27 Agosto 2013

“Wiesenthal Center” contro i vini di Hitler: “Un’offesa alla memoria delle vittime”

Il Centro Wiesenthal contro i vini di Hitler: «Oltraggio»

Che questo vino sia sempre stato indigesto a molti era cosa nota, nonché ovvia; che a chiederne il boicottaggio sia ora il Centro Simon Wiesenthal, l’organizzazione ebraica internazionale che dà la caccia agli ultimi criminali nazisti, il segno di un clima assai poco pacificato. Non bevete il vino di Hitler, e possibilmente neanche quelli dedicati a Mussolini, a Eva Braun, a Himmler e Goering «Quando è troppo è troppo», hanno scritto i rabbini Marvin Hier e Abraham Cooper del Centro Wiesenthal, sottolineando di aver già protestato, invano, con l’azienda produttrice, la Vini Lunardelli di Udine. Le etichette incriminate, dicono i rabbini, «sminuiscono e offendono» la memoria delle vittime dell’Olocausto ed è sconcertante che un’azienda «possa operare così in un Paese come l’Italia che ha dapprima abbracciato il fascismo ed è stata poi occupata dai tedeschi avendo molti cittadini uccisi dal Terzo Reich». La vicenda è finita anche sul New York Times dopo la segnalazione di due turisti norvegesi che hanno trovato le bottiglie in vendita a Rimini.

ANCHE MARX E GRAMSCI Non è la prima volta che la ditta di Pasian di Prato in provincia di Udine, che fa capo ad Alessandro Lunardelli, viene attaccata per la sua linea “Dalla storia” le cui etichette ritraggono anche Stalin, Lenin, Tito, e in passato hanno proposto l’imperatrice Sissi, Monna Lisa, Churchill, Napoleone, Che Guevara, Marx, Gramsci. Ma essere bipartisan evidentemente non basta. «Abbiamo cominciato vent’anni fa con Mussolini – spiega Andrea Lunardelli, 48 anni, figlio del titolare e responsabile del marketing – un cliente ci chiese un vino con il Duce per fare uno scherzo a un amico, ne abbiamo prodotta qualcuna in più, sono andate a ruba; nel ’94 un cliente di Bolzano ci chiese Hitler, e abbiamo continuato… Con Che Guevara è andata male: la vedova di Korda, il fotografo del celebre scatto, ci chiese 20mila euro di diritti e il 15% su ogni bottiglia. Abbiamo fatto il Vin Padano, ma adesso quello non lo vuole più nessuno…».

LE CAUSE VINTE Non trovate quantomeno sconveniente, se non oltraggioso, associare un vino a Hitler? «Noi non facciamo politica nè propaganda – risponde Lunardelli – accontentiamo i nostri clienti e sull’etichetta stampiamo solo slogan nazionalisti evitando accuratamente frasi razziste». Sulle bottiglie, in vendita su internet a 8 euro più le spese di spedizione, di vino prevalentemente rosso (Merlot, Cabernet, Refosco) ma volendo si può avere anche bianco, si legge “Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer” (un popolo, un impero, un capo) oppure il “Credere obbedire combattere” di mussoliniana memoria. «In tanti ci hanno fatto causa – continua Lunardelli – ma le abbiamo sempre vinte. Nel ’94 la Comunità ebraica di Bolzano ci denunciò per apologia di fascismo, ma siamo stati assolti. Ora mi spiace per questo intervento del Centro Wiesenthal, ho scritto loro una mail spiegando che non volevo offendere nessuno, che noi non mettiamo sull’etichetta nè svastiche nè Ss, ma chissà se basterà. Noi da che parte stiamo? Siamo apolitici, io non vado più nemmeno a votare. Comunque finché continueranno a chiederci questo vino noi continueremo a produrlo». Con buona pace della memoria e dell’antisemitismo in crescita in Europa.