12 Dicembre 2017

Inchiesta della Procura di Busto Arsizio sull’organizzazione neonazista Comunità militante dei Dodici Raggi-Do.ra

Fonte:

Corriere della Sera edizione di Milano

Autore:

Tommaso Guidotti

«Volevano riorganizzare il partito fascista»

Chiusa la sede dei neonazisti varesini

Sequestrato materiale del Terzo Reich. Indagato il presidente dell’associazione Do.ra

VARESE Erano convinti d’essere al mondo per riorganizzare il partito fascista e si stavano armando probabilmente per compiere le prime «azioni» violente. Avevano riadattato un capannone a Caidate, una frazione di Sumirago, in provincia di Varese, a covo e deposito dell’arsenale: la Digos, che ieri ha perquisito la struttura, ha trovato asce e pugnali insieme a libri propagandistici del Terzo Reich, svastiche e «SS» in ferro battuto, e martelli scolpiti con simboli runici. Il capannone era la sede dell’associazione neonazista «Do.Ra.», abbreviazione di «Comunità militante dei Dodici Raggi». Non è stato, questo, l’unico luogo «visitato» dagli investigatori, che non hanno ancora terminato gli accertamenti: perquisita anche la casa del presidente dell’associazione, Alessandro Limido, 38 anni, figlio di Bruno, ex calciatore di Juventus, Varese e Atalanta negli anni Ottanta. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Busto Arsizio, è durata un anno e mezzo: sono stati via via analizzati e monitorati venti esponenti del «sodalizio», nato nel 2012, apertamente ispirato al nazionalsocialismo, alla negazione dell’Olocausto e alle celebrazioni simboliche naziste come il compleanno di Hitler. L’ipotesi di reato è appunto quella di «riorganizzazione del disciolto partito fascista» in base alla legge Scelba del 1952. Tra le varie iniziative messe in atto dagli esponenti di «Do.Ra.» ci sono i fatti risalenti alla fine del 2016, quando sul Monte San Martino di Duno, vicino al Sacrario eretto in memoria dei partigiani caduti, una trentina di militanti neonazisti inscenò una manifestazione commemorativa, posizionando sul terreno una croce runica, simbolo dei guerrieri di Odino, utilizzata dai nazisti, e una corona di alloro con i colori della bandiera nazista per ricordare i morti dell’esercito tedesco. Nel mirino di magistrati e Digos c’è anche una petizione online, organizzata dall’associazione nazifascista lo scorso gennaio per «chiedere la messa fuori legge dell’associazione nazionale dei partigiani italiani». Gli esponenti di «Do.Ra.» sono tutti residenti nel Varesotto, partecipano a manifestazioni pubbliche con diversi vessilli (come «Varese ai varesini»), espongono uno striscione allo stadio in occasione delle partite del Varese, promuovono iniziative di revisionismo storico e collaborano con altre organizzazioni che fanno riferimento all’estrema destra, Blood&Honour in testa, il gruppo ultrà che ha « firmato» numerosi e tristemente noti episodi di violenza. L’associazione si definisce nello statuto una «associazione culturale apartitica e senza fini di lucro», ma secondo gli inquirenti sullo sfondo c’è altro: da qui l’accusa al presidente del sodalizio, quel Limido già coinvolto in vari episodi di razzismo, e al momento l’unico indagato. Ma forse ancora per poco. Sono sotto esame le posizioni di (almeno) altri due militanti. «L’azione della polizia di Varese nei confronti della comunità neonazista merita il plauso di tutti i democratici e antifascisti — dice Emanuele Piano, capogruppo pd in commissione Affari costituzionali —. Si tratta di un gruppo che svolge un’attività su cui già in passato avevamo richiamato l’attenzione del governo».