11 Febbraio 2014

Boicottaggio di prodotti israeliani in Italia

Fonte:

Il Foglio

Autore:

Giulio Meotti

Così si boicotta Israele in Italia

Sodastream e gli altri. Ecco la guerra economica allo stato ebraico

La scorsa settimana la Vitens, la principale azienda olandese per il trattamento dell’acqua, ha sospeso i rapporti commerciali con la Mekorot, l’azienda acquifera israeliana. Il motivo? La compagnia israeliana fornisce acqua agli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Ora questo boicottaggio arriva a Roma, dove il Movimento 5 stelle vuole che la romana Acea interrompa il contratto firmato lo scorso 2 dicembre con la Mekorot per intensificare “lo scambio di esperienze e competenze nel trattamento delle acque reflue, nella ricerca di soluzioni comuni per una gestione innovativa e sempre più efficiente delle reti di distribuzione di acqua potabile”. Dietro al boicottaggio della Mekorot, tacciata di essere una “ladra di acqua”, ci sono l’Arci, i Cobas, le comunità di base, la Fiom e la ong “Un ponte per”, fra le tante organizzazioni non governative. Tre anni fa il boicottaggio era riuscito a sospendere nei supermercati Coop e Conad la distribuzione del marchio israeliano Agrexco, come gli agrumi Jaffa, il melone, l’avocado e i datteri della Valle del Giordano. Adesso nel mirino dei facinorosi del boicottaggio anti israeliano ci sono altre due aziende italiane. Una è la Pizzarotti, il colosso delle costruzioni di Parma già celebre per aver trivellato il San Gottardo. Il movimento del boicottaggio sta facendo campagna contro l’azienda italiana per il suo ruolo nei lavori della linea israeliana ad alta velocità che nel 2017 dovrà collegare Gerusalemme a Tel Aviv, attraversando per sei chilometri la Cisgiordania. Alcuni giorni fa sei comuni, compreso Napoli, Rho e Sasso Marconi, hanno approvato documenti di condanna della Pizzarotti. Da quest’ultima ci confermano di aver avuto “danni di immagine” a causa di un movimento di “delegittimazione”.

Quello che fanno gli attivisti del boicottaggio è un semplice ricatto: usano i rapporti che queste aziende italiane hanno con gli israeliani per fare pressione contro le stesse aziende nei municipi dove sono in discussione o in corso di approvazione contratti e appalti di lavoro. L’altra azienda sotto attacco è la Cem, leader mondiale nella manifattura di prodotti per l’erogazione di acqua e sussidiaria in Italia della compagnia israeliana Sodastream. Quest’ultima è stata molto presente sui giornali nei giorni scorsi per il gran rifiuto dell’attrice Scarlett Johansson, volto della Sodastream, di cedere ai ricatti del boicottaggio della inglese Oxfam. Il movimento anti israeliano “Aria Fresca” ha ottenuto un successo al comune di Trieste: “L’acqua è limpida, gli affari di Sodastream in Palestina, no: boicotta le bollicine dell’Apartheid israeliana!”. E così Trieste ha scelto di non usare prodotti Sodastream per i suoi punti di distribuzione di acqua. Un danno non da poco. A Roma attivisti hanno fatto un’azione di “deshelving”, rimuovendo i prodotti Sodastream dagli scaffali di un supermercato Coop e anche Legambiente ha tagliato i rapporti con l’azienda israeliana. Ci dice Maurice Silber, portavoce della Sodastream: “Facendo lobby presso i comuni italiani con falsi argomenti, al fine di boicottare prodotti e tecnologia israeliani, il boicottaggio sta cercando di importare il conflitto mediorientale nella politica italiana. Questo mette a rischio posti di lavori di cittadini italiani nelle nostre sussidiarie. Il mondo ha compreso che non c’è nulla di sbagliato nel dare lavoro ai palestinesi che lavorano al fianco degli ebrei con lo stesso stipendio, e quindi creando ponti fra i due popoli, un aspetto umanitario che il boicottaggio ignora”. Secondo Silber si tratta di una “agenda dell’odio”. Da Israele c’è chi rispolvera il vecchio motto nazista: “Kauft nicht bei Juden”. Non comprate dagli ebrei.