9 Aprile 2024

Espulso il presidente della associazione islamica di via Zambelli a Milano: clima di paura nel quartiere e offese alle donne

L’episodio più noto, non foss’altro perché trasmesso lo scorso novembre dalla trasmissione di Rete 4 Dritto e rovescio, è quello del coltello puntato contro l’inviata Simona Gallo, accompagnato dal gesto del dito sotto il mento, dal significato inequivocabile: ti taglio la gola. Ma la storia di violenza di Ahmed Kabir, 50enne di origine bengalese e direttore del centro culturale islamico di via Zambelli, è lunga e certificata da precedenti e sentenze. Per questo l’uomo è stato raggiunto da un provvedimento di espulsione emesso dal ministro dell’Interno per motivi di ordine e sicurezza pubblica e accompagnato lunedì dai poliziotti della Questura di Milano su un volo per il rimpatrio.

La storia di Kabir è quella dello “Shah Jalal Jame Mosjid”, il centro islamico aperto nel 2013 accanto ai binari ferroviari che attraversano il quartiere di Affori, e dov’è stata ricavata una moschea abusiva censita dal Comune e oggetto di un contenzioso deciso nel 2019 dal Tar, che aveva bocciato il ricorso dell’associazione culturale. Ma quella sentenza non aveva sortito conseguenze e lo “Shah Jalal” era rimasto lì, tra le proteste degli abitanti e dei lavoratori del quartiere. Uno in particolare, titolare di una carrozzeria adiacente al centro, era stato sistematicamente insultato e perseguitato da Kabir (che aveva già precedenti per molestie, violenza sessuale e resistenza a pubblico ufficiale). La denuncia per stalking era finita a processo e il 50enne era stato condannato a quattro anni e sette mesi di reclusione dal giudice Mariolina Panasiti.

Il centro aveva attirato le attenzioni dei media, ma non solo. “Nell’ambito della consueta attività di prevenzione e monitoraggio del fenomeno del radicalismo di matrice religiosa condotta dagli agenti della Sezione Antiterrorismo della Digos in stretta sinergia con l’Ufficio Immigrazione – fa sapere una nota della Questura milanese – è emersa l’attenzione nei confronti del cittadino straniero già destinatario di Avviso Orale del Questore di Milano”. Di Kabir viene sottolineata “una non trascurabile pericolosità sociale, in particolare nei confronti di persone di sesso femminile“.

Ma sono stati i profili pubblici della sua attività, la cronica conflittualità con gli abitanti di Affori (“razzisti”, “terroni”, “zingari”, gli insulti più urlati), i giudizi sul conflitto tra Israele e Palestina e i possibili riflessi su Milano e l’Italia, infine le minacce con bastoni e coltelli documentati dai filmati su cellulari e delle telecamere di zona ad accelerare le valutazioni del Viminale e portare al provvedimento di espulsione.

 

Fonte dell’immagine: Repubblica