13 Marzo 2024

Intervista a Daniele Nahum

Fonte:

Il Giornale

Autore:

Alberto Giannoni

«Io, ebreo, lascio il Pd Gli antisemiti di sinistra sono i più pericolosi»

L’atto d’accusa del consigliere eletto a Milano: «Clima inquietante, ma nel partito tutti zitti»

Milano Un addio pesante il suo. Daniele Nahum è stato vicepresidente della Comunità ebraica di Milano e presidente dei Giovani ebrei italiani. Oggi è fra i pochissimi esponenti del mondo ebraico nelle istituzioni (fra Camere ed enti locali). Consigliere a Milano, eletto col Pd, ha deciso di lasciarlo con un clamoroso atto d’accusa sulle sue ambiguità.

Nahum, la sua decisione è stata improvvisa?

«No, l’ho comunicato all’ultimo per evitare il giro di telefonate dei “rimani”, ma è stata meditata. Da quando è iniziata tutta questa “cagnara” delle manifestazioni».

I cortei o l’evento enti-Israele dei Giovani?

«Entrambe le cose. A livello nazionale nessuno li ha redarguiti, e parliamo di esponenti importanti del giovanile, che hanno partecipato a manifestazioni in cui si urlava “Palestina dal fiume al mare”. Nessuno ha detto: “Se andate è un problema”. Io da segretario io li avrei “ribaltati” al telefono, dicendo pubblicamente: “Se andate siete fuori”».

Un corteo anche nel Giorno della memoria.

«Pensi che io sono andato alla presentazione di un bellissimo libro sulla Shoah, protetta da non so quanti agenti, che non finirò mai di ringraziare. Vi pare normale come clima?».

Che clima è?

«Pessimo. Eppure sembro io il rompicoglioni, per cose da matti, allucinanti, come quel convegno dei giovani in cui si parlava di apartheid e colonialismo. Io ho fatto quel casino e lo hanno spostato. Ma hanno sputtanato tutto il lavoro fatto, non da me, ma da Napolitano, Fassino e altri, sui rapporti fra sinistra e Israele. Fassino mi ha telefonato».

Importante. Anche altri?

«Pinotti, Fiano, Quartapelle, Maran…molti messaggi».

Le hanno scritto dei leader nazionali.

«Non Elly Schlein».

Nel Pd non sarà il solo a pensare queste cose.

«Sono l’unico a dirle. C’è disagio vero. Per me questa cosa ha a che fare con un fatto anche d’identità e non ne potevo davvero più».

Il suo caso ricorda quello recente di un’altra personalità importante a Milano: Roberto Cenati, presidente dell’Anpi che si è dimesso. Ha inciso?

«Avevo già deciso ma certo tutto fa parte di un clima. E’ preoccupante il clima nell’Anpi, e nel sindacato che parla di genocidio».

Lei non è certo un «falco», cosa chiede?

«Io? Un cessate il fuoco contestuale al rilascio degli ostaggi israeliani. Sono per la linea di due popoli due Stati. Aggiungerei “due democrazie”. Ma si vedono solo le ragioni dei palestinesi. Non si parla mai della mancata accettazione, da parte dei Paesi arabi, di Israele».

E c’è il grande alibi globale di Bibi Netanyahu.

«Un alibi sì. Io lo considero una iattura per carità, però sta dentro uno schema democratico, di pluralismo, di pesi e contrappesi».

A sinistra, se va bene, dicono che è come Hamas.

«Hamas vuole lo sterminio degli ebrei. Il problema è la sua natura totalitaria. Netanyahu non ci piace? Ok, va male nei sondaggi, non sarà più premier. In Israele il terzo partito è il partito arabo. Di che parliamo?».

Non esiste il genocidio?

«Assolutamente no. Non c’è alcuna volontà di sterminare il popolo palestinese. C’è un’operazione militare che si può contestare, ma l’uso di questa parola sta scatenando un’ondata antisemita allucinate. Sionismo razzismo? Attenzione, il clima ricorda l’82, con le bare lasciate davanti alle sinagoghe. L’antisemitismo di destra sono quattro smandrappati, macchiette che alzano il braccio. Li condanno finché ho voce ma sono meno e meno infiltranti di quelli che dicono “sionismo=nazismo”. E molto più preoccupante l’antisemitismo di sinistra».

Il tema del riformismo del Pd è legato a questo?

«Molto. Penso che il riformismo sia esaurito e che non torni con posizioni per cui il principale alleato è Conte, che vuole abbandonare gli ucraini. Un alleato del genere non lo vorrei. I 5 Stelle sono populisti. Il tema è costruire una forza riformista».

Senza la quale la sinistra al governo non torna.

«Certo. Lavorerò su questo. Con i cortei di quel tipo prendi consensi personali in città e poi perdi le elezioni. Le politiche le vinci coi voti di chi aveva scelto gli altri. L’elettorato si sposta. Se dimentichi partita iva e imprese le regali agli altri. II nostro blocco sociale qual è? Elettorato benestante della ztl? Per le Politiche e per Milano, non so se basterà».