25 Marzo 2022

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore della Fondazione CDEC, riflette sulla banalizzazione del nazismo

Fonte:

Moked.it

Autore:

Gadi Luzzatto Voghera

Lui
Lui, il male assoluto, sembra essere sempre il grande protagonista dei nostri incubi. Lo evocano le masse (recentemente i no-vax), ne parlano i grandi leader politici, che siano moderati che governano grandi paesi oppure presidenti assediati presi di mira da bombardamenti diurni e notturni. Lui ci appare con i suoi ridicoli baffetti su film delle piattaforme streaming, o sulle chat dei social. Eppure, è morto, suicida e solitario, temuto e odiato (anche venerato) nella Berlino di inizio maggio del 1945, e il suo corpo bruciato e fatto cenere. E poi il suo movimento, che pure ha avuto (ed ha) epigoni contemporanei, che si dicono neo-quellacosalà. Lui e il suo movimento-partito-ideologia sono il nostro cattivo pensiero perenne. Non sappiamo immaginare il male senza pensare a lui, senza paragonarlo a lui. E facendo così ne distorciamo la storia, lo sottraiamo alle sue responsabilità nella storia. Ma quel che è peggio, evocandolo ad ogni pié sospinto commettiamo l’errore più grave: rinunciamo a ragionare, non diamo agli avvenimenti di oggi la loro complicata e grave dimensione contemporanea. Evitiamo di cercare risposte nel presente e quindi ritardiamo a comprendere e ad agire di conseguenza. Ecco, questa è la “distorsione”, sia della storia passata (un passato che non passa, come dicevano in molti) sia del nostro difficile oggi.
Non ne scriverò il nome. Ma chiedo che sia collocato nella storia e che venga raccontato e spiegato per sempre per quel che fu, e per le conseguenze indicibili che le sue azioni e il suo pensiero ebbero per milioni di persone. E che venga infine considerato sconfitto e morto. Quelli di oggi hanno altri volti, altre idee, altre motivazioni. Si smetta di paragonarli a quello là, e ci si occupi una buona volta e senza compromessi di quel che ci capita ora, qui.