25 Giugno 2013

Insegnante accusato di negazionismo nominato presidente di commissione di maturità

Fonte:

Corriere del Veneto

Autore:

Alice D’Este

Quel prof negazionista lasciato in cattedra. I sindacati: «Non insegni»

Trasferito più volte. Il provveditore: non compete a noi. Negli ultimi otto anni il ministero lo ha nominato quattro volte presidente di commissione per gli esami di maturità

VENEZIA—Dal Gritti di Mestre a un istituto di Piazzola sul Brenta. Da lì al liceo Newton di Camposampiero, dove insegna. E da infine presidente di commissione dal liceo Curiel di Padova a un istituto di Montebelluna. Tre spostamenti di cattedra (il primo richiesto da lui) e perfino diverse interrogazioni parlamentari in poco più di dieci anni Franco Damiani, un docente delle superiori di Villafranca Padovana. Accusato di negazionismo da più fronti, si è lasciato alle spalle sei mesi di sospensione (poi revocati) diversi incontri davanti al giudice di pace per le querele da lui stesso attivate nei confronti dei genitori che lo accusavano attivate ed è rimasto in cattedra ad insegnare fino ad oggi. Ricevendo, come nulla fosse, anche quattro nomine negli ultimi otto anni a presidente di commissione di maturità. Le tensioni però non si sono mai appianate del tutto. Quest’anno la bagarre è scoppiata a Padova, durante la maturità dov’era stato nominato a presiedere al liceo Curiel le commissioni d’esame della 5˚G e della 5˚A.

Basta un giro di mezz’ora sulla sua pagina Facebook (aperta a tutti) per capire perché. Anzi, basta anche solo la prima schermata. Alla seconda riga, sul muro di Facebook di Franco Damiani, appare una scritta, rivolta ad un commentatore: «Puoi risparmiarti la fatica di scrivere lunghi elenchi di morti. Basta che tu me ne dica uno: un solo nome di giudeo gasato. Fornendomi le prove di quanto dici». Eccole, le tesi negazioniste sull’olocausto segnalate dai docenti di Padova all’Ufficio scolastico regionale. È di fronte a questo che si sono trovati gli studenti del liceo Curiel quando sono andati a cercare qualche dettaglio della sua personalità nel social network. Ma c’è di più. Tra i commenti c’era una critica aspra nei confronti della scuola padovana e del metodo d’insegnamento lì usato che diceva: «È tutto sbagliato, siamo nel regno dell’illecito, della falsità, della menzogna propinata ai giovani». Il riferimento era ad un laboratorio organizzato al Curiel che aveva avuto come relatrice Valentina Pisanty. «A prescindere dalle competenze è un’avversaria dichiarata del revisionismo olocaustico – scrive Damiani – la menzogna sta nel presentare ai giovani come verità indiscutibile un’opinione di parte». Di fronte alla critica nei confronti della metodologia della scuola è crollato il palco. E il docente è stato sollevato dall’incarico di presidente della commissione a cinque giorni dall’esame. «Non c’è alcun collegamento con gli episodi del passato per quanto ci riguarda – spiega Gianna Miola, direttore dell’Ufficio scolastico regionale – il problema sono i giudizi espressi nei confronti della metodologia della scuola padovana. Esisteva un pregiudizio e quindi abbiamo ritenuto opportuno spostarlo ».

Il docente è stato trasferito all’istituto Sartor di Montebelluna ma ha rifiutato l’incarico, perché non ha l’auto e il treno (delle 8.47) sarebbe arrivato troppo tardi. «Gli abbiamo proposto anche un altro istituto padovano (il Calvi, ndr) – spiega Miola – ma lui ha rifiutato». Questo, tecnicamente. Poi c’è il fronte dell’opportunità che il docente rimanga in cattedra specialmente durante gli esami dopo tutte queste segnalazioni. «Le nomine dei presidenti vengono fatte dal Ministero – spiega Miola – e così le altre scelte che non riguardano il periodo d’esame». Come a dire che le decisioni spettano al ministero. E il ministero non rimuove gli insegnanti per le idee che esprimono. «Se un docente non è in grado di fare il presidente di commissione allora non è nemmeno in grado di insegnare – dice invece Carlo Forte della Cgil scuola di Venezia – o in questo caso sono in dubbio le caratteristiche di equilibrio e indipendenza di pensiero proprie del ruolo educativo o non lo sono. E’ arrivato il momento di decidere». «L’ufficio scolastico deve intervenire – dice Nereo Marcon della Cisl – da un lato va analizzata l’opportunità del suo ruolo di insegnante, dall’altra quella di presidente di commissione che, in questo caso è già stata valutata negativamente». Lo dice anche Carlo Salmaso, del comitato genitori di Padova: «Non è la prima volta, il Ministero ora dovrebbe decidere. Va detto però, che i suoi studenti non si lamentano quasi mai di lui e spesso si sono schierati dalla sua parte». Damiani intanto, in questi giorni non si è fermato. Ha ricevuto messaggi di solidarietà da ex studenti ma anche altri in cui si sosteneva che dovrebbe essere sollevato dall’incarico.