19 Dicembre 2016

Intervista al deputato Emanuele Fiano sulla vendita di oggettistica neofascista

Fonte:

Il Tempo

Fiano: «È come vendere le magliette dell’Isis»

Se uno gira con l’accendino in tasca non fa male a nessuno, ma quell’uomo raffigurato è stato bandito dalla storia come criminale

Emanuele Fiano, deputato del Pd. Fioccano in diversi consigli regionali e comunali le mozioni per richiedere la messa al bando dei gadget del Ventennio. La sua proposta di legge ha fatto scuola?

«Sì, mi sono giunte notizie dai territori da parte di chi sta portando avanti questa battaglia. La genesi della proposta è semplice: noi abbiamo una normativa che deriva dalla dodicesima disposizione transitoria che è stata tramutata in legge nel ’52 con la legge Scelba e in parte con la legge Mancino del ’93. Sono partito dalla considerazione che non abbiamo inserito questi reati nel codice penale: cosa che non è obbligatoria, ma per una Repubblica che nasce dalla lotta di resistenza al nazifascismo vedere inseriti nel codice dei reati connessi alla ricostituzione del partito fascista oppure aie modalità di propaganda è secondo me un atto dovuto».

Nello specifico?

«La legge Scelba colpisce il comportamento collettivo ma secondo noi sfuggono alle maglie di questa fattispecie alcuni comportanti più semplici e quasi estemporanei che sono non necessariamente legati alla costituzione di nuove associazioni. Mi riferisco a certe manifestazioni esteriori – penso alle marce in stile paramilitare dove fioccano i saluti romani – fino ad arrivare alla scelta che deve fare il legislatore rispetto alla vendita e alla commercializzazione di gadget, di oggetti, assolutamente rievocativi e apologetici dell’ideologia fascista».

Che paura fanno gli accendini con la faccia del Duce?

«Dipende da che cosa si intende per paura. Io penso chela banalizzazione del male sia un rischio. Per me ognuno è libero di pensare le cose più malvagie o schifose del mondo, ma se questo diventa un principio di ricostituzione ideologica. Lei mi dirà: ma chi se ne frega se uno gira con l’accendino di Mussolini in tasca».

Beh, sì

«II problema è che l’accendino non fa male a nessuno, ma quell’uomo raffigurato è stato bandito dalla storia come un criminale. Le faccio un esempio: se noi vendessimo nei negozi delle magliette o delle bottiglie con l’effige dei tagliatori di teste dell’Isis o inneggianti a Osama Bin Laden non scrivereste subito un articolo lanciando l’allarme? E cosa dovrebbero pensare le famiglie delle vittime?»

Davanti alla sua proposta c’è chi sostiene che si rischia di introdurre un principio illiberale.

«È sbagliata l’idea che noi lo introduciamo. Nella nostra Costituzione, nella dodicesima disposizione transitoria, e poi in due leggi dello Stato ci sono dei imiti all’ espressione libera delle idee così come indicato dall’articolo 21. Ad esempio la legge Mancino colpisce come reato la diffusione di idee con intenti discriminatori. Semplicemente noi allarghiamo tutto questo alla diffusione di oggetti che presentano immagini e simboli che si richiamano direttamente a quella ideologia».