27 Marzo 2024

Firenze, arresti domiciliari al simpatizzante di Hamas autore di un attentato terroristico al consolato Usa

Fonte:

La Repubblica edizione di Firenze

Autore:

Luca Serranò

Molotov al Consolato Usa il giudice concede i domiciliari ad Hakam

Dopo cinquantuno giorni di reclusione il giovane torna a casa con il braccialetto elettronico

Fuori dal carcere, dopo 51 giorni. Il gip Antonio Pezzuti ha accolto la richiesta di attenuazione della misura presentata dall’avvocato di Dani Moh’d Hakam Taleb, il ventunenne (nato in Italia da genitori palestinesi) arrestato con l’accusa di aver lanciato due molotov contro il consolato Usa a Firenze, la notte del 31 gennaio scorso. Il giovane è stato messo agli arresti domiciliari (la Dda aveva espresso parere negativo sulla scarcerazione) con braccialetto elettronico, e col divieto di comunicare con persone estranee alla sua famiglia. «Pur avendo nutrito l’aspettativa di una misura meno restrittiva, c’è comunque soddisfazione nell’aver consentito a questo ragazzo di poter riabbracciare i propri cari dopo un periodo di custodia carceraria che ha vissuto con dignitosa sofferenza — commenta il difensore del ragazzo, avvocato Samuele Zucchini — Condivido le argomentazioni del gip, che ha riconosciuto come le originarie esigenze cautelari possano dirsi oggi certamente affievolite». Il ragazzo, impiegato in un hotel a 5 stelle a Firenze, è accusato di aver pianificato e messo a segno il raid, e di aver rivendicato l’azione con un video (contenente richiami ad Hamas e minacce all’Italia) diffuso il giorno successivo. Proprio il video, inviato ad alcune redazioni con il solo schermo di un account fasullo, era stato il primo tassello a finire in mano agli investigatori: il resto la aveva fatto il lavoro sulle celle telefoniche, che aveva permesso di collocare il giovane sul luogo dell’attentato in orario compatibile. Nel cellulare erano poi saltate fuori prove schiaccianti: tre filmati di pochi secondi in cui venivano inquadrati (a distanza) la sede diplomatica e le stesse molotov usate per l’attentato, accompagnati da una serie di soliloqui, in arabo, dal contenuto inquietante: «La notizia di oggi, questa è l’ambasciata americana che aiuta il diavolo israeliano. Questa è la macchina dell’esercito israeliano e italiano a Firenze che da appoggio a Israele. Questo è il primo attacco contro Israele dopo il 7 ottobre. Aiutami Dio, aiutami a bruciarli». Il ragazzo alla fine aveva confessato davanti al gip: «Ho fatto tutto da solo, ho sbagliato, chiedo scusa — le sue parole — volevo richiamare l’attenzione sulla causa palestinese, senza fare del male a nessuno». Un punto, quello delle possibili complicità, che i pm continuano però a considerare centrale, ritenendo molto probabile un collegamento con una rete di fiancheggiatori di Hamas attiva in Europa. Il cellulare del giovane era stato localizzato l’ultima volta in Spagna, il 19 gennaio scorso (poi la funzione di localizzazione sarebbe stata disattivata), e anche su questo si concentrano gli accertamenti della procura