18 Dicembre 2016

Consigliere comunale di Casapound indossa una felpa con simboli nazisti

Fonte:

Corriere dell’Alto Adige

Autore:

Luigi Ruggera

Felpa «nazista», scoppia la polemica

Huber (Pd): superato ogni limite

Bonazza (Casapound): «È solo interesse storico». Rossi Innerhofer gelida

BOLZANO Prima le camicie nere, ora le felpe. Sempre nere, e con la scritta «Charlemagne». L’abbigliamento dei consiglieri comunali di Casapound non passa mai inosservato. Già aveva fatto discutere il «corteo» verso il municipio lo scorso 31 maggio, nel giorno della prima seduta del nuovo consiglio comunale, da parte dei rappresentanti di Casapound in parte vestiti di nero, che poi risposero ironicamente a quella polemica sfoggiando, nella successiva seduta, delle camicie hawaiane. Ora fa invece discutere la felpa indossata dal consigliere comunale Andrea Bonazza nell’ultima seduta: una felpa nera con la scritta «Charlemagne» e lo stemma (l’aquila a metà e tre gigli). II nome e il simbolo sono quelli dei volontari francesi della 33esima Divisione Ss Charlemagne, creata nel 1944 da un amalgama di truppe al servizio di altre unità francesi delle forze armate tedesche, così come da milizie paramilitari. A sollevare il caso per primo, su Facebook, è stato Andrea Maffei, scrivendo: «La felpa si riferisce ad una divisione delle Ss. Lo sappiano i genitori che mandano i pargoli da Casapound». Ma la polemica non si limita ai social network. II capogruppo del Pd, Alessandro Huber, annuncia infatti di voler affrontare la questione nella prossima riunione dei capigruppo. «Indossare nell’aula del consiglio comunale a felpa di collaborazionisti del nazismo — spiega Huber — mi sembra veramente esagerato. Non esiste un codice di abbigliamento per il consiglio comunale, e del resto non viviamo più in tempi in cui poter obbligare i consiglieri a dover per forza indossare la cravatta e il doppiopetto, ma al tempo stesso bisogna evitare le provocazioni. E questa lo è di sicuro. Esibire nell’aula del consiglio una felpa con una scritta di questo genere — aggiunge II capogruppo Pd — è decisamente inadeguato e inopportuno. Siamo ai limiti dell’apologia del nazismo e questo non è accettabile. Credo che dovremmo parlarne con i consiglieri di Casapound, per invitarli a non superare questi limiti, rispettando l’aula del consiglio e l’istituzione che essa rappresenta». II capogruppo del Pd conclude: «Ognuno ha la libertà di vestirsi come preferisce, ma la scritta di una divisione delle Ss non può venire sfoggiata come se nulla fosse». Della vicenda è stata informata anche la Digos, anche se finora dalla questura non vengono rilasciati commenti. A livello politico, però, la polemica sembra essere solo all’inizio. La presidente della Comunità ebraica di Merano Elisabetta Rossi Innerhofer afferma gelida: «La vicenda si commenta da sola», senza voler dar troppo peso a quella che appare come una provocazione. II diretto interessato, però, smentisce di voler suggerire, attraverso la felpa, una qualsivoglia simpatia nei confronti dell’ideologia nazista. «Ho moltissime felpe, magliette ed altri oggetti — spiega infatti Bonazza — che hanno a che fare sia con la prima che con la seconda guerra mondiale. Ho anche un colbacco e felpe dell’Unione sovietica, quindi non solo dell’esercito tedesco. Chi mi critica, come Maffei, non ha più nessun argomento valido contro di noi, e non sa più come attaccarci. Perché indosso una felpa con questa scritta? Sono vicino a tutti i militari, ai giovani che hanno perso la loro vita combattendo per una causa, per un ideale. II mio è un interesse militare e storico, e per me un sodato va sempre valorizzato e rispettato, sia esso tedesco o russo, non importa». Il consigliere di Casapound spiega che la felpa gli è stata regalata da un amico alcuni anni fa, ma aggiunge: «Non è autoprodotta, ma è in libera vendita su internet. Niente di illegale».