17 Novembre 2023

Elena Loewenthal commenta la partecipazione in video di Leila Khaled ad un evento pro Pal organizzato all’università di Torino

Fonte:

La Stampa

Autore:

Elena Loewenthal

E’ andato in scena il rifiuto dell’esistenza di Israele

Un’università occupata dagli studenti dovrebbe essere teatro di dialogo, libero scambio di idee e confronto, un confronto più serrato e diretto di quanto non solitamente avvenga in aula Invece a Torino si può parlare soltanto di una brutta occasione mancata. Invitare Leila Khaled a parlare, seppure in remoto – che il rettore ha figurato come un’attenuante” nel contesto di una occupazione ovviamente non autorizzata in quanto tale – non ha rappresentato né un contributo di approfondimento né tantomeno di dialogo. Membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Khaled non ha mai rinnegato il terrorismo: del resto agli studenti di Torino ha detto «Hamas non è il problema» perché questa organizzazione rientra nella comune «lotta per la liberazione» dall’entità sionista, Stato a suo dire «fascista» e illegittimo a priori. Del resto, per i comitati studenteschi di Torino la definizione di terrorismo è del tutto «arbitraria». Non è affatto così! Il terrorismo non ha nulla a che vedere con la lotta armata dei partigiani, chiamati in causa con un pressapochismo che fa accapponare la pelle. Il terrorismo ha per obiettivo quello di perpetuare, come dice la parola stessa, il terrore. Un terrore fine a se stesso, che ignora ogni evidenza storica, il diritto internazionale e quello della persona- in primis il diritto alla vita. Il terrorismo ha come unico obiettivo quello di cancellare, sterminare, zittire. L’obiettivo del terrorismo, così come praticato e propugnato da Leila Khaled che ancora ieri sera a Torino si schierava esplicitamente al fianco di Hamas e, peggio ancora, vi schierava d’ufficio tutta la lotta per i diritti dei palestinesi (che meriterebbero ben altri, più umani e raziocinanti paladini) è il genocidio indiscriminato. Come diceva Amos Oz, il fanatico sa contare solo fino a uno. E, l’obiettivo del terrorismo, nella fattispecie, non è la pace ma la cancellazione di Israele e della sua gente, come si è dimostrato il 7 ottobre scorso. Il terrorismo ha come primo e unico obiettivo la pulizia etnica. Non è questione di oppressione o resistenza, è tutta un’altra faccenda: questo vuol dire essere dei terroristi, cari studenti dell’Università di Torino. Ma loro proseguono così: «La sproporzione di forze e mezzi è senza uguale. Israele ha il nucleare, in Palestina usano le fionde». Fionde? Da Gaza sono partiti più di diecimila missili, nell’ultimo mese. Quei diecimila missili (e chissà quante fionde ci saranno volute) avrebbero provocato un genocidio totale, se Israele non si fosse dotata di strumenti di difesa Difesa dei propri civili, delle persone – ebrei, arabi, mussulmani, cattolici, induisti, atei, pastafariani e quant’altro – che vivono entro i suoi legittimi confini. Se quei diecimila missili non avessero trovato lungo la loro strada un sistema di protezione concepito per rispettare il diritto alla vita dei civili, Israele oggi non esisterebbe più. Come Stato e come insieme di persone. Altro che fionde. Altro che tritae ritrita metafora del Davide contro Golia dove Davide diventa Golia. Altro che lotta di resistenza: Leila Khaled rappresenta da sempre il rifiuto. D’Israele, della pace, del dialogo, della vita.