2 Novembre 2017

Dopo cinque anni, condanna per minacce dai toni antisemiti ad avventore di una tabaccheria

Fonte:

la Repubblica edizione di Roma

Autore:

Francesco Salvatore

“Torna nei forni, ebreo” trecento euro di multa e niente aggravanti

Il pubblico ministero aveva chiesto tre mesi di carcere per il commesso di 26 anni che aveva attaccato un barista

Uno screzio banale degenerato in un diverbio, e poi in minacce dai toni razzisti: «Torna nei forni ebreo, ti brucio a te e il negozio». Protagonisti della vicenda, avvenuta cinque anni fa, sono un tabaccaio romano, proprietario di un bar tabacchi nel quartiere di Cinecittà Est, e un suo avventore. Il cliente due giorni fa è stato condannato dal tribunale penale, al termine di un processo celebrato con il rito ordinario, al pagamento di una sanzione di 300 euro: i giudici della quinta sezione penale hanno stabilito che quanto detto dall’imputato, un commesso di 26 anni, è sì una minaccia, ma non sussiste l’aggravante dell’odio razziale. La procura, invece, l’aveva contestata eccome. Il pm Vittorio Pilla aveva chiesto 3 mesi di reclusione, configurando il fatto come discriminatorio; a prescindere dal fatto che il commerciante non fosse effettivamente di religione ebraica. Ma andiamo con ordine. La vicenda risale al maggio del 2012. Teatro dell’episodio è un bar di quartiere nella popolosa zona di Cinecittà Est. Un giorno come tanti, il 26 maggio, intorno alle sei di sera, un giovane di 26 anni si avvicina alla cassa per comprare del tabacco. Fa la fila e quando arriva il suo turno ne chiede un determinato tipo. Negli scaffali non ce n’è: “L’abbiamo finito”, la risposta. Il giovane la prende male: “Non ce l’avete mai, che diavolo!”, salvo poi trascendere: “Ebreo, ebreo di m… torna nei forni”. Tutto dura pochi secondi. Nel bar ci sono anche altre persone. Testimoni. Il commerciante risponde per le rime ma il giovane continua ad aggredirlo verbalmente, tanto che gli altri clienti lo allontanano: “Vaff….ti rovino ebreo, ti brucio a te e a questo negozio di m…”. La situazione si acquieta. Il commerciante, però, non ne vuole sapere di far passare tutto sottogamba. Alcuni testimoni gli forniscono il nome della persona e lui va a sporgere al commissariato, dove il fatto viene configurato come una vera e propria minaccia. Il giorno dopo, quando rialza la saracinesca, si accorge che c’è dell’altro. Una scritta dello stesso tono delle offese ricevute il giorno prima “Ebreo di m… torna nei forni”. Il tabaccaio fa uno più uno e integra la querela aggiungendo i nuovi fatti. Il fascicolo arriva in procura, dove l’indagine porta ad aggiungere l’aggravante dell’odio razziale. In dibattimento non viene fornita nessuna spiegazione da parte dell’imputato: «C’è stato uno scambio di persona – l’arringa del suo difensore, l’avvocato Cinzia Folli, che ha fornito anche una perizia calligrafica per discolpare il suo assistito – non è possibile sia stato lui, non ha alcun odio per il popolo ebraico, fra l’altro lavora per commercianti di abbigliamento di religione ebraica». Se non fosse lui, comunque, le minacce e le frasi offensive, non solo per il commerciante, restano. Anche se per i giudici non c’è stata nessuna aggravante razziale.