4 Ottobre 2018

Condanna a dodici anni di reclusione per l’estremista di destra Luca Traini

Fonte:

La Stampa

Autore:

Grazia Longo

Raid contro gli stranieri 12 anni a Traini “Fu odio razziale”

Avvolto da una bandiera italiana fece il saluto romano davanti al monumento ai Caduti e al momento dell’arresto per l’agguato xenofobo a sei extracomunitari, il 3 febbraio a Macerata, dichiarò che voleva vendicare la giovane Pamela, uccisa e nascosta a pezzi in un trolley da un nigeriano. Ieri è stato condannato a 12 anni per strage con l’aggravante dell’odio razziale e porto abusivo d’arma. Luca Traini, 29 anni, noto per le sue simpatie per l’estrema destra e per la sua candidatura tra le fila della Lega, ha provato a difendersi in aula leggendo un breve testo scritto a mano, ma i giudici hanno confermato le richieste della procura (ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato).

II pentimento

«Scusate ho sbagliato – ha dichiarato il giovane -. Non provo nessun odio razziale volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti». Il suo difensore, l’avvocato Giancarlo Giulianelli, si è giocato la carta della seminfermità mentale e una personalità borderline, ma è stato smentito dal perito del tribunale, il professor Massimo Picozzi secondo cui l’azione di Traini fu «un gesto organizzato e compiuto da una persona capace di intendere e di volere, legato ad uno stato emotivo e passionale». Il raid contro i sei immigrati, una donna e cinque uomini tra i 21 e i 33 anni, tutti originari dell’Africa subsahariana, avvenne te giorni dopo l’atroce delitto di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana che incontrò il suo assassino dopo essere fuggita da una comunità per tossicodipendenti. Il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio ribadisce che si è trattato di «crimini d’odio commessi da persone schierate per le loro scelte ideologiche di estrema destra e di orientamento razzista». E aggiunge: «Le affermazioni in aula dell’imputato dimostrano comunque che è in atto un processo di ravvedimento». In passato infatti Luca Traini non aveva manifestato perplessità circa la sparatoria: in un precedente interrogatorio non aveva infatti negato quanto fatto e si era assunto le responsabilità. Il suo legale annuncia ricorso in appello. Intanto lo zio di Pamela, l’avvocato Marco Valerio Verni commenta: «Abbiamo da subito condannato la violenza di Traini, perché non era quello il modo di ottenere giustizia per Pamela. Ma mi auguro che la condanna sia il frutto di un contraddittorio equilibrato, scevro da qualsiasi tipo di condizionamento socio-politico».