5 Giugno 2018

Intervista a Gadi Schoenheit in relazione ai recenti episodi di antisemitismo a Milano

Fonte:

Il Giorno edizione di Milano

Autore:

Stefania Consenti

«Insulti antisemiti? Spegniamo l’odio»

Schoenheit (Comunità ebraica): questi gesti non passino nell’indifferenza

«L’ANTISEMITISMO? Corre essenzialmente sul web», assicura Stefano Gatti, ricercatore, responsabile dell’Antenna che raccoglie le segnalazioni all’interno dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea. «Nel 2017 abbiamo registrato circa 130 episodi di antisemitismo in Italia, quest’anno, ad oggi, un’ottantina. Ci conoscono di più e arrivano le segnalazioni. E comunque il 60 per cento sono online, con post su Facebook o commenti ingiuriosi. Il caso di questi giorni è più pericoloso, perché non è un insulto generico ma indirizzato ad una persona». La risposta deve essere «più efficace da parte delle forze dell’ordine. Va capito il profilo dell’aggressore. Ma non si può parlare di recrudescenza dell’antisemitismo a Milano. Gli ultimi episodi? Ricordo nel dicembre 2017 gli slogan islamisti, la svastica disegnata sulla macchina di un ebreo o i manifesti di un partito neonazista del Varesotto attaccati dalle parti del Tempio».

Milano

GADI SCHOENHEIT, vice assessore alla cultura della Comunità ebraica, è preoccupato? Un esponente della Comunità insultato perché ebreo, saluti romani con canzone fascista “Giovinezza”….

«L’antisemitismo ha molte facce e devo dire che questo episodio alimenta fortemente la preoccupazione della Comunità ebraica. Ma anche ciò che è accaduto il 9 dicembre scorso – con slogan antisemi in arabo – deve far riflettere. La genesi è diversa, ma è la stessa cultura che li produce. Abbiamo un Consiglio il 12 giugno, penso che affronteremo l’argomento. Dovremo decidere il da farsi, come rispondere».

Siamo difronte ad un’emergenza?

«No, ma vogliamo muoverci prima lo diventi. Prima che diventi una cosa normale avvicinare una persona per strada, offenderla per come veste, per quello che pensa, per la religione che professa. La normalità dell’antisemitismo è l’anticamera dell’emergenza. Devo dire che in questi anni le istituzioni – dal Comune alla Regione – sono state molto attente, e ci sono sempre state vicine. Ma non basta più…».

Preoccupa anche la modalità del gesto. L’aggressore nel momento di fare il saluto romano o gridare le offese non si è mai preoccupato di essere in strada.

«Verissimo. Poi trovo che il gesto sia una forte espressione di odio. Il prossimo festival Jewish in the City che si terrà il 1-2-3 dicembre, in occasione della festa della Chanukkah, la festa delle luci ebraica, sarà intitolato “Luci per la città” e si concluderà proprio con un dibattito su spegnere l’odio accendere la speranza. Dobbiamo ragionare in questo senso, tornare a parlare per evitare che tutto scivoli nel silenzio».

La Comunità si è stretta attorno alla vittima…

«Solidarietà piena è stata espressa all’interessato che è stato il fondatore dell’Associazione figli della Shoah e poi primo presidente. Incarico oggi affidato alla senatrice Liliana Segre. Un uomo molto riservato e stimato. Pero, ripeto, non deve passare fra l’indifferenza generale questo atto. Come è possibile che nessuno in strada si sia opposto? Tutti che si girano dall’altra parte come se niente fosse…ha ragione in questo caso anche la Segre che ha voluto scolpire la parola indifferenza sul muro del Memoriale della Shoah».

Due anni fa anche ragazzini ebrei sono stati insultali in un campo di calcio nel quartiere ebraico, a sud della città, perché portavano la kippah…

«Esattamente, un fatto terribile. Ognuno deve poter indossare quello che vuole. La libertà deve essere assoluta, non si può essere discriminati per questo».