinto, nella vicenda giudiziaria tedesca dell’ex vescovo negazionista Richard Williamson: la corte di Ratisbona, in Germania, ha aperto oggi in contumacia un procedimento per istigazione all’odio razziale a carico dell’ex membro della della Fraternità lefebvriana ultraconservatrice San Pio X. Il religioso è accusato di aver messo in dubbio, in un’intervista concessa nel 2008 a un’emittente televisiva svedese, l’esistenza delle camere a gas. Williamson era già stato condannato a una pena pecuniaria in primo e secondo grado in un precedente procedimento, poi annullato per vizi procedurali dalla corte d’appello di Norimberga. Per questo l’iter giudiziario era dovuto ripartire dal principio, con il primo grado concluso a gennaio con una multa di 1800 euro, cui i difensori del religioso negazionista hanno poi fatto ricorso. Testualmente Williamson aveva detto nell’intervista contestata: «Credo che le prove storiche contraddicano chiaramente che sei milioni di ebrei siano stato gasati premeditatamente, come strategia intenzionale di Adolf Hitler», aggiungendo poi non credere alle camere a gas. Il britannico non disconosce i suoi giudizi sulla shoah, ma si ritiene innocente perché, sostiene, gli era stato detto che quell’intervista sarebbe stata trasmessa solo in Svezia, dove il negazionismo non è punibile per legge. Il nuovo giudizio della corte dovrebbe arrivare, anticipa la stampa, già al secondo giorno di aula, il prossimo 23 settembre. Il caso del religioso negazionista aveva creato diverse difficoltà a Joseph Ratzinger, allora papa Benedetto XVI: poco prima che in Svezia e su internet fosse trasmessa l’intervista, il papa emerito aveva infatti fatto revocare la scomunica a Williamson e ad altri tre ex confratelli lefebvriani.