10 Febbraio 2020

Intervista a Dario Disegni, Presidente della Comunità ebraica di Torino, sui recenti episodi di antisemitismo in Piemonte

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Lidia Catalano

“Atti ignobili di emulazione

che infangano la Memoria

La politica deve interrogarsi”

Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica: “Questi episodi sdoganati dal clima di odio

Gli episodi di antisemitismo che si stanno moltiplicando a Torino e in Piemonte «sono covati e partoriti da menti malate». Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, è scosso da«fortissima indignazione». E si dice «preoccupato, perché questi atti ignobili trovano humus fertile nel clima generale di odio e intolleranza che attraversa il Paese da due anni a questa parte».

Presidente Disegni, come si spiega ciò che sta accadendo nel territorio che è medaglia d’oro al valor civile della Resistenza antifascista e che ha avuto tra i suoi cittadini personalità come Primo Levi?

«Purtroppo i dati dicono che l’antisemitismo è in crescita ovunque. Nelle ultime ore a San Daniele del Friuli è comparsa una svastica sulla porta della casa appartenuta a una deportata ad Auschwitz. Vari episodi sono avvenuti anche a Roma, dove sono state trafugate e imbrattate alcune pietre d’inciampo. Certo, che queste cose accadano qui, in una terra profondamente antifascista e in una comunità che sta facendo moltissimo per preservare la Memoria, fa particolarmente male».

Crede esista un filo conduttore tra gli episodi avvenuti nell’ultimo mese in Piemonte?

«Questo aspetto va appurato da chi sta portando avanti le indagini. Io credo che si sia innescato un pericoloso fenomeno di emulazione. Dopo che la prima mente malata ha deciso di prendere in mano uno spray e imbrattare una porta le altre sono seguite a ruota. Sia chiaro, anche in passato sono avvenuti episodi gravi, con lapidi vandalizzate o addirittura divelte. Oggi c’è molta enfasi mediatica attorno a queste vicende e il timore è che l’attenzione eccessiva possa indurre altri a unirsi a questa moda inquietante».

I bersagli scelti dai vandali non sono figure simboliche. Perché a suo avviso sono stati identificati proprio loro?

«Anche questo è un mistero. Le persone prese di mira, dal caso di Mondovì all’episodio di ieri, non sono parte della nostra Comunità. Si tratta semplicemente di persone di discendenza ebraica. Marcello Segre, presidente di un’associazione di volontariato, probabilmente è stato identificato per il cognome, ormai noto a tutti per via dell’omonimia con la senatrice a vita, ultimamente molto esposta dai media».

Liliana Segre da tempo è vittima di odio e antisemitismo sui social. Questi episodi vanno oltre, travalicano la dimensione virtuale. Non teme che in questo clima possa innescarsi un’escalation di violenza?

«Mi auguro di no e che vengano al più presto identificati i responsabili che meritano una punizione esemplare. Solo così forse si potrà spezzare questa pericolosa catena dell’emulazione di stampo antisemita. Che, va ricordato, non è un problema degli ebrei ma della società intera. Fatti come questi indicano che la democrazia e la civiltà sono ammalate. Curarle è compito innanzitutto della politica: quella nazionale come quella locale».

In che modo?

«Facendo proprie e mettendo in pratica le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata della Memoria: ha fatto appello a unirsi, a lottare contro ogni forma di antisemitismo. Ha detto che occorre vigilare, fare fronte comune. Mi auguro che le sue parole siano accolte e meditate».

Si può dire che la scuola e la società civile in questo senso siano più avanti della politica?

«Sì, le scuole stanno facendo un lavoro grandioso, accompagnando i ragazzi sui luoghi dei campi di sterminio nazista, approfondendo le storie delle vittime per preservarne la memoria. Ma anche il mondo dell’associazionismo è molto attivo in questo campo. Noi stessi domenica 16 febbraio, alla vigilia della ricorrenza della promulgazione dei diritti civili a valdesi ed ebrei da parte del re Carlo Alberto nel 1848, organizzeremo un incontro di riflessione che quest’anno sarà dedicato proprio al ritorno dell’antisemitismo. C’è un impegno di civiltà enorme portato avanti ogni giorno da migliaia di persone in Piemonte come nel resto d’Italia. Non dobbiamo permettere ai responsabili di quegli atti ignobili di infangarlo».