12 Marzo 2021

Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo CDEC, illustra la nuova “Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2020”

Fonte:

Moked.it

“In un paese disorientato e in difficoltà, attenzione al fascino dell’odio”

Contro l’odio e l’antisemitismo serve una strategia, non bastano interventi sporadici. Come negli scacchi, bisogna avere chiaro l’obiettivo, sottolinea Natan Sharansky, a lungo presidente dell’Agenzia ebraica. “Serve un lavoro che coinvolga più livelli della società ed è necessario, per quanto riguarda l’antisemitismo, averne chiari i contorni. Se non sai chi hai davanti, non sai come combatterlo. Per questo è importante la definizione di antisemitismo dell’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance)”, spiega Sharansky a Pagine Ebraiche. Muovere dunque da quella definizione per decostruire le tante forme dell’odio antisemita. Un’odio, il timore di Sharansky condiviso da molti, che in questa crisi sociosanitaria rischia di riaffacciarsi con preoccupante forza grazie soprattutto alle diverse piattaforme social. Lo evidenzia, per quanto riguarda il nostro paese, l’ultima Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia a cura dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec.

“Guardando soprattutto ai social network, il tema del complottismo, in particolare del potere economico degli ebrei, è riemerso in modo significativo – spiega la sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio del Cdec – e si è agganciato al tema del covid. Nell’emergenza, si sono ripresentati stereotipi antichi: un po’ come nella peste del Trecento e Quattrocento, ritorna la menzogna degli ebrei che diffondono il virus per poterci guadagnare”. Bugie che trovano terreno fertile, aggiunge la sociologa, in un’Italia in cui da tempo si registra un disagio crescente, in cui la crisi economica aveva già lasciato segni evidenti e dove l’ascensore sociale è bloccato, se non peggio.

“Secondo il Censis – si legge nella relazione dell’Osservatorio del Cdec – quando sarà superato il problema del virus, la pandemia lascerà dietro di sé una società più incerta e spaventata, più povera e con problemi occupazionali. Il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza coronavirus abbia danneggiato in maggior misura le persone più vulnerabili, ampliando così le disuguaglianze sociali”. In questo quadro, lo spaesamento diffuso ha portato alcuni a cercare dei capri espiatori verso cui concentrare la propria frustrazione: i medici, i politici, gli organismi internazionali, le minoranze, le donne. Lo raccontava di recente un’inchiesta del programma Rai Presadiretta, dal titolo “Le strade dell’odio”, in cui si presenta un quadro inquietante di come l’odio online si stia diffondendo in maniera esponenziale ed eroda le fondamenta del nostro sistema democratico. Il problema, evidenzia Guetta riferendosi all’antisemitismo, è che “ci troviamo di fronte ad un fenomeno sempre più liquido, non necessariamente riconducibile a fazioni politiche o ambienti culturali, ma più trasversale” che trova un potente veicolo di diffusione attraverso il web. Si va dall’antisemitismo dell’estrema destra all’odio contro Israele dell’estrema sinistra. Ma per Guetta l’accento è da porre “sul pregiudizio diffuso. Non solo su quelli che possiamo definire militanti antisemiti, ma su tutto quel mondo che rilancia teorie del complotto e cospirativiste”.

Il fulcro degli episodi registrati nel 2020, si legge nella Relazione, così come dei due anni precedenti è il cospirativismo, articolato in una serie di miti connessi principalmente a temi economico-politici o etici. “La strategia cospirativista – si legge nel rapporto – mira a instillare incertezze e diffondere dubbi sulla capacità delle democrazie liberali di saper affrontare i problemi della gente e alimentare odio verso stranieri e fantomatiche élite”. Un esempio di tutto questo, il movimento antisemita online QAnon che ha preso piede negli Stati Uniti e ha avuto una certa diffusione anche in Europa. Alla base, una tesi strampalata per cui ci sarebbe un “nuovo ordine mondiale, considerato colluso con reti di pedofilia a livello globale, pratiche ebraiche oscure, cabale occulte, e in generale avente per obiettivo il dominio mondiale”. Alcuni dei sostenitori di QAnon erano tra coloro che hanno assaltato il Congresso Usa il 7 gennaio scorso. Ennesima dimostrazione di quanto sia vero il monito del presidente dell’Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt di come la violenza online si trasformi poi in violenza nella vita reale. “Continuiamo a vedere lo stesso scenario omicida che si ripete all’infinito: individui che si radicalizzano in spazi online dedicati a idee estremiste e odiose, la pubblicazione di una sorta di manifesto o di richiamo all’azione, e poi, alla fine, un attacco violento”, spiegava a Pagine Ebraiche Greenblatt, impegnato insieme all’Adl a fare in modo che le piattaforme social intervengano per interrompere questa catena pericolosa. Un obiettivo condiviso in Italia dalla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini. Su queste pagine, Santerini ribadiva inoltre l’importanza per il nostro paese di avere avviato una strategia nazionale contro l’antisemitismo. “Rappresenta un salto di qualità notevole rispetto a quanto fatto finora nella lotta all’antisemitismo. – spiegava Santerini – È un’azione molto più stringente, anche nel rapporto con i singoli ministeri con cui andremo ad interfacciarci. A ciascuno possiamo adesso rivolgerci con raccomandazioni ad hoc, formulando richieste ben precise che sono frutto di un percorso, di un’elaborazione a monte”. Per Guetta, la nomina di Santerini rappresenta è la dimostrazione della sensibilità delle istituzioni italiane per il problema dell’antisemitismo. “Al vertice si sta costruendo una sorta di cordone sanitario importante. Il problema però è costruire una contronarrativa dal basso che funzioni. Proprio perché l’antisemitismo è, come dicevamo, liquido. Si inserisce in un contesto di disagio e in una società in cui molti fanno difficoltà a decodificare quanto leggono sul web. Si dà credibilità ad affermazioni che non ne hanno alcuna. Nella confusione della rete, – sottolinea la sociologa del Cdec – ognuno sceglie le proprie verità e in questa atmosfera le posizioni più estreme sono quelle che hanno più successo”. Soprattutto in un momento di grande disorientamento come quello che stiamo vivendo. Le sfide dunque sul tavolo sono molte e, come ricordava Sharansky, servono strategie chiare in questa partita fondamentale.