29 Febbraio 2024

Danimarca e Norvegia picchi di antisemitismo dopo il 7 ottobre

L’antisemitismo in Danimarca e Norvegia è ai massimi livelli, dai tempi della II Guerra Mondiale

L’antisemitismo è ritornato. A dire il vero non è mai scomparso, ma a preoccupare è la sua incredibile crescita. Nei paesi nordici, Danimarca e Norvegia, ha raggiunto i livelli più alti, da collocarsi subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, ai tempi di Mussolini e Hitler. Questo dato impressionante si è registrato dopo il pogrom del 7 ottobre 2023.

Un grande odio verso gli ebrei, più che critiche rivolte ad Israele

In Danimarca sono stati riportati 121 incidenti di matrice antisemita, di cui 20 erano minacce di morte. Nella maggioranza si tratta di messaggi di odio, di cui oltre la metà avvenuti sul web. Nel complesso tutti gli episodi, più che commenti verso Israele, hanno a che fare con una forte ostilità verso i (pochi) cittadini ebrei.

Le minacce erano indirizzate anche verso due esponenti di rilievo della comunità ebraica danese: al rabbino capo e ad un caporedattore.

“Dopo il 7 ottobre abbiamo assistito all’antisemitismo sotto steroidi. È stata la più grande ondata antisemita in Danimarca dal 1943. Un’escalation violenta, alimentata anche dalla diffusione incontrollata dell’odio sui social media”. A dirlo, secondo quanto riportato dal Times of Israel è Henri Goldstein, capo della comunità ebraica danese, che attualmente è composta da circa 7000 persone.

Ma c’è anche un mare sommerso, perché Goldstein ha aggiunto che “la grande maggioranza degli incidenti antisemiti non viene mai denunciata”.

Nel 2015 a Copenaghen un ebreo danese è stato ucciso durante una sparatoria mentre lavorava come guardia di sicurezza ad un Bat mitzvah.

Quando nel 1943 la Danimarca era occupata dai nazisti, furono circa 7200 gli ebrei danesi che riuscirono a salvarsi fuggendo in Svezia, nazione che aveva mantenuto una posizione neutrale. Si salvarono così quasi il 95% degli ebrei danesi. La famosa missione di salvataggio avvenuta tra il settembre ottobre di quell’anno, fu resa possibile per mezzo dello stretto corso d’acqua che collegava il nord-est della Danimarca con la Svezia.

Lasciare il paese e andare in Israele?

 Molti ebrei stanno riflettendo se vogliono o meno continuare a vivere in Norvegia. «Ritengo che la ragione per immigrare in Israele non dovrebbe essere l’antisemitismo, ma il sionismo, il legame con il popolo di Israele e il desiderio di vivere nella Terra di Israele. Questa è l’insegnamento che  impartiamo».

Joav Melchior, rabbino capo della comunità ebraica di Oslo, ribadisce al pari di quanto sta avvenendo in Danimarca, che anche in Norvegia, «c’è un antisemitismo mai visto prima”, paragonabile solo ai tempi di un’Europa in pieno nazifascismo. Casi di violenza che si sono verificati nelle loro case e per strada. La notizia è stata diffusa dal sito Algemeiner.

Ad Oslo gli ebrei sono circa 2000. Melchior denuncia questa ondata di ostilità verso gli ebrei, anche in riferimento ai duri sentimenti dei media, e alle posizioni esplicitamente anti-israeliane del governo norvegese.

Inoltre, ricorda che dopo due settimane l’attentato terroristico di Hamas il ministero degli esteri norvegese Espen Barth Eide ha inspiegabilmente condannato Israele e non Hamas, in mistificatorio gioco dove le vittime vengono accusate e gli aggressori invece difesi.

Sempre chiamando in causa la Norvegia, i ricordi ci riportano ad ottobre 2023, quando a Varsavia, nel corso di una manifestazione pro-Hamas, una donna norvegese ha manifestato con un cartello vergognosamente antisemita. Ma c’era di più, come se non bastasse, ai media norvegesi  la donna ha definito lo Stato di Israele “sporco”.

Non sono solo i paesi scandinavi. È ormai risaputo che quasi tutti i paesi europei hanno registrato un aumento di segnalazioni di atti e commenti antisemiti dall’inizio della guerra a Gaza.

Non è da dimenticare che il 7 ottobre, l’organizzazione terroristica guidata da Hamas, che ha invaso Israele, ha ucciso nei metodi più brutali 1200 persone. La maggioranza erano civili che si trovano presso le proprie case o al festival musicale, dove è avvenuto il grande massacro. Corpi carbonizzati, teste amputate, torture, stupri: abusi di ogni tipo. Senza dimenticare le persone rapite, di cui molte ancora rimaste a Gaza e non liberate.

C’è poi da aggiungere che i 29000 morti nella Striscia di Gaza, di cui parla Hamas, in seguito all’offensiva da parte di Israele, “non possono essere verificati in modo indipendente e non fanno distinzione tra gli agenti di Hamas e i civili. Le Forze di Difesa Israeliane affermano di aver ucciso più di 12.000 terroristi a Gaza, oltre a circa 1.000 in Israele il 7 ottobre”.

Nella foto Grande Sinagoga di Copenaghen (fonte Wikipedia)