Fonte:
Or Ammim
Alla vigilia di Yom Kippur, respingiamo con fermezza l’appello dell’assessore Ara a esprimerci
sul governo israeliano.
La Comunità ebraica progressiva di Bologna esprime profonda preoccupazione per le
dichiarazioni dell’assessore alla Pace Daniele Ara, che ha invitato gli ebrei bolognesi a “dire
almeno una parola sul governo Netanyahu”.
“Non accettiamo che la nostra identità religiosa venga piegata a fini politici. Chiedere agli
ebrei di Bologna di esprimersi sul governo Netanyahu significa non comprendere la differenza
tra fede e politica, tra vita comunitaria e conflitti internazionali. La nostra responsabilità è
verso il dialogo, la memoria e la coesione sociale, non verso governi stranieri, tantomeno su
richiesta di Ara” – dichiara Carmen Dal Monte, presidente della Comunità ebraica
progressiva di Bologna.
Vi è, inoltre, un evidente doppio standard: non si chiede mai ad altre comunità religiose di
pronunciarsi su regimi, gruppi o movimenti a loro culturalmente vicini. Perché solo agli ebrei
si chiede di farlo? Questo meccanismo discriminatorio isola e delegittima la nostra
Comunità, invece di rafforzare il rispetto reciproco.
“È particolarmente offensivo che questa richiesta sia stata rivolta alla vigilia di Yom Kippur, il
giorno più sacro dell’anno per gli ebrei. Non si tratta di ingenuità: colpire proprio in un
momento di raccoglimento e preghiera significa mancare di rispetto a quella fede specifica,
sempre la stessa messa sotto accusa. Ancora più grave è che a farlo sia chi nelle istituzioni
dovrebbe rappresentare la “pace”: un assessore non può permettersi di normalizzare
atteggiamenti discriminatori verso una minoranza religiosa” – aggiunge Carmen Dal Monte.
Confondere l’identità religiosa di una comunità locale con le scelte politiche di uno Stato
estero è un atto grave, che alimenta stereotipi antisemiti. La nostra Comunità non può né
deve essere chiamata a rispondere delle decisioni di un governo straniero.
“La Comunità ebraica progressiva di Bologna respinge con fermezza ogni tentativo di imporle
un ruolo politico che non le appartiene. Chiediamo alle istituzioni locali di rispettare il
principio fondamentale di non discriminazione e di tutelare tutte le minoranze religiose in
eguale misura, senza odiosi distinguo”, conclude Dal Monte.
