30 Giugno 2020

Iniziativa al Museo Diocesano di Trento in occasione della mostra dedicata al mito antisemita di Simonino

Fonte:

Moked.it

Il Simonino e l’invenzione del colpevole: un nuovo tassello per la consapevolezza

Trento, 23 marzo 1475. Simone, un bambino cristiano di circa due anni, scompare misteriosamente tra i vicoli della città. Il giorno di Pasqua il suo corpo senza vita viene ritrovato nei pressi dell’abitazione di un esponente della comunità ebraica locale. Ritenuti responsabili del rapimento e del suo omicidio, gli ebrei sono incarcerati, processati e, sulla base di confessioni estorte con la tortura, condannati a morte. Il piccolo Simone (detto “Il Simonino”), dichiarato vittima di un omicidio rituale, diventa l’oggetto di una venerazione intrisa di viscerale antisemitismo che avrà fine soltanto nel 1965. A raccontare questa vicenda e come le autorità ecclesiastiche soffiarono per secoli sull’odio antiebraico è la mostra “L’invenzione del colpevole: il caso del Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia”, ospitata fino al prossimo 15 settembre al Museo Diocesano Tridentino. Un’iniziativa di storica importanza, anche per il contesto in cui è maturata, sulla quale più volte ci siamo soffermati in questi mesi. Nelle scorse ore un nuovo tassello si aggiunge a questo processo di riscoperta e presa di coscienza: la concessione in comodato al Museo di un rilievo ligneo cinquecentesco emblematico di come il mondo cristiano di allora guardò a questa vicenda, acquistato dalla Fondazione Caritro e messo a disposizione della collettività per nove anni. Una decisione condivisa quest’oggi nel corso di una conferenza stampa cui sono intervenuto il presidente della Fondazione Caritro Mauro Bondi, la direttrice del Museo Domenica Primerano, il decano del Capitolo della Cattedrale Lodovico Maule e la presidente UCEI Noemi Di Segni.

Il rilievo raffigurante il Compianto sul corpo morto di Simonino da Trento faceva parte, assieme al gruppo del Martirio di Simonino, di un monumentale polittico a battenti dell’altare maggiore della chiesa di San Pietro a Trento, realizzato nella bottega dello scultore di Ulma Daniel Mauch. Il grande altare, è stato raccontato, fu dismesso nel 1731 per far posto a quello attuale in marmo. La sola scultura con il Martirio di Simonino rimase nel luogo d’origine fino al XX secolo, per poi passare al Museo Diocesano. Il Compianto invece, noto grazie a una vecchia fotografia storica, uscì dalla chiesa in circostanze misteriose prima del 1882, anno in cui fu acquistato a Merano, si presume sul mercato antiquario, per la collezione dei principi Hohenzollern-Sigmaringen. La raccolta d’arte fu venduta a causa di difficoltà finanziarie nel corso della crisi economica mondiale del 1927. Per evitare la dispersione delle opere, l’allora direttore dello Städel Museum di Francoforte, Georg Swarzenski, costituì una sorta di consorzio di collezionisti e commercianti d’arte, disposti ad acquistare i pezzi, al fine di mantenerli nel luogo d’origine. Molti di questi arricchirono le raccolte dello Städel Museum; altri furono comprati da esponenti di famiglie ebraiche di Francoforte, che sarebbero poi stati vittime della persecuzione nazionalsocialista solo alcuni anni dopo.

Il Compianto sul corpo morto di Simonino fu venduto a Ludwig Deutsch-Retze (1881-1953), uno dei direttori della Darmstädter und Nationalbank (‘Danat-Bank’) di Francoforte. Questi era ebreo e fuggì in Svizzera con l’avvio delle persecuzioni razziste.Non appena entrato in possesso del rilievo, Deutsch-Retze lo regalò al suo amico Alexander Berg come dono di compleanno e in ringraziamento per servizi resi in un momento per lui particolarmente difficile. Berg discendeva da una ricca famiglia di avvocati di Francoforte ed era figlio del sindaco della città, Karl Nikolaus Berg. Per un lungo periodo inoltre – dal 1904 al 1934 – fu membro dell’amministrazione dello Städel Museum. Possedeva una vasta collezione di dipinti, opere grafiche e sculture ed è noto che curò la vendita in veste di mediatore e notaio di collezioni ebraiche, ad esempio quelle di Max von Goldschmidt-Rothschild e di Carl von Weinberg.

Il Compianto è stato acquisto da Fondazione Caritro dalla pronipote di Alexander Berg. L’iconografia dell’opera ha come fulcro la salma del bambino distesa su un feretro attorniata da quattro angeli (originariamente tutti dotati di ali), i due al centro colti nell’atto di pregare o cantare, gli altri due nell’azione di incensare e benedire la salma. L’uomo e la donna inginocchiati ai lati sono probabilmente i genitori del fanciullo.