28 Giugno 2015

Dall’inizio dell’anno 37 stranieri espulsi dall’Italia per attività riconducibili all’ideologia estremista

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Fiorenza Sarzanini

Maghrebini e kosovari, ecco i 37 espulsi

I provvedimenti dall’inizio dell’anno decisi per chi faceva proselitismo o voleva raggiungere zone di guerra Il monitoraggio di moschee e luoghi di aggregazione. Altri sospetti saranno allontanati nelle prossime ore

C’è chi ha pubblicamente sostenuto «la legittimità di uccidere donne e figli di miscredenti» e chi ha «condotto attività di proselitismo in favore di organizzazioni terroristiche tunisine, cercando anche di convincere aspiranti jihadisti a recarsi a combattere in Siria». c’è chi ha «organizzato raccolte di denaro per finalità riconducibili all’ideologia estremista» e chi stava pianificando di «lasciare l’Italia, unitamente alla propria famiglia, per raggiungere le zone di guerra dove sarebbe disponibile ad instradare aspiranti mujaheddin». Nell’elenco dei 37 stranieri espulsi dal nostro Paese dall’inizio dell’anno ci sono marocchini, tunisini, egiziani, pachistani, anche alcuni kosovari. Persone ritenute «pericolose per la sicurezza nazionale» e per questo riportate in patria con decreto firmato dal ministro dell’Interno, dai prefetti o dalla magistratura. L’attività di controllo della polizia di prevenzione e dei carabinieri del Ros non si è mai fermata dagli attacchi di Parigi contro la redazione di Charlie Hebdo e il supermercato Kosher ed è ripresa in maniera ancor più capillare in queste ore. Moschee, luoghi di aggregazione, scuole: tutti i posti frequentati dagli islamici vengono monitorati, così come i siti internet di matrice jihadista e le utenze di quelle persone ritenute una minaccia, ma nei confronti delle quali non ci sono elementi per procedere di fronte alla magistratura. Rashad Ahmed Moussa, egiziano di 32 anni, viveva a Milano con un regolare permesso di soggiorno per lavoro subordinato, ma è stato riportato al Cairo quando ha cominciato ad «inneggiare pubblicamente al compimento di azioni terroristiche nei confronti degli europei e degli italiani, ritenuti colpevoli di uccidere donne e bambini musulmani in Iraq ed in Palestina». In Tunisia è stato invece rispedito Hichem Bouafia, 3o anni, arrivato nel nostro Paese nel 2009, che nonostante un regolare lavoro «si è reso protagonista di un percorso di radicalizzazione che l’ha portato a maturare l’intenzione di partecipare attivamente alla lotta armata jihadista ed ha condotto attività di proselitismo in favore di organizzazioni terroristiche tunisine, cercando anche di convincere aspiranti jihadisti a recarsi a combattere in Siria». Sono molti gli espulsi provenienti dall’area del Maghreb, ma il fondamentalismo islamico ha tra i protagonisti anche numerosi, stranieri provenienti dai Balcani. Resim Kastrati è nato a Zatriq, in Kosovo, nel 1992 e sei anni fa è arrivato in Italia, a Cremona. Nella scheda che motiva il suo rimpatrio è evidenziato come sia «inserito in un contesto relazionale con persone che condividono le sue stesse posizioni estremiste; ha manifestato più volte l’intenzione di recarsi in Siria per unirsi allo Stato Islamico ed è in condizione di reperire personalmente documenti contraffatti, armi da fuoco e materiale hi-tech di vario genere, di provenienza illecita, per raggiungere gli scenari di combattimento». Percorso simile a quello di Muhabi Ajeti, anche lui proveniente dal Kosovo, residente a Grosseto con un permesso della comunità europea di lungo periodo, «particolarmente attivo sui social network, dove intrattiene regolarmente contatti con persone che condividono le sue stesse posizioni ideologiche estremiste e svolge attività di propaganda in favore del Califfato». Sono soltanto alcuni, i più pericolosi, tra i fondamentalisti mandati via nei primi sei mesi del 2015. Altri saranno espulsi nelle prossime ore.