30 Ottobre 2020

Il Labour inglese ha sospeso il suo ex leader Jeremy Corbyn per aver tollerato posizioni antisemite all’interno del partito

Fonte:

Il Foglio

Autore:

Gregorio Sorgi

La sospensione di Jeremy Corbyn è l’inizio di un’èra nuova per il Labour

Il rapporto sull’antisemitismo e la decisione di Starmer

Londra. Meno di un anno fa Jeremy Corbyn era il candidato del Labour per diventare primo ministro. Ieri l’ex leader è stato sospeso dal suo partito per avere ignorato il problema dell’antisemitismo durante la sua gestione. Queste accuse hanno segnato la leadership di Corbyn, che si è sempre rifiutato di assumersi le sue responsabilità e chiedere scusa alla comunità ebraica britannica. In mattinata un duro rapporto dell’Equality and Human Rights Commission (Ehrc), un ente indipendente a difesa dei diritti umani, ha accusato i vertici del Labour di Corbyn di avere violato la legge. L’accusa più grave è quella di avere insabbiato le denunce di antisemitismo per ragioni politiche. L’Ehrc ha scritto che “lo staff del capo dell’opposizione ha influenzato l’esito delle denunce e in particolare delle sospensioni” in 23 occasioni. Il caso più eclatante riguarda proprio Corbyn. Nell’aprile 2018 i funzionari del Labour hanno chiesto alla sezione legale di archiviare la denuncia contro il leader accusato di avere difeso un murale antisemita nel quartiere londinese di Tower Hamlets. L’Ehrc ha anche condannato due esponenti laburisti – l’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone, e la consigliere comunale, Pam Bromley – per avere pronunciato delle affermazione offensive contro la comunità ebraica. Il rapporto sostiene che il Labour ha agito in modo molto efficiente contro i presunti casi di sessismo nel partito ma ha chiuso un occhio quando si trattava di affrontare l’antisemitismo. In una conferenza stampa in mattinata Keir Starmer, leader del Labour da aprile, si è scusato con i membri del partito e ha usato delle parole molto dure a riguardo. “E’ stato difficile leggere il rapporto, questo è il giorno della vergogna per il Labour”, ha detto il leader che però inizialmente ha escluso delle azioni disciplinari contro il suo predecessore. E’ stata la reazione di Jeremy Corbyn a determinare la sua sospensione dal partito finché non verranno terminate le indagini. L’ex leader si è rifiutato di prendere atto dei contenuti del rapporto e ha rivendicato le azioni prese durante la sua gestione. “Le dimensioni del problema sono state drammaticamente esagerate per ragioni politiche dai nostri avversari dentro e fuori dal partito”, ha scritto Corbyn in un post su Facebook. Queste parole non hanno lasciato scelta a Keir Starmer, che poco prima aveva detto che “chiunque nega il problema è parte del problema”. Successivamente Corbyn ha contestato la decisione del leader e ha assicurato che “la questione verrà risolta amichevolmente”. Ma Starmer difficilmente tornerà sui suoi passi. La sospensione di Corbyn è stata una scelta simbolica, che segna la frattura definitiva tra Starmer e il suo predecessore. Il capo dell’opposizione aveva promesso di “estirpare il veleno antisemita” dopo la vittoria alle primarie laburiste, e aveva incontrato alcuni esponenti della comunità ebraica pochi giorni dopo. Starmer ha usato la linea dura sull’antisemitismo per prendere le distanze dal suo predecessore e dai suoi alleati interni. A giugno il licenziamento dal governo ombra di Rebecca Long-Bailey, l’erede designata di Corbyn colpevole di avere condiviso un articolo dai sottotoni antisemiti su Twitter, era stato il primo gesto di rottura con l’ala radicale del partito, che negli ultimi tempi è diventata sempre più polemica con la nuova gestione. Dopo la scelta di ieri, sarà ancora più difficile ricucire i rapporti con gli uomini vicini all’ex leader. L’ex cancelliere ombra e braccio destro di Corbyn, John McDonnell, ha criticato la sospensione e chiesto al leader di tornare sui suoi passi. Ma ormai il dado è tratto. L’ex deputata ebrea Luciana Berger, che aveva lasciato il Labour nel 2019 dopo essere stata vittima di un’orrenda campagna antisemita, non ha escluso un suo possibile ritorno nel partito. Il presidente dell’associazione Labour Friends of Israel, Steve McCabe, ha detto che “questo deve essere il momento in cui il Labour volta pagina dopo uno dei capitoli più bui della sua storia”.