12 Dicembre 2014

Bar che fa scontrini con l’effige di Benito Mussolini

Fonte:

L'Arena

Autore:

Francesco Scuderi

Bar «nostalgico» del Fascio Sullo scontrino c’è Mussolini

Nel locale sono appesi calendari foto ed altri cimeli del Ventennio L’esercente: «È un modello di vita che mi ha trasmesso diversi valori»

Dopo le etichette delle bottiglie con il volto del fuhrer Adolf Hitler, vendute due anni fa in un supermercato di Garda, ecco spuntare a Cerea lo scontrino fiscale con il ritratto di Benito Mussolini. Nella centralissima via Paride, al «Bar Armando», la titolare Marica Bologna e sua mamma Maristella Finezzo, che la aiuta nella gestione, non fanno mistero delle loro simpatie. «Il Duce», esordisce Finezzo, «per me rappresenta un modello di vita da cui ho imparato valori come lealtà, onestà, rispetto delle regole e più di tutto il valore della famiglia».

Nel locale, oltre allo scontrino con il volto di Mussolini, ci sono altri cimeli che ricordano il ventennio fascista: dai poster del Duce alle pareti alle foto in bianco e nero passando per i calendari ed alcuni frasi storiche. Tutto è appeso in bella mostra a fianco degli addobbi natalizi tipici di questo periodo. La sanguigna Finezzo, conscia delle polemiche che scateneranno le sue parole, le difende a spada tratta. «Sono una persona chiara e trasparente», afferma l’esercente, «nella vita ho spesso aiutato il prossimo, vado orgogliosa dei miei ideali e li esprimo senza offendere nessuno. Non credo di avere nulla di cui vergognarmi e non mi considero nemmeno una nostalgica: quando c’era il Fascismo non ero nemmeno nata, sono infatti del 1961». A trasmettere l’amore per il Duce alla donna è stato il papà Gino. «Durante la seconda guerra mondiale», sottolinea la 53enne, «fu un telemarconista addetto alle comunicazioni a Roma, non andò al fronte e per questo lo Stato non gli riconobbe nulla al termine del conflitto».

L’idea di stampare la faccia del Duce sugli scontrini fiscali è presto spiegata. «Ogni anno, per tutto il mese di ottobre», racconta Finezzo, «per ricordare la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, sulle ricevute che emettiamo c’è la faccia di Mussolini. A fine mese la togliamo, ma quest’anno siamo in ritardo». Insomma, lo scontrino fascista a breve sparirà ma poster, foto e calendari rimarranno. «In Italia esistono vie dedicate a Stalin», sbotta Finezzo, «si può esprimere l’ideologia comunista nonostante i milioni di morti causati nei gulag dell’ex Unione Sovietica, noi abbiamo idee diverse e chiediamo vengano ispettate. Nel nostro bar può entrare chiunque, non chiediamo certo tessere di partito».

Per i clienti avere a che fare con i ricordi del fascismo sembra non essere un problema. «Da anni prendiamo le prenotazioni del calendario del Duce e per l’edizione 2015 ne abbiamo 80 ma tanti altri avventori continuano a chiedercelo», confida la titolare del bar senza nascondere che in passato altri clienti, davanti alle immagini di Mussolini, si sono lamentati. «C’è capitato di essere state criticate», ammette Bologna, «è giusto che chi la pensa diversamente dica la sua, non costringiamo nessuno a rimanere nel nostro bar, a Cerea ci sono tanti altri locali». A maggio di quest’anno, il caso delle etichette inneggianti a Hitler su cui la Procura di Verona aveva aperto a suo tempo un fascicolo, con l’ipotesi di reato d’apologia al fascismo, si è risolto con una richiesta d’archiviazione. La legge Scelba, infatti, punisce tutto ciò che può condurre alla «riorganizzazione del disciolto partito fascista» ma non una pubblicità «fine a se stessa», come ha chiarito il sostituto procuratore Beatrice Zanotti.