7 Luglio 2015

Arrestato presunto jihadista molto attivo sui social networks

Fonte:

Il Messaggero

Autore:

Sara Menafra

Guerra santa sul web, un arresto a Pisa

Fa propaganda jihadista su Facebook: un 25enne di origine marocchina fermato con l’accusa di istigazione al terrorismo Pubblicava foto di decapitazioni e monumenti come la torre pendente e la Statua della Libertà, possibili obiettivi di attentati

Roma Tre diversi profili su Facebook, la partecipazione a chat e gruppi di discussione. Tutti rigorosamente via web. Jalal El Hanaoui, 25 anni di origine marocchina, è stato arrestato ieri mattina dagli uomini della Polizia di Stato di Pisa, su ordine del tribunale di Firenze, con l’accusa di istigazione al terrorismo aggravata della divulgazione via web. E’ una delle prime applicazioni delle norme antiterrorismo votate dal Parlamento lo scorso mese. Jalal El Hanaoui avrebbe fatto proseliti solo via internet ma senza mai aver organizzato (né tantomeno realizzato) un attentato terroristico. Circostanza, questa, che potrebbe suscitare qualche polemica o avviare un dibattito sul giro di vite dell’antiterrorismo in un ambito delicato come la garanzia del diritto di espressione.

IMMAGINI E PREGHIERE

Jalal aveva creato due profili Facebook con un nome arabo ed uno con uno pseudonimo italiano – Valerio Rosato – utilizzato forse per essere più credibile agli occhi dei possibili lettori italiani. Jalal postava su Fb anche foto di celebri monumenti dell’occidente che, almeno in teoria, avrebbero potuto diventare obiettivi di attentati terroristici. Le foto vanno dalla Statua della Libertà alla Torre di Pisa, passando per la cattedrale di San Basilio a Mosca e un muro in Israele per la separazione dei territori occupati e il Burj al Arab di Dubai. Tra le immagini c’è il disegno di una decapitazione che El Hanaoui commenta come atto di eroismo. In una foto invece si vede una scritta nel deserto che, tradotta, significa «solo la legge di Dio va seguita, mentre le leggi degli uomini devono essere distrutte». Secondo gli investigatori l’arrestato propugnava come mezzi per realizzare lo stato islamico, anche la strage, gli omicidi, gli attentanti e i danneggiamenti. In un suo commento si legge che si isserà «dal sangue la bandiera dello stato islamico»; in un altro commento esorta «i democratici ad andare via, noi faremo la jihad». E uno dei post cancellati dalla società Facebook dopo la sua pubblicazione dice: «La Danimarca ha fatto sapere che non pubblicherà le vignette blasfeme (hanno imparato la lezione): Mentre i francesi, maledetti, hanno fatto sapere che pubblicheranno nuove vignette. Lo capiranno presto con la forza che tutto ha un limite».

GLI AMBIENTI PISANI

La passione per la religione islamica sarebbe nata nel corso degli ultimi anni, prima una formazione islamica ma anche una frequentazione con piccoli spacciatori, sempre nella zona di Pisa: «Jalal da piccolo aveva frequentato una scuola coranica guidata da un imam tipo esorcista e dopo un lungo periodo di frequentazione di ambienti e persone legate al mondo degli stupefacenti, da circa un anno li avrebbe abbandonati per dedicarsi esclusivamente allo studio della religione islamica e, conseguentemente, alle vicende che interessano il medio oriente».

NIENTE MOSCHEA

Di certo, i suoi proseliti viaggiavano quasi esclusivamente su internet: «Appare singolare – scrive ancora il gip – come emerge dalle conversazioni registrate, che l’indagato non frequenti moschee della provincia di Pisa che considera luoghi di guerre di potere dove i responsabili non seguono gli insegnamenti del Corano». Dunque, Jalala «prega sempre da solo, leggendo più volte una sura». Via web El Hanaoui era entrato in contatto con altri due soggetti ritenuti pericolosi dall’antiterrorismo: Oussama Khachia, espulso il 18 gennaio scorso dall’Italia in ottemperanza alle disposizioni del ministero dell’Interno per gli stranieri che praticano attività sospette di essere finalizzate al terrorismo, e con Halili El Mahdi, nato a Ciriè (Torino), arrestato su ordine della procura di Brescia per attività finalizzate al terrorismo. Di certo, però, scrive il gip, quando El Mahdi viene arrestato il 25 marzo, Jalal ”oscura” il proprio profilo su Facebook e riduce ulteriormente i propri contatti telefonici.