Fonte:
moked.it
Autore:
Daniel Reichel
BASKET – L’Hapoel a Milano, il Maccabi a Bologna: due città, due climi opposti
De Paz: «Tensioni figlie delle scelte dell’amministrazione bolognese»
Entrambe sbarcano in Italia per l’Eurolega, ma in contesti molto diversi. I rossi dell’Hapoel Tel Aviv questa sera sfidano l’Olimpia Milano dopo aver vinto il derby contro il Maccabi e aver mantenuto l’imbattibilità in campionato, sostenuti in casa da una Menora Arena gremita e dal quintetto in crescita guidata dal centro Kenneth “Ken” Motley e dall’ala-pivot Daniel Oturu. Domani sarà invece il turno dei gialli del Maccabi Tel Aviv, impegnati a Bologna contro la Virtus dopo la sconfitta con l’Hapoel e con l’obbligo di reagire in un momento segnato da assenze pesanti, tra cui quella di Vasilije Micić. Sul piano sportivo, le due squadre israeliane arrivano in Italia in condizioni di forma differenti; sul piano dell’accoglienza, il divario è ancora più netto. A Milano, l’arrivo dell’Hapoel non ha generato particolari tensioni né polemiche. A Bologna, il match con il Maccabi si è trasformato in un caso cittadino, con proteste annunciate, preoccupazioni sulla sicurezza e un clima che si è fatto via via più pesante. Lo ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz, puntando il dito contro la gestione del sindaco Matteo Lepore. Secondo De Paz, quanto sta accadendo «è figlio di una linea politica portata avanti negli ultimi due anni dall’amministrazione: un giudizio amaro che arriva alla vigilia di una gara trasformata nel baricentro di tensioni politiche, proteste e contestazioni istituzionali». Una lettura che contrappone la situazione bolognese a quella milanese: «Il sindaco ha giustificato la sua iniziale propensione a cancellare la partita facendo riferimento a minacce all’ordine pubblico. Va però osservato che tali minacce sembrano sussistere solo a Bologna, mentre a Milano, dove questo fine settimana si giocherà la partita Milano–Hapoel Tel Aviv, il sindaco Giuseppe Sala non ha nutrito alcuna esitazione nel tutelare un evento sportivo. A Bologna, invece, è accaduto il contrario, lasciandoci molto delusi, anche se purtroppo non sorpresi», ha affermato De Paz. Anche per il vicepresidente della Comunità ebraica felsinea, Emanuele Ottolenghi, il nodo non è sportivo ma politico: «La ragione di questa differenza, a nostro avviso, è il clima di tensione e mobilitazione permanente pro-pal che vige a Bologna da due anni, al quale il sindaco ha dato un robusto e irresponsabile contributo, aizzando una piazza che ora teme. Da quando il sindaco ha issato la bandiera palestinese a Palazzo d’Accursio, nel maggio 2024, non ha perso occasione per dar fianco a chi ora, secondo lui, minaccia l’ordine pubblico». A queste valutazioni si è aggiunta la voce della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, auspicando che la partita «possa svolgersi con serenità» e ringraziando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per l’impegno sulla sicurezza. Di Segni ha invitato a riflettere sul ruolo delle istituzioni locali nel creare o disinnescare tensioni, osservando che la sicurezza passa anche attraverso il modo in cui si sostiene lo sport «con spirito positivo e convintamente». Al contrario, ha sottolineato la presidente Ucei, quando si alimenta solo «l’allarme», si finisce per «prestare il fianco a chi vuole incitare alla violenza e incendiare le piazze con odio».
