10 Ottobre 2023

Intervista a Emanuele Fiano sulle stragi di Hamas in Israele

Fonte:

La Repubblica edizione di Milano

Autore:

Zita Dazzi Emanuele Fiano

Lele Fiano “Vorrei parlare a quei ragazzi della storia che non è mai bianco o nero”

Quello che hanno fatto al rave dei ragazzi equivale alla strage del Bataclan

«Il post degli studenti del Manzoni su quel che avviene in Israele mi fa capire la grande disinformazione che persiste sulla storia del Medio Oriente e il grave pericolo di diventare disumani». Lele Fiano, ex parlamentare Pd ed esponente della Comunità ebraica milanese, è molto dispiaciuto per le frasi a sostegno di Hamas postate su Instagram da studenti che frequentano il liceo dove si sono diplomati anche i suoi figli. «Sono disponibile ad andare li a fare un incontro con loro e per discutere assieme della storia».

Quale messaggio vorrebbe trasmettere ai ragazzi?

«La storia del `900 insegna che le vicende non sono mai solo in bianco o solo in nero. È sbagliato pensare che tutto ciò che avviene nel mondo palestinese è buono perché loro sono deboli e oppressi, mentre tutto quel che viene da Israele è da condannare perché è uno Stato di Zita Dazzi forte».

Che cosa prova in queste ore?

«Mi viene in mente l’immagine di mio padre Nedo inginocchiato che bacia la terra di Israele la prima volta che nel ’73 arrivo in Israele».

Lui era uno dei pochi deportati italiani sopravvissuti ad Auschwitz.

«Fu un momento di grande commozione. Ricordo che disse “se ci fosse già stato questo Paese, mia mamma si sarebbe salvata”».

Eppure c’è chi dice che Israele doveva aspettarsi prima o poi la guerra dal nemico interno.

«Capisco che la gioventù palestinese non veda un futuro ed esploda di rabbia, ma è sicuro che la storia non finisce mai e sempre c’è qualcuno che vuole eliminare Israele dalla faccia della terra. Io sono sempre stato pacifista, laico, a favore del dialogo e dei due Stati per due popoli. Ma di fronte all’enormità della tragedia di queste ore, davanti ai rastrellamenti e al massacro dei civili, donne, bambini, anziani presi casa per casa, dico solo che questa è l’ora dell’unità e del massimo sforzo di Israele per salvare la vita dei propri abitanti».

Come avete vissuto in famiglia le ultime giornate?

«Siamo incollati alla radio israeliana e alle tivù, anche quelle medio orientali. Sono rimasto colpito da Al Jazeera, che intervistando un portavoce di Hamas, ha criticato la scelta di colpire i civili. Ovviamente siamo anche attaccati al telefono con i parenti. Là c’è mio cognato, tante cugine, i ragazzi figli dei cugini richiamati in servizio dall’esercito».

Lei ha vissuto in Israele da giovane.

«Con mia moglie abbiamo abitato in un kibbutz del Nord, abbiamo tanti amici che sono ancora li. È una cosa assurda anche pensando che quelli sono territori che mai i palestinesi hanno chiesto indietro, fin dal ’47».

Cosa risponde a chi dice che i crimini contro i palestinesi sono sempre stati dimenticati?

«Non si può giustificare la strage di civili mai e in nessun caso, in nessuna guerra. Quel che hanno fatto nel deserto al rave dei ragazzi eguaglia la tragedia del Bataclan. Questo è terrorismo. Ricordiamoci che nello statuto di Hamas, si dice che gli ebrei vanno ricercati in tutto il mondo, che la nazione islamica non potrà mai essere divisa e nessun tipo di compromesso territoriale potrà mai essere accettato. Non ho mai taciuto le gravi violazioni dei diritti dei palestinesi, e se fossi stato in Israele sarei andato alle manifestazioni contro il governo Netanyahu. Ma questo attacco riunifica tutto il Paese, perché si parla della vita di Israele, perché Hamas, come l’Iran, non cerca un compromesso e non accetterà mai il dialogo. Vuole solo l’annientamento di Israele»