24 Maggio 2024

La ministra Bernini e la Presidente UCEI Noemi Di segni condannano la predica islamista all’università di Torino

Fonte:

La Stampa

Autore:

Francesca Schianchi

Bernini furibonda con il rettore Prendete subito le distanze

La ministra: “La libertà di occupare non diventi un abuso”. Azione e Italia viva l’attaccano E la presidente delle Comunità ebraiche Di Segni accusa: “E’ incitamento all’odio”

«Prenda subito le distanze». La telefonata della ministra Anna Maria Bemini arriva a metà mattina, appena atterrata a Bruxelles. Sta andando al Consiglio europeo di ricerca, in programma anche una serie di bilaterali con Spagna, Belgio e Paesi Bassi per parlare di infrastrutture di ricerca strategica. Ma, appena scesa dall’aereo, lo smartphone le consegna quello che nessuno, da venerdì a ieri, le aveva fatto sapere: quella preghiera islamica nei corridoi di Palazzo Nuovo a Torino, l’imam che predica, il sermone in arabo e in italiano che accusa Israele di «furia genocida uscita dalla peggiore barbarie della storia». Il tempo di leggere la notizia, e la responsabile dell’Università compone il numero di Stefano Geuna, rettore dell’ateneo torinese: cosa sta succedendo, chiede irritata, pochi minuti di conversazione ma dai toni concitati, per verificare quello che ha appena letto. È furibonda, e pretende una presa di posizione dell’Università: ha un bel da giustificarsi il rettore, dicendo che tutto si è svolto durante un’occupazione, che la responsabilità è quindi degli studenti, Ci sono nuovi episodi di antisemitismo: Stella di David sulla casa di un docente a Firenze Bernini chiede un comunicato per dissociarsi da quanto avvenuto, e l’ottiene. Perché reputa intollerabile che gli spazi di un’Università laica vengano usati in quel modo. E non la calma di sicuro la giustificazione che si tratti di un’occupazione: «Non possiamo far sì che una libertà prevarichi su un’altra—ha dichiarato pubblicamente solo pochi giorni fa—se occupi un’aula e non consenti che si svolgano le lezioni, prevarichi la libertà degli altri studenti, e quindi diventa un abuso». Una convinzione che ha più volte ripetuto in pubblico e in privato in queste settimane, sottolineando la differenza con altri Paesi in cui sono state «sgomberate occupazioni», e ricordando l’autonomia delle Università nella gestione di tutto quello che avviene. Per questo, ieri, ha ritenuto necessario parlarne col rettore, che considera il responsabile di quel che succede nell’ateneo che dirige. Occupazione o no. Mentre lei prosegue i suoi incontri a Bruxelles, qui monta la polemica. La presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, è molto preoccupata. «Se si vuole pregare si va in una moschea o – ne esistono in luoghi pubblici come ospedali e aero- porti – in una stanza della preghiera. Ma farlo in quegli spazi, in quel modo, non è preghiera, è incitamento all’odio», giudica. «Noi se vogliamo pregare per la pace lo facciamo a casa o in sinagoga, non andando a occupare l’Università. È una cosa che non dobbiamo sottovalutare». E come lei anche da istituzioni e forze politiche arrivano dichiarazioni di censura, a cominciare dall’assessora al Diritto universitario della Regione Piemonte, Elena Chiorino: «Un episodio intollerabile, vergognoso». Critiche che arrivano anche dall’opposizione centrista, da Azione e Italia viva, che però aggiungono un dettaglio: tirano in ballo la ministra. Lo fa l’ex deputato calendiano Osvaldo Napoli, secondo cui «meglio avrebbero fatto il rettore Geuna e il ministro Bernini a impedire l’ingresso di Brahim Baya (l’imam, ndr) nell’ateneo». E lo fa il renziano Enrico Borghi, che, parlando di «attività impropria» negli spazi universitari, invita la ministra Bernini «a vigilare affinché questo atteggiamento non diventi la moda del momento». Lei, la ministra responsabile di Università e ricerca, evita comunicati o dichiarazioni pubbliche: pensa di aver mandato il messaggio più chiaro possibile con quella telefonata turbolenta al rettore. Con la richiesta di un comunicato netto e duro. In un clima come quello di questi mesi, le è sembrato però che troppe volte sia stato necessario un suo intervento perché ci fosse una presa di posizione dei rettori: anche pochi giorni fa, quando è stata scoperta una stella di David sulla porta di un docente dell’Università di Firenze, ha notato che prima è arrivata la sua dichiarazione di condanna, poi quella della rettrice. Ma è convinta di non poter fare nulla più di una insistente moral suasion, per non interferire nell’autonomia degli atenei.

Photo Credits: La Stampa