4 Maggio 2017

Danielle Cohen-Levinas e Antoine Guggenheim , L’antijudaisme à l’épreuve de la philosophie et de la théologie, Paris, Seuil, 2016

Fonte:

L'Osservatore Romano

Autore:

Anna Foa

Come nasce e si afferma l’antigiudaismo contemporaneo

Nei suoi rapporti con teologia e filosofia

Nel grosso volume curato da Danielle Cohen-Levinas e Antoine Guggenheim, L’antijudaisme à l’épreuve de la philosophie et de la théologie (Paris, Seuil, 2016, pagine 708, euro 32), oltre quaranta saggi affrontano il tema dell’antigiudaismo nei secoli nei suoi rapporti non con la storia, bensì con la teologia e la filosofia: un taglio molto innovativo, che poco si sofferma sulla dimensione storica per mettere invece in luce, dell’antigiudaismo, il rapporto con la cultura e il pensiero cristiano e secolarizzato del mondo occidentale. Nelle quattro sezioni in cui il volume è suddiviso e in cui i saggi si muovono liberamente tra la patristica e Heidegger, tra le origini del cristianesimo e la Nostra aetate, le prime due hanno un taglio più tradizionale, se non fosse che le argomentazioni e gli stessi accostamenti fra i saggi sono molto innovativi: le continuità e le discontinuità, le rotture insomma, a partire da quella di Marcione che in numerosi saggi vediamo riemergere come una costante a recidere il legame tra ebraismo e cristianesimo. La terza sezione si propone di affrontare le strutture del pensiero e del linguaggio che caratterizzano l’antigiudaismo fino ai nostri giorni, mentre nell’ultima sezione,Judaïsme et destin, confluiscono tutte le analisi e le suggestioni delle prime tre sezioni a dipingere un’immagine del Novecento in cui il conflitto è divenuto ormai quello tra paganesimo e tradizione giudeo-cristiana e in cui l’antigiudaismo è quanto mai presente, come un elemento che permea talmente storia, pensiero e teologia da apparire se non come un fenomeno eterno tanto meno come una permanenza stabile. Una struttura, quella di questo volume, molto innovativa, che consente di mettere in crisi interpretazioni superate e di aprire inesplorate strade di ricerca. Il volume è infatti ricco di contributi preziosi e stimolanti, frutto di ricerche specialistiche, come il saggio di Joseline Sfez su Cusano, o quello di Pierre Gisel sul marcionismo o quelli sull’antigiudaismo nel mondo protestante e ortodosso. O come i saggi dedicati a Spinoza e Marx, classici ebrei odiatori di sé nell’interpretazione tradizionale, analizzati qui con vivace acume Interpretativo. Dato il gran numero di contributi, non dobbiamo inoltre stupirci del fatto che questi saggi offrano interpretazioni spesso divergenti, se non contrastanti. Non si tratta di un’opera a tesi, fatto che ne rende ancor più stimolante e importante la lettura, ma di un tentativo di offrire, attraverso quest’ottica molto specifica, una riflessione quanto mai libera e articolata su temi su cui la discussione sembra riproporre solo immagini ormai sclerotizzate. Nell’impossibilità anche soltanto di avvicinarmi a una parziale descrizione dei temi affrontati, vorrei limitarmi a mettere in luce due o tre delle acquisizioni più nuove e interessanti. L’intento centrale del volume è individuare la presenza dell’antigiudaismo nel pensiero e nella teologia del Cristianesimo. Ma cosa si intende per antigiudaismo in un volume che spazia su venti secoli di pensiero e di teologia? Sulla vexata quaestio della distinzione fra antigiudaismo e antisemitismo, il volume ritorna più volte ed offre importanti contributi, con posizioni assai diversificate. Joel Sebban analizza questa distinzione nel mondo ebraico del Novecento, e individua nella netta frattura fra antigiudaismo e antisemitismo razziale l’inizio di quel riavvicinamento fra ebraismo e cristianesimo che caratterizzerà la battaglia di cristiani ed ebrei contro il paganesimo moderno. In un dialogo finale tra Danielle Cohen-Levinas e Jean Luc Nancy, invece, l’antisemitismo viene ridotto ad essere esclusivamente un travestimento dell’antigiudaismo e viene definito come l’odio rivolto al popolo ebraico e non al giudaismo in quanto pensiero. Due bersagli, evidentemente, difficili da separare l’uno dall’altro. In questo modo, l’antisemitismo viene assorbito quasi del tutto dentro la più vasta matrice antigiudaica e finisce, al massimo, per accostarvisi senza sostituirsi ad essa.