21 Agosto 2018

Archiviato dal Gip il gesto del calciatore dilettante che a Marzabotto esultò dopo un gol facendo il saluto romano e mostrando un simbolo della Rsi

Fonte:

Corriere di Bologna

Autore:

Andreina Baccaro

Il saluto fascista a Marzabotto va in archivio

Il giudice: «Gesto isolato, nessun pericolo alla democrazia». Decisivo l’incontro con il sopravvissuto

«Un gesto isolato, di un giovane che non pare nemmeno aver avuto piena contezza del grave significato della simbologia esposta», nessun pericolo per l’ordinamento democratico insomma. Con queste motivazioni il gip Franco Raffa mette la parola fine all’inchiesta penale sull’ex calciatore della Futa 65 Eugenio Maria Luppi, che il 12 novembre 2017 esultò per la vittoria contro il Marzabotto facendo il saluto romano e mostrando una maglietta con il simbolo della Repubblica di Salò. Il calciatore 26enne, poi acquistato dal Borgo Panigale ma squalificato per otto mesi dalla Procura federale della Figc, era accusato del reato di apologia del fascismo, ma la pm Michela Guidi aveva chiesto a maggio l’archiviazione del fascicolo, ora accolta dal gip. Un’archiviazione che farà discutere, così come indignò quel braccio teso di Luppi, sollevato proprio sul campo di una comunità vittima di una delle più sanguinose stragi nazifasciste: l’eccidio di Montesole tra i129 settembre e il 5 ottobre 1944. E invece si legge nella richiesta di archiviazione della pm Guidi «nonostante la diffusione delle immagini in rete e conseguente pubblicità al gesto, nessun pericolo all’ordinamento democratico può essere riscontrato». La Procura cita precedenti sentenze che, come una recente pronuncia della Corte Costituzionale del 2018, considerano apologia del fascismo «non tutte le manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, ma solo quelle che possono determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste in relazione al momento e all’ambiente in cui sono compiute». «Le manifestazioni del pensiero e dell’ideologia fascista in sé — conclude la Procura — non sono vietate rientrando nel diritto costituzionalmente garantito di libertà di manifestazione del pensiero. Sono vietate unicamente qualora pongano concretamente in pericolo la tenuta dell’ordine democratico e dei valori ad esso sottesi». La pm ha poi escluso che il Comune di Marzabotto e le associazioni antifasciste potessero considerarsi parti offese, ma solo soggetti danneggiati e non ha quindi notificato la richiesta di archiviazione. Né il Comune né l’Anpi hanno quindi potuto opporsi: solo lo Stato, qualora fosse stato riconosciuto sussistente il reato di apologia, avrebbe potuto costituirsi come parte civile. La conclusione dell’inchiesta fa sentire «sollevato» il protagonista della vicenda che ora chiede di «ritrovare serenità», così come lui stesso ha confidato ieri al suo legale Alessandro Veronesi. «Ha attraversato un momento difficile — osserva il difensore —, ha subìto un processo sportivo. Ha incontrato uno dei sopravvissuti e ripensato a quanto successo. E stato anche oggetto di insulti e minacce sui social ma ha deciso di non denunciare». All’indomani dell’offesa alla comunità di Marzabotto, Luppi fu a sua volta bersaglio di un linciaggio virtuale sui social che lo portò a chiudere il profilo Facebook mentre la squadra del Futa 65, di Loiano, andò in visita al sacrario dei caduti di Montesole. La stessa società è stata sanzionata per non aver vigilato. Ha giocato in favore del calciatore, invece, il suo incontro con Franco Leoni Lautizi, reduce ultraottantenne dell’eccidio di Marzabotto, che gli scrisse una lettera aperta, invitandolo a incontrarlo per raccontargli l’orrore di quei giorni e che, unica voce fuori dal coro di condanne, in quei giorni di novembre si schierò contro il pugno di ferro da più parti invocato. «Si è trattato di un gesto isolato — ha scritto la Procura —, di un giovane che non pare nemmeno aver avuto piena contezza del grave significato della simbologia esposta e che, lungi dal vo- ler diffondere o rafforzare l’ideologia del disciolto partita fascista a danno dei valori democratici e costituzionali, si è poi scusato cercando, invece, l’incontro con il signor Franco Leoni Lautizi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto». «Pur riconoscendo indubbia gravità alla simbologia esibita dal calciatore — conclude la pm — si ritiene che gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari inducano a valutare insussistente il reato ipotizzato». Sul piano sportivo il 26enne, dopo essersi visto rescindere il contratto con il Futa 65, è stato prima deferito dalla Figc poi squalificato per otto mesi, una sanzione più mite di quella annunciata. Nel frattempo è stato però acquistato dal Borgo Panigale, salendo dalla seconda categoria alla Promozione e ha fatto in tempo a tornare in campo a dicembre, nonostante le proteste della associazioni antifasciste.