17 Gennaio 2019

Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2018

Fonte:

Osservatorio antisemitismo

Autore:

Osservatorio antisemitismo

 INTRODUZIONE

L’Osservatorio Antisemitismo classifica come episodio di antisemitismo ogni atto intenzionale rivolto contro persone, organizzazioni o proprietà ebraiche, in cui vi è la prova che l’azione ha motivazioni o contenuti antisemiti, o che la vittima è stata presa di mira in quanto ebrea o ritenuta tale.

L’Osservatorio viene a conoscenza degli episodi di antisemitismo attraverso i principali mezzi di comunicazione e segnalazioni all’Antenna Antisemitismo.

E’ certo che il numero effettivo degli episodi di antisemitismo sia superiore rispetto a quello registrato, poiché la denuncia o la visibilità degli episodi varia da categoria a categoria; è più facile avere notizia degli atti più gravi mentre le offese verbali o scritte vengono più raramente denunciate.

L’ostilità verso gli ebrei si esprime in contesti diversi e con livelli di aggressività differenti. E’ importante distinguere fra pregiudizi antiebraici intesi come opinioni, luoghi comuni/stereotipi e antisemitismo attivo fatto di azioni, minacce, insulti, ecc. In generale, da anni, si assiste ad uno sdoganamento dei pregiudizi razzisti e antisemiti.

Più ci si allontana dalla Seconda guerra mondiale e dalla Shoah, più il tabù dell’antisemitismo viene superato.

Il clima politico con il recente rafforzamento dell’estrema destra in numerosi paesi europei è stato accompagnato da slogan e simboli che ricordano – con le dovute differenze – gli anni ’30.

I successi elettorali e politici dell’estrema destra creano preoccupazione, ma non distolgono l’attenzione dall’aumento dell’antisemitismo di sinistra, che sostiene istanze islamiste ed atteggiamenti di islamismo anti-israeliano espressi in termini antisemiti, come nei movimenti BDS (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni).

Il graduale ritorno di accuse contro gli ebrei che afferiscono all’archivio antisemitico classico, è evidente nell’uso di miti e simboli dell’antigiudaismo (es. deicidio, accusa del sangue, esclusivismo, odio verso il genere umano). Nei discorsi antisemiti prevalgono: il complottismo, l’antisionismo, la banalizzazione e la negazione della Shoah.

Riemerge e suscita particolare preoccupazione il tema del deicidio riattualizzato nella retorica filo palestinese.

Le azioni violente di ostilità anti-ebraica contraddistinguono i gruppi politici estremisti (destra, sinistra, islamisti) mentre il pregiudizio è trasversale ai ceti socio-culturali e alle appartenenze politiche e ideologiche.

Il conflitto arabo-israeliano contribuisce ad alimentare antipatie verso gli ebrei. La rappresentazione demonizzante di Israele come stato “razzista e di apartheid” crea astio, indignazione e ostilità contro gli ebrei, e ad ogni nuovo evento in Medio Oriente questi sentimenti si riacutizzano.

Il nuovo antisemitismo (uso di stereotipi antisemiti contro lo Stato di Israele) demonizza lo stato ebraico, e banalizza la Shoah con l’accusa che gli arabo-palestinesi subirebbero una nuova Shoah per mano dei “nazi-sionisti”.

Nella propaganda “antisionista” vengono riciclati alcuni miti e stereotipi antiebraici come l’accusa del sangue e di cannibalismo rituale, l’odio verso il genere umano,il razzismo e l’esclusivismo, la tendenza a fomentare complotti motivati dalla volontà di dominare il mondo, la perfidia, l’usura e la pulsione alla speculazione finanziaria. Gli ebrei/sionisti sarebbero ingannevoli e traditori, avidi e crudeli, nemici di Dio e dell’umanità, volti ai complotti, corrotti e corruttori. Questi stilemi antisemiti emergono chiaramente nella vignettistica e nei fotomontaggi.

La demonizzazione di Israele e la disumanizzazione dei “sionisti” perpetua la tradizione dell’ostilità nei confronti degli ebrei, legittimando l’antisemitismo nella società civile.

Le espressioni del sentimento antisemita sono aumen-tate significativamente nell’era digitale, veicolo privilegiato è diventato il social-web. La codifica e la diffusione dell’antisemitismo stanno aumentando a livello globale, in particolare grazie ai tool informatici in perpetuo sviluppo.

Le specificità della comunicazione su Internet (anonimato, reciprocità, partecipazione, condivisione, velocità, accesso libero, multimodalità) e la crescente rilevanza dei social media come fonte d’informazione, hanno prodotto una crescente diffusione dell’antisemitismo. La digitalizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione permette all’antisemitismo 2.0 di riprodursi in modo rapido e multimediale. La reiterazione di stereotipi giudeofobici e di teorie cospirative si evidenzia quotidianamente in migliaia di esempi su Internet.

Contenuti contro gli ebrei si trovano sia negli spazi web anti-semiti che in siti e social network generalisti (anche in quelli dei principali organi di informazione), dove vengano ‘postati’ e condivisi commenti offensivi a corredo di articoli o video dedicati a temi ebraici o ad Israele. Questo perché la pubblicazione dei post, non è generalmente moderata.

La prova della radicalizzazione verbale e di un abbassamento della soglia dei tabù si evidenzia attraverso il linguaggio, la carica di violenza, il clima di anticonformismo e dissacrazione, il sarcasmo razzista.

Il confronto con il regime nazista: l’uso di parole infamanti (feccia, piaga, cancro, parassiti, ratti) e fantasie di violenza.

Nei discorsi e nelle raffigurazioni degli ebrei, i cliché an-tisemiti contribuiscono ad alimentarne un’immagine negativa e stereotipata. Il web permette di modernizzare e globalizzare la diffusione di tesi e discorsi antisemiti.

Il web 2.0 ha permesso la formazione di una cultura dove l’antisemitismo assume accettabilità sociale, particolarmente tra i giovani. In tale ambiente, la promozione delle teorie cospirative, la demonizzazione degli ebrei/sionisti e dello stato ebraico, e l’uso degli ebrei/sionisti come capro espiatorio diventano norma e possono quindi condurre ad una violenza reale contro gli ebrei. Il tentativo concertato di legittimare l’antisemitismo – punto chiave dell’antisemitismo 2.0 – colpisce le difese che la società ha eretto contro il razzismo.