23 Gennaio 2024

Dossier del quotidiano La Stampa sull’ondata di antisemitismo in Italia post 7 ottobre

Fonte:

La Stampa

Autore:

Luca Monticelli

L’avanzata dell’odio

Aggressioni e insulti antisemiti: Casi più Che raddoppiati dal 7 ottobre L’unione dei giovani ebrei: “Ora i ragazzi si sentono in pericolo”

ROMA Un’ondata di antisemitismo che non si è mai vista negli ultimi quarant’anni. Per respirare un clima simile bisogna tornare alla guerra in Libano dell’82. In Italia non c’è ancora una situazione di massima allerta come in Francia, ma l’atmosfera sì è fatta tossica: i cittadini di religione ebraica e gli israeliani che studiano e lavorano nel nostro Paese si sentono in pericolo. Dal 7 ottobre, il giorno dell’assalto di Hamas ai kibbutz al confine con la Striscia di Gaza, e del massacro al festival musicale Supernova nel deserto del Negev, i casi di antisemitismo sono raddoppiati. Addirittura triplicati se si prende in considerazione il primo mese di guerra a Gaza. L’Osservatorio antisemitismo del Cdec, la Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea, ha registrato 73 segnalazioni a ottobre, 72 a novembre, 67 a dicembre. Il totale degli episodi verificati dal Cdec nel 2023 è di 454, nel 2022 i casi registrati erano stati 241, nel 2021 furono 226. La guerra a Gaza ha comportato una recrudescenza di odio nei confronti degli ebrei di tutto il mondo, anche quelli italiani patiscono offese, umiliazioni e magari sono costretti a nascondere i simboli religiosi. Secondo un sondaggio dell’Ugei (l’Unione giovani ebrei d’Italia) 1’83% dei ragazzi delle comunità nota un aumento dell’antisemitismo e perciò ha cambiato la propria quotidianità per paura di subire aggressioni. Il 60% dei giovani che hanno partecipato al sondaggio temono che la loro identità ebraica possa costituire un motivo di discriminazione sul posto di lavoro odi studio, e uno su due dichiara di avere assistito odi essere stato vittima di almeno un episodio di antisemitismo negli ultimi mesi. L’Ugei commenta così i risultati del report: «Sono allarmanti e ci fanno riflettere sul modo in cui la critica legittima nei confronti dello Stato di Israele si sia trasformata in manifestazioni di violenza verbale e fisica, demonizzazione del popolo ebraico e glorificazione del terrorismo». Ci sono Università — come quella di Cagliari — che vogliono interrompere le relazioni e i progetti di ricerca con gli atenei israeliani; i centri sociali si scagliano contro la fiera di Vicenza sull’oro perché ci sono tre stand israeliani su oltre mille; i fumettisti boicottano la mostra del fumetto di Lucca perché la locandina è realizzata da un artista israeliano e ha ricevuto il patrocinio dell’ambasciata. Per non parlare del saluto romano ad Acca Larentia, un gesto che incita alla violenza. Tutto questo accade perché una parte del mondo della cultura, dei media e della politica stadi fatto incolpando gli ebrei di tutto il mondo per le migliaia di vittime palestinesi. Una criminalizzazione e un fragore mediatico che costringe molte famiglie a togliere la mezuzah dallo stipite della porta di casa o a non parlare in ebraico in pubblico. Sul sito dell’Osservatorio del Cdec periodicamente vengono verificate e poi inserite tutte le segnalazioni antisemite; al di là di quelle che riguardano il web e i social, sono in crescita le aggressioni, gli insulti, le minacce nella vita reale. Un gruppo di studenti israeliani che frequenta la facoltà di medicina a Bologna ha raccontato il disagio per aver subito insulti da colleghi arabi, questi giovani adesso hanno paura ad andare all’Università. Alcune ragazze sono state coperte di offese e sputi fuori dal tempio a Firenze. In un bar di Milano, vicino al quartiere ebraico, sono comparsi volantini minatori. Sempre a Milano, in un altro locale, il proprietario ha trovato la scritta «i sionisti non sono benvenuti». All’università Statale un ragazzo americano è stato aggredito perché indossava una collana con la stella di David. A Livorno è comparsa la scritta “W Hamas”, e in un mercato della città toscana alcuni bambini giocavano a calcio con la testa di un manichino con scritte antisemite. A Bosio, in provincia di Alessandria, sul muro della casa di una famiglia di origine ebraica è stata disegnata una stella di David. Episodi simili sono successi in tutte le grandi città italiane, con stelle di David e svastiche disegnate per le strade e persino negli ascensori di alcuni condomini. L’ultima scritta con insulti è stata rinvenuta in via San Barnaba a Milano, vicino alla sinagoga. A Varese è stata vandalizzata una targa per Liliana Segre, a Roma deturpate diverse pietre d’inciampo, a Fano è comparso uno striscione che giustifica la violenza carnale contro donne ebree. A Torino, in zona universitaria, sono stati diffusi volantini con vignette che ritraggono gli israeliani secondo i dettami dell’iconografia antisemita.