27 Ottobre 2023

Il New York Times riassume un reporter che simpatizza per il neonazismo

Fonte:

Il Foglio

Autore:

Luciano Capone

L “imparziale” collaboratore antisemita del Nyt a Gaza

La notizia è stata rilanciata da molti quotidiani israeliani e anche dall’ambasciatore d’Israele all’Onu Gilad Erdan: “Il New York Times ha appena riassunto un NAZI. Abbiamo visto tutti come il Nyt abbia immediatamente ripetuto a pappagallo le bugie di Hamas riguardo all’ospedale al Ahli (al quale Hijjy ha contribuito)”. Ai giornali della destra non è parso vero. Alla richiesta di spiegazioni di Fox News, il Nyt ha fornito una risposta surreale: “Abbiamo esaminato i post problematici sui social media del signor Hijjy quando sono venuti alla luce per la prima volta nel 2022 e abbiamo intrapreso una serie di azioni per garantire che comprendesse le nostre preoccupazioni e potesse aderire ai nostri standard se avesse voluto svolgere un lavoro freelance per noi in futuro”, ha detto un portavoce del giornale liberal. “Il signor Hijjy ha seguito questi passi e ha mantenuto elevati standard giornalistici. Ha svolto un lavoro importante e imparziale con grande rischio personale a Gaza durante questo conflitto”. Il Nyt non ha poi risposto alle altre domande su quali siano di preciso questi “standard” e come potesse coprire in modo “imparziale” il conflitto tra Hamas e Israele un giornalista che elogiava Hitler e l’Olocausto. La vicenda imbarazzante dell’imparziale collaboratore antisemita arriva insieme alle polemiche sulla copertura dell’esplosione all’ospedale al Ahli di Gaza, molto probabilmente dovuto alla caduta di un razzo sparato dai miliziani islamisti, e che invece il giornale aveva attribuito a un bombardamento di Israele affidandosi alla versione di Hamas. Nei giorni successivi, e dopo molte pressioni dell’opinione pubblica, il New York Times si è scusato per come aveva inizialmente dato la notizia dell’attacco all’ospedale di Gaza: “Le prime versioni della copertura – e l’importanza che ha ricevuto nei titoli, negli avvisi di notizie e sui canali dei social media – si basavano troppo sulle affermazioni di Hamas e non chiarivano che tali affermazioni non potessero essere immediatamente verificate”, ha scritto la direzione del giornale. Quella copertura “ha lasciato ai lettori un’impressione errata su ciò che era noto e su quanto fosse credibile il resoconto”. Da un lato, insomma, il New York Times ammette di aver fatto troppo affidamento come fonte su Hamas – spesso citato come “il ministero della Salute di Gaza”, manco fossero i bollettini di Brusaferro e dell’Istituto superiore di sanità – dall’altro, sostiene che per fare le verifiche “imparziali” sul campo si affida a un giornalista antisemita ed estimatore di Adolf Hitler. C’è, insomma, qualcosa che non torna, anche considerando gli standard di sensibilità della redazione del giornale sulle questioni che riguardano il razzismo e le minoranze. Appena tre anni fa, il direttore della sezione “Opinioni” del giornale, James Bennet, fu costretto alle dimissioni per aver pubblicato un editoriale del senatore repubblicano Tom Cotton che, in sostanza, chiedeva l’intervento dell’esercito per fermare i saccheggi e le violenze che in quei giorni accompagnavano le proteste contro il razzismo. La pubblicazione di quell’articolo provocò le proteste dei lettori e una ribellione dei giornalisti del Nyt, scatenando anche un acceso dibattito. A nulla valsero le spiegazioni di Bennet, che si era dichiarato contrario alle tesi di Cotton, precisando che la pubblicazione non rispecchiava la linea editoriale del giornale ma serviva a fornire ai lettori un punto di vista diverso. Niente da fare, neppure l’appello al Primo emendamento poteva valere come scriminante. Bennet dovette rassegnare le dimissioni: dando spazio a un senatore repubblicano per esprimere il proprio punto di vista politico l’aveva combinata grossa. Più grossa, evidentemente, di un “imparziale” giornalista che inneggia ai campi di sterminio nazisti, che infatti è stato riassunto. Il paradosso è che il più grande massacro di ebrei dopo la Shoah sia stato un’occasione di rilancio per la carriera di un giornalista antisemita e filo Hamas. “Sembra – ha scritto Ira Stoll sull’Algemeiner – che il New York Times abbia uno standard per assumere corrispondenti da Gaza che elogiano Hitler in tempo di pace, e uno standard diverso e più indulgente per assumere corrispondenti da Gaza che elogiano Hitler in tempo di guerra”.

Copyright fotografia: The New York Post