26 Marzo 2024

Ariel Finzi, rabbino capo di Torino, definisce «vergognosa» la sospensione dei rapporti con gli atenei israeliani disposta dal Senato accademico dell’Università

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Diego Molino

“Porterei Geuna a Israele supererebbe i pregiudizi”

Il Rabbino Capo di vibrino: “Preoccupante la scelta dell’Università Mozione votata su dati diffusi da Hamas e considerati acriticamente veri”

«Una decisione deprecabile e vergognosa, perché palesemente legata a una presa di posizione nel conflitto in atto e basata su informazioni totalmente di parte e non obiettive, su pregiudizi sullo Stato di Israele». E il pensiero del Rabbino Capo di Torino Ariel Finzi, in merito alla decisione del Senato Accademico di sospendere futuri progetti di collaborazione con università e centri di ricerca israeliani.

Qual è stata la reazione della Comunità Ebraica?

«Lo scorso 20 marzo la Comunità, nella persona del Presi succede in Iran nei confronti delle donne, sui dissidenti in Cina o sulla condizione degli ostaggi rapiti dente, ha inviato una lettera al Rettore Stefano Geuna, con la richiesta di un colloquio; confidiamo che presto si possa arrivare a un chiarimento».

Per dire cosa?

«Per esprimere il nostro turbamento, l’indignazione e il dissenso. Inoltre, per chiedere garanzie sull’incolumità fisica e la libertà di espressione degli studenti di religione ebraica e di nazionalità israeliana, che oggi non è più scontata».

Cosa direbbe lei personalmente al Rettore?

«Vorrei rivolgere un invito personale: mi offro di accompagnarlo personalmente per un viaggio in Israele e mostrargli un paese stupendo e democratico. Forse dò “Abbiamo inviato una lettera al Rettore confidiamo in un chiarimento” sarebbe sufficiente per estirpare quei pregiudizi costruiti dalla semplice lettura dei titoli degli articoli dei giornali. Poi lo invito a un viaggio nei territori palestinesi per verificare la democrazia, la condizione della donna e il rispetto dei diritti civili».

Cosa intende?

«È preoccupante vedere che professori universitari si appoggino solo su dati diffusi daHamas considerandoli acriticamente veri. Mi auguro che chi ha votato a favore della mozione del Senato Accademico non usi lo stesso metodo nello studio delle scienze». Cosa pensa del dibattito in corso all’Università?

«Da chi oggi parla di genocidio di Israele mi piacerebbe ascoltare anche parole su quanto succede in Iran nei confronti delle donne, sul trattamento dei dissidenti in Cina, o sul numero di condanne a morte applicate quotidianamente in questi Paesi, e infine sulla condizione degli ostaggi rapiti. È estremamente difficile non pensare all’antisemitismo quando si osservano un trattamento di due pesi e due misure nel giudizio verso Israele e verso altri paesi».

Secondo lei perché il Senato Accademico ha preso quella decisione?

«Non sta a me valutare, però sulla stessa scia, mi domando se accetteranno collaborazioni con università palestinesi dopo che il 7 ottobre i loro soldati hanno stuprato, sgozzato, decapitato e bruciato donne, bambini e civili».

Quale sarebbe dovuta essere la posizione dell’Ateneo?

«Anche questo non sta a me valutare, ma almeno ritengo che la votazione non doveva essere fatta in quelle condizioni, ma almeno rimandata».

Che idea si è fatto della protesta anti-Israele nelle manifestazioni studentesche?

«Mi domando se tutte quelle persone che da una parte sostengono lo slogan “dal fiume al mare” e dall’altra parlano di “due popoli e due stati”, si rendano conto di sostenere due tesi opposte. “Dal fiume al mare” significa dal Giordano al Mediterraneo, cioè solo la Palestina e di conseguenza la cancellazione dello Stato di Israele. Inoltre, mi domando se i manifestanti siano al corrente del fatto che lo stato d’Israele ha più volte offerto la pace ai paesi arabi e ai palestinesi, ma dagli anni ’30 (prima ancora della fondazione dello stato d’Israele) la risposta è sempre stata un rifiuto come i famosi tre nodi Khartoum, il rifiuto di settembre 2000 a Camp David e lo stesso 7 ottobre 2023 che mirava a bloccare gli accordi di Abramo».

Quali rischi concreti avverte in questo clima?

«Preferirei non dirlo. Nel 1938 le leggi razziali che vennero accettate dalle Università. Oggi ci sono episodi preoccupanti: la bandiera israeliana bruciata a Torino, l’evento di Firenze dove una ragazza che manifestava per la violenza alle donne del 7 ottobre è stata violentemente allontanata per “coprire” ciò che ha fatto Hamas e ovviamente la mozione approvata dall’Ateneo».

Photo Credits. La Stampa