23 Gennaio 2019

Denuncia per istigazione all’odio razziale contro il senatore Lannutti

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Paolo Conti, Alessandro Trocino

La protesta degli ebrei contro i 5 Stelle

Sotto accusa Lannutti, che ha citato un testo antisemita: non può fare il senatore

ROMA A tarda sera, a tre giorni da quando era stato postato, il retweet stava ancora là, in bella mostra sulla sua bacheca. II senatore Elio Lannutti non ha ritenuto di rimuovere il post dell’articolo che prende per buoni i Protocolli dei Savi di Sion (oltre ai rettiliani e alla «Nobiltà nera» che governa il mondo e che farebbe «sacrifici umani»). Un post che continua a far discutere, ma non in casa dei 5 Stelle, che ritengono chiusa la questione con le scuse del senatore (arrivate due giorni dopo il post) e con la presa di distanza del capo politico e vicepremier Luigi Di Maio. La comunità ebraica e le opposizioni insistono nel chiedere che vengano presi provvedimenti nei confronti di Lannutti. II senatore, twittatore seriale (rilancia anche 50 contenuti al giorno, spesso da siti di fake news), ha ripreso regolarmente la sua attività, sia pure con una qualche cautela in più. Dopo aver rilanciato alcuni post solidali con lui, commenta così: «Grazie, sono abituato alla macchina del fango». E poi pubblica un altro post, in attacco: «Mai una frase, un pensiero, un’azione contro gli ebrei perseguitati e trucidati dai nazisti. Mai affermato di essere antisemita. Piuttosto che querelare per la macchina del fango attivata, mi sono scusato, ma se continua la diffamazione, sarò costretto a farlo». Nei commenti si leggono molte difese del senatore, di questo tenore: «Falsi o meno che siano i protocolli dei Savi di Sion una cosa è certa: la verità è che è vero che è tutto in mano ai sionisti» (Benedetta Manini). Nessun altro esponente di spicco del Movimento 5 Stelle interviene sul tema. Parla, invece, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni: «Credo che sia gravissimo, un senatore della Repubblica italiana non può essere senatore se ha questo nella sua mente. I rigurgiti antisemiti non sono un pericolo, ma una realtà». Nel Partito democratico Emanuele Piano sfida il senatore: «Lei minaccia querele, le faccia contro di me. Anche dal testo che ha citato sono partiti i carri bestiame per Auschwitz. Proceda pure». Carmelo Miceli, deputato dem, commenta: «Non basta prendere le distanze, il Movimento dovrebbe espellerlo e chiedergli di lasciare il seggio». II senatore Antonio Margiotta ribadisce: «Le parole del senatore Lannutti sono un insulto alla memoria. Sono la rappresentazione plastica dell’incapacità di comprendere la storia drammatica del Novecento e il contegno, onore e responsabilità che impongono un ruolo pubblico. Diffondere fake news antisemite è incompatibile con rincarico di parlamentare. Di Maio tragga le conseguenze». Anche Forza Italia attacca. Dopo Mara Carfagna, interviene Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo: «L’antisemitismo si combatte non prendendo le distanze, ma allontanando le persone. Perché il Movimento Cinque Stelle ha fatto dimettere il velista Mura e non il senatore Lannutti che diffonde bufale antisemite? Forse per i 5 Stelle il velismo è più grave dell’antisemitismo?».

di Alessandro Trocino

«Stiamo per denunciarlo: istiga all’odio razziale Adesso devono espellerlo»

Dureghello: apprezzo i toni di Di Maio ma non basta

ROMA «Stiamo per presentare, come Comunità ebraica romana, una denuncia per istigazione all’odio razziale contro il senatore Elio Lannutti. La sua citazione, con un tweet, dell’infame falso storico dei Protocolli di Sion è gravissimo per molti motivi. Viene da un rappresentante delle istituzioni. Ed è dilagato sui social: un elemento che innegabilmente produce un ulteriore aggravio di responsabilità perla vasta diffusione che ha avuto».

Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana, la più numerosa e la più antica d’Italia. La domanda è ovvia ma necessaria: cosa prova dopo quella citazione del senatore Elio Lannutti?

«Rabbia, sconcerto, inquietudine. Quindi non più semplice preoccupazione. Perché la preoccupazione non può e non deve bastare. Chi ha rispolverato e divulgato uno dei simboli del più odioso antisemitismo siede in Senato: istituzione che dovrebbe rappresentare il luogo più alto della democrazia, della saggezza e della morale. Per di più questa stessa persona appartiene a un Movimento che oggi è decisiva forza di governo. E’ stato varcato un confine inaudito, in una maniera difficile da contrastare se non ci sono chiarissime e nettissime prese di posizione».

I vertici del Movimento 5 Stelle però si sono dissociati immediatamente: il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha rilasciato una durissima dichiarazione, a nome suo e di tutto il Movimento, in cui ha preso le distanze da Lannutti.

«Lo so. E ho apprezzato anche i toni usati con me dal vicepresidente Di Maio durante un nostro scambio di messaggi notturno, lunedì sera: era in una situazione in cui non poteva parlarmi al telefono. Ma non può bastare una semplice dichiarazione. Né un dialogo fatto di messaggi, anche se dai toni molto significativi. Così come per me stessa non è sufficiente spiegare la gravità di ciò che è accaduto con un tweet o con una semplice frase. Per quanto mi riguarda non è sufficiente…».

Pensa insomma che il Movimento 5 Stelle dovrebbe espellere il senatore Elio Lannutti?

«Lo so che il Movimento ha espulso diversi suoi membri per motivi assai meno gravi di questo… L’espulsione sarebbe una scelta trasparente ed eloquente. Siamo a ridosso della Giornata della Memoria. Ma certe manifestazioni non possono e non devono essere formali. Inutile parlare di lotta all’antisemitismo se non seguono atti concreti in una situazione gravissima come questa. Il Movimento 5 Stelle, proprio perché forza con grandi responsabilità di governo, deve fare chiarezza su cosa è tollerato, al proprio interno, e cosa non lo è in materia di antisemitismo. Altrimenti si offende la memoria dei milioni di ebrei che hanno pagato con la vita per quegli stereotipi: ma anche chi si è battuto per l’Italia in cui viviamo. Penso al retaggio della Resistenza, ai tanti militari che hanno sacrificato la loro vita, alle istituzioni che hanno consolidato la democrazia in Italia negli anni».

Se lei dovesse spiegare a chi non lo dovesse sapere come e perché i Protocolli dei Savi di Sion rappresentano un riferimento pericolosissimo, cosa direbbe?

«Cominciamo col dire che si tratta di un clamoroso falso storico, smascherato ormai da decenni e decenni al di là di ogni evidenza. E in tempi di fake news sappiamo bene quanto sia pericoloso intro- durre sui social una falsità assoluta, immettendola di nuovo in un circuito accessibile a tutti. Nel merito: quel falso storico, apparso all’inizio del Novecento nella Russia zarista per fomentare strategicamente l’odio verso gli ebrei, è l’indegno concentrato di secoli di pregiudizio antiebraico, antigiudaico, antisemita e oggi anche antisionista. Proprio nella Russia del primo Novecento fu lo strumento che avviò i pogrom contro gli ebrei, con le devastazioni, i massacri e i saccheggi che sappiamo. Ma quei Protocolli diventarono uno dei riferimenti dell’ideologia nazista per “motivare” la sua atroce persecuzione contro gli ebrei. Così come venne usata dalla propaganda del regime fascista per gli stessi, identici scopi. Le parole hanno un peso immenso: spesso producono più tragedie di tanti atti concreti. I Protocolli sono insomma tra responsabili ideologici della morte di migliaia e migliaia di persone…».

di Paolo Conti