6 Settembre 2016

Il musicista britannico Brian Eno nega l’autorizzazione a usare la sua musica in uno spettacolo a Torino della israeliana Batsheva Dance Company

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Letizia Tortello, Sergio Trombetta

“Nessun mio brano nel balletto israeliano”

Eno boicotta “Three”. Gli organizzatori: è uno show bellissimo, la politica non c’entra

Apertura con proteste e polemica questa sera al Teatro Regio dove si inaugura il festival Torinodanza: in programma lo spettacolo «Three» del coreografo Ohad Naharin direttore della israeliana Batsheva Dance Company.

Le proteste

«Dont’ dance with Israel». È lo slogan diffuso dal gruppo Progetto Palestina sui social network, che sta organizzando per questa sera alle 20 in piazza Castello, prima dell’inaugurazione di Torinodanza, una protesta contro lo spettacolo di Naharin. «Noi non danziamo con l’Apartheid israeliano! Boicottiamo lo spettacolo della Batsheva Dance Company, finanziata dallo Stato di Israele e il festival che lo ospita», scrivono i contestatori. La contro-manifestazione prevede il coinvolgimento di diversi artisti pro-Palestina, tra cui il «Concerto dal bal-concino», il poeta romantico Carlo Molinaro e altri.

La polemica 

L’ha aperta il musicista e produttore Brian Eno che nega l’autorizzazione a usare la sua musica in uno dei tre brani dello spettacolo, intitolato “Humus”. Si tratta, sostiene l’artista in una lettera alla compagnia, di uno spettacolo di cui «l’ambasciata israeliana (e quindi il governo israeliano) è sponsor». Dato che «sostengo la campagna Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) da ormai diversi anni, questa è una possibilità inaccettabile per me», continua Eno. AIl’Opéra di Parigi, a gennaio, dove all’ingresso il pubblico doveva passare il controllo del metal detector, la musica era ancora quella di Brian Eno, ma nei mesi scorsi è stata sostituita con quella dell’israeliano Ohad Fishof che è annunciato nelle locandine torinesi. La risposta da parte della compagnia e di Torinodanza alla lettera di Eno, non si è fatta attendere. «Abbiamo rispettato in pieno il desiderio di Mr Eno sostiene il management della Batsheva – e sostituito la musica nel pezzo “Humus” e con grande tristezza in quanto crediamo che questo genere di azione sia inutile e non dia nessun contributo alla soluzione del conflitto, a porre termine all’occupazione e a portare la pace nella nostra regione. Ohad Naharin è stato un attivista politico per anni all’interno di Israele e non ha mai esitato ad esprimersi sulla situazione sulla striscia di Gaza e le conseguenze dell’occupazione. II suo profondo impegno per la libertà dello spirito umano si riflette nel suo operato come nelle creazioni artistiche». Secondo il direttore di Torinodanza Gigi Cristoforetti si tratta di un dialogo fra Eno e Batsheva che non coinvolge il Festival: «Eno ha fatto bene se in coscienza non se la sentiva. Però la nostra scelta di invitare uno spettacolo bellissimo non è in alcun modo politica. E pura arte e dentro un teatro la politica non deve entrare, al di là delle opinioni personali di ciascuno, che vanno rispettate».