25 Aprile 2018

In Germania il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, sconsiglia per prudenza agli ebrei di indossare la kippah

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Pierluigi Battista, Paolo Valentino

«Togliete la kippah in città»

Dopo l’aggressione a Berlino

l’avviso agli ebrei tedeschi

Polemica per la raccomandazione, manifestazione nella capitale

Berlino Evitate di portare la kippah «nelle grandi città tedesche». È l’inquietante raccomandazione che il presidente del Consiglio centrale degli ebrei, Josef Schuster, dà alla comunità israelitica in Germania, di fronte al moltiplicarsi degli episodi di antisemitismo. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attacco della scorsa settimana, in pieno centro a Berlino, contro due ragazzi di 21 e 24 anni, colpevoli solo di portare il tradizionale copricapo ebraico. A compiere l’aggressione, un gruppetto di tre giovani che parlava in arabo. Uno di loro, filmato con il cellulare, ha colpito con una cintura uno dei ragazzi, un arabo-israeliano che aveva avuto la kippah in regalo dall’amico, ferendolo lievemente. Secondo la polizia, che lo ha fermato qualche ora dopo, l’aggressore è un profugo siriano. Sui social media sono apparse anche reazioni di giubilo da parte di musulmani. Schuster ha ammesso che «la reazione giusta sarebbe in principio quella di essere testardi e farsi riconoscere», ma che la situazione consiglia di essere prudenti. Attenzione, ha avvertito Il capo della comunità israelitica, «siamo arrivati a una svolta e spero che la maggioranza della società lo capisca: se non ci opponiamo con forza all’antisemitismo, in ultima analisi si pone un pericolo per la nostra democrazia». Secondo Schuster, «non si tratta solo dell’antisemitismo, ma anche di razzismo e xenofobia, per questo c’è bisogno di un chiaro segnale di stop». Questa sera di fronte alla sinagoga di Charlottenburg, nel centro della capitale tedesca, la comunità ebraica berlinese ha organizzato un raduno, con lo slogan «Berlino porta la kippah». Sarà anche un banco di prova della reazione popolare. L’attacco di Prenzlauer Berg ha provocato un dibattito nazionale, con punte fortemente polemiche, sull’ondata di antisemitismo che si registra nel Paese. Nel condannare con durezza l’aggressione, la cancelliera Angela Merkel ha messo in guardia da giudizi sommari, poiché l’ostilità contro gli ebrei non è cresciuta solo con l’arrivo dei profughi musulmani. Secondo il commissario speciale del governo perla lotta all’antisemitismo, Felix Klein, il 90% degli attacchi antisemiti registrati dalla polizia nel 2017 sono stati compiuti da estremisti della destra neonazista. Ma il problema riguarda anche i musulmani, come confermano i numerosi episodi di bullismo antisemita registrati nelle scuole elementari della capitale e di molte altre città tedesche. Molte famiglie colpite preferiscono non denunciarli e trasferiscono i loro figli nelle scuole ebraiche. Lo stesso Klein ammette che «l’antisemitismo musulmano è probabilmente più forte di quanto non dicano le statistiche». Il presidente del Consiglio centrale islamico, Aiman Mazyek, ha detto di «prender molto seriamente il fatto che alcuni profughi abbiano atteggiamenti antisemiti». La comunità islamica ha proposto di lanciare una campagna congiunta nelle scuole, mettendo a disposizione degli imam che dovrebbero parlare agli studenti predicando tolleranza e rispetto reciproco insieme ai rabbini.

Paolo Valentino

Nell’Europa indifferente ora l’odio ora l’odio costringe gli ebrei a nascondersi

In Germania il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, sconsiglia per prudenza agli ebrei di indossare la kippah: troppo pericoloso, troppa ostilità antiebraica. I «mai più» delle ricorrenze ufficiali e dei giorni della memoria svaniscono. In Francia un mese fa Mireille Knoll, un’anziana ebrea sopravvissuta alla Shoah, è stata bruciata nel suo appartamento per il fatto stesso di essere ebrea. Gli ebrei francesi se ne vanno, insicuri, bersaglio di un odio antisemita che ha preso virulenza nelle banlieue musulmane in cui il verbo antisionista è diventato, nell’indifferenza generale, volontà persecutoria nei confronti dei singoli ebrei, delle loro sinagoghe da terrorizzare, dei simboli da linciare, dei sopravvissuti da sbeffeggiare come negli spettacoli di un feroce antisemita come Dieudonné. Qualche giorno fa un ragazzo con la kippah è stato aggredito da un giovane siriano che gli gridava «ebreo» come un forsennato. Dopo oltre settant’anni essere ebreo diventa ancora motivo di paura in Germania. Ma non sono i fantasmi del passato che si ripresentano identici. Magari l’antisemitismo fosse appannaggio solo di un branco di teste neonaziste vuote e rasate. Portare una kippah scatena l’odio di chi, assieme agli ebrei, vuole vedere distrutta Israele, gli infedeli che osano deturpare e sporcare la «terra santa». In Europa, nell’accondiscendenza passiva della maggioranza impaurita e rassegnata, l’odio antiebraico si diffonde senza soprassalti di dignità, malgrado le parole vuote delle cerimonie ufficiali in memoria dell’Olocausto. E allora gli ebrei, restati da soli, devono ancora fare da soli: nascondere se stessi e nascondere i propri simboli di identità, come la kippah. Una deriva triste. Un gorgo di legittima paura e di senso di isolamento di cui l’Europa intera dovrebbe vergognarsi.

Pierluigi Battista