Fonte:
www.ilmessaggero.it
Ragazzi israeliani rapiti e uccisi, la foto-sfottò dell’attivista filopalestinese davanti a un forno
È una di quelle battute che sarebbe meglio non capire. Perché il significato non solo non fa ridere, ma anzi fa gelare il sangue. Tutto è cominciato da una foto, pubblicata su Facebook da Samantha Comizzoli, attivista pro-palestinese che dice di battersi, anzi di “Resistere” contro “i coloni sionisti” da Nablus, in Palestina.
Qualche giorno fa Samantha, che nel 2011 si è candidata come sindaco a Ravenna con una sua lista civica, “Ravenna punto e a capo”, si è immortalata davanti a un forno, facendo un gesto che in un primo momento nemmeno i suoi amici hanno compreso: una sorta di “OK” con la mano destra. Ma è lei stessa a far capire di cosa si tratta. Quel segno simboleggia un 3, e si riferisce ai tre ragazzi israeliani rapiti e oggi ritrovati morti vicino Hebron, in Cisgiordania.
Il collegamento con il forno è immediato: la “battuta” della Comizzoli si riferirebbe ai forni utilizzati dai nazisti nei campi di sterminio. Uno scherzo di pessimo gusto che ha suscitato la reazione indignata di molti, e che si è diffuso rapidamente in Rete.
Anche Rosa Schiano, altra attivista palestinese che ha “raccolto l’eredità” di Vittorio Arrigoni, il reporter ucciso a Gaza nel 2011, ha discusso animatamente con la Comizzoli, tanto da bannarla dal suo profilo Facebook. In quell’occasione la ragione del litigio fu un’altra foto, molto cruenta, pubblicata dalla Comizzoli, che raffigurava un bambino morto a Gaza. Samantha sosteneva che il bimbo era stato ucciso da un bombardamento israeliano, mentre la Schiano la smentiva, specificando che invece il piccolo era morto «per un incidente interno». La Schiano ha così accusato la Comizzoli di fare «il gioco dell’occupazione». Poi la discussione è degenerata tanto da rovinare i rapporti fra le due attiviste.
Ma Samantha, nonostante le critiche e gli insulti che le sono piovuti addosso, lungi dallo scusarsi, ha invece continuato a pubblicare foto con “il gesto del tre”.
Non solo, perché appena saputa la notizia del ritrovamento dei cadaveri dei ragazzi israeliani, l’attivista ha pensato bene di scrivere, sempre a mo’ di battuta: «domani mi sa che mi faccio fare una foto senza dita :)))))))».
Anche in questo caso sarebbe meglio non capire. Purtroppo però, stavolta la battuta è ancora più atrocemente comprensibile. Quel che è davvero difficile comprendere è fino a che livello possa spingersi la cattiveria e la violenza umana. Anche se una foto, in questo caso, aiuta.
La replica Samantah Comizzoli, spiega attraverso il suo avvocato, che il gesto non va legato al rapimento dei ragazzi, ma sul suo blog personale scrive:
«Il giorno 24 giugno mi trovavo nel panettiere del villaggio per fare tutti assieme il pane. Abbiamo scattato un po’ di foto del momento. Poichè in quei giorni c’era un’iniziativa mediatica dei media locali di fare le foto con le tre dita in segno di supporto alla Resistenza, augurando la terza Intifada e di supporto all’azione di rapimento dei 3 coloni; e poiché io non avevo ancora fatto foto con le tre dita di supporto, l’ho fatta in quel momento, così come altri la stavano facendo».