24 Novembre 2017

Commento alla visita in Italia della terrorista Leila Khaled

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Pierluigi Battista

Quella nemica della pace accolta da eroina e l’odio per Israele

Che poi, perché accogliere con tanto entusiasmo una militante diventata famosa per aver dirottato aerei come arma letale di lotta politica per distruggere lo Stato di Israele, insomma una terrorista ancora convinta delle sue scelte? Perché, come ha fatto il sindaco di Napoli e come ha fatto il Parlamento europeo e altre istituzioni che saranno incontrate in un tour promozionale, celebrare le gesta di Leila Khaled, che nemmeno due mesi fa ha legittimato l’assassinio di tre cittadini israeliani come guerra santa contro l’odiato «sionismo»? Perché questo è il punto. Non tanto impedire l’ingresso in Italia di chi ha fatto del terrorismo e dell’appoggio alle organizzazioni palestinesi ancora oggi più estremiste il suo credo, perché comunque la libertà di parola e di circolazione non può mai essere messa in discussione. Ma accogliere al pari degli eroi una nemica dichiarata della pace e della convivenza tra israeliani e palestinesi, quale oscurità ideologica nasconde? L’odio per Israele abbraccia anche organizzazioni politiche e gruppi accademici che hanno eletto la democrazia israeliana a bersaglio di ogni invettiva, non molto lontana dagli stilemi del più vieto antisemitismo, e a un boicottaggio che non ha eguali in un mondo in cui pure spadroneggiano le più feroci dittature. Ma perché le istituzioni che sono di tutti i cittadini debbano sponsorizzare gruppi e personalità che teorizzano e praticano la guerra totale contro Israele, questo è davvero incomprensibile. O meglio, è comprensibile solo alla luce di una persistente, coriacea, inscalfibile sopravvivenza di pregiudizi culturali in cui nemmeno ci si accorge della presenza di veleni antiebraici camuffati da proclami antisionisti. Per cui è più che giustificata la preoccupazione delle comunità ebraiche, allarmate non dall’attacco a uno Stato come quello di Israele ma dai motivi ideologici e culturali che quell’attacco trascina inesorabilmente con sé. Ed è ingiustificabile invece l’accondiscendenza delle istituzioni, a cominciare dal governo di Napoli, nei confronti di figure come quella di Leila Khaled, terrorista non pentita, sostenitrice dei mezzi più violenti nella guerra contro Israele.