24 Febbraio 2020

Il Pontefice durante un incontro pubblico critica il populismo

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Gian Guido Vacchi

Le parole del Papa sui leader populisti «Fanno paura, evocano gli anni 30»

In 40 mila a Bari per il Pontefice, che critica «la retorica dello scontro di civilità»: sento discorsi di odio

BARI È quando Francesco alza lo sguardo dal testo scritto e improvvisa che dice le cose più interessanti: «A me fa paura quando ascolto qualche discorso di alcuni leader delle nuove forme di populismo. Mi fa sentire discorsi che seminavano paura e poi odio nella decade degli anni Trenta del secolo scorso», considera evocando fascismo e nazismo. A Bari è una giornata fredda e di sole, con buona pace del coronavirus sono arrivate quarantamila persone alla messa in centro, in prima fila c’è il presidente Sergio Mattarella. Ma prima della messa Francesco incontra nella basilica di San Nicola i 58 vescovi e patriarchi arrivati da venti Paesi della regione per l’incontro sul «Mediterraneo, frontiera di pace». Poco oltre brilla il «Mare nostrum», come «luogo fisico e spirituale nel quale ha preso forma la nostra civiltà, quale risultato dell’incontro di popoli diversi». Francesco è tornato a Bari, che già un anno e mezzo fa definì una «finestra spalancata sul vicino Oriente», per richiamare il senso di questo «mare del meticciato» che fonda la nostra identità, perché «la purezza delle razze non ha futuro» nonostante ogni «spirito nazionalistico».E’«impensabile» affrontare il problema delle migrazioni «innalzando muri», dice ai vescovi: «Siamo consapevoli che in diversi contesti sociali è diffuso un senso di indifferenza e perfino di rifiuto. Si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione». Però «la retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio», sillaba: «L’inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo». Le migrazioni, la povertà, le guerre. 1 problemi vanno risolti alla radice. Il Papa riprende una definizione di Giorgio La Pira cara al cardinale Gualtiero Bassetti, il presidente della Cei che ha organizzato l’incontro: il Mediterraneo è «un grande lago di Tiberiade». Oggi l’area «è insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra, sia nel Medio Oriente, sia in vari Stati del Nord Africa, come pure tra diverse etnie o gruppi religiosi e confessionali; né possiamo dimenticare il conflitto ancora irrisolto tra israeliani e palestinesi, con il pericolo di soluzioni non eque e, quindi, foriere di nuove crisi», un riferimento al piano di Trump. Nella Pacem in Terris Giovanni XXIII diceva che la guerra è «contraria alla ragione», ricorda Francesco, e rilancia: «In altre parole, essa è un’autentica follia, perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche. È una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare: mai la guerra potrà essere scambiata per normalità o accettata come via Ineluttabile per regolare divergenze e interessi contrapposti. Mai». Francesco denuncia «il grande peccato di ipocrisia» di quel Paesi che «nei summit internazionali parlano di pace e poi vendono le armi ai paesi che stanno in guerra». L’ultimo appello, all’Angelus, è per l’«immane tragedia» della Siria, «perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi».