3 Aprile 2019

Annullato il festival musicale che aveva discriminato un artista israeliano

Il flautista Eyal Lerner escluso perché israeliano: festival musicale annullato in Sardegna

“Le devo dire che la politica di ‘Musica sulle Bocche’ boicotta qualsiasi artista israeliano o sionista per via dell’atteggiamento su Gaza e sui territori palestinesi occupati”. Con questa motivazione (oltre al disguido tecnico di aver inviato fuori tempo la richiesta di partecipazione), il direttore artistico Enzo Favata ha escluso il flautista israeliano Eyal Lerner dal festival jazz ‘Musiche sulle Bocche’, che era in agenda a Santa Teresa di Gallura in Sardegna per il prossimo mese di agosto. Il Comune di Santa Teresa, in seguito ai fatti accaduti e alle conseguenti polemiche, ha annullato la manifestazione musicale.

L’assistente del musicista israeliano aveva risposto al direttore artistico spiegando che Lerner “vive in Italia da vent’anni e da tempo realizza spettacoli sul dialogo e sulla pace con musicisti palestinesi”, oltre a dedicarsi a spettacoli per i giovani e sulla memoria della Shoah. “Nulla qua è personale, sicuramente sarà una persona straordinaria – aveva risposto Favata -, non ne abbia a male”.

Le affermazioni di Favata, scritte in chat all’assistente di Lerner, sono diventate di dominio pubblico sui social network e poi causa delle accuse di antisemitismo rivolte al direttore artistico fondatore dell’evento ‘Musica sulle Bocche’, che in Sardegna si sarebbe dovuto svolgere per il 19° anno consecutivo. Successivamente, sono giunti a Lerner le scuse di Favata e l’invito a partecipare al festival.

“Anche se Favata ha parlato di un travisamento – ha dichiarato in merito alla vicenda il sindaco di Santa Teresa Stefano Pisciottu – quelle dichiarazioni sono state divulgate e smentite in modo goffo, e volevamo dare un segnale netto: sono inaccettabili. Non possono essere associate al nostro Comune. Non si vuole correre il rischio di diventare il luogo dove non si condannano atti discriminatori in contesti culturali finanziati con soldi pubblici. Tanti sono i messaggi, le lettere e i commenti che portano la giunta a sospendere qualsiasi atto che riguardi Musica sulle Bocche, in attesa di ulteriori sviluppi. La discussione è stata portata all’interno dell’intera maggioranza e successivamente del consiglio comunale, aperto anche agli interventi dei cittadini, dove anche i consiglieri di minoranza hanno condannato fermamente le parole di Favata”.

“Niente di personale con Favata – ha detto Eyal Lerner, come riporta La Repubblica – bensì con il fenomeno sempre più diffuso in Europa. Una discriminazione che nasce dalla mancata conoscenza”. “Per me era importante reagire contro questo fenomeno”, ha poi affermato il musicista, come riporta Ynet News. “Il boicottaggio degli organizzatori del festival si basa su una profonda ignoranza e arroganza. Le autorità, in questo caso, si sono dimostrate straordinarie capendo che non si può permettere un tale fenomeno che è razzista e viola la legge in Italia”.

La rassegna musicale “si farà altrove – ha poi fatto sapere Favata -. L’isola è piena di luoghi incantevoli. Sono io la vera vittima, ho solo dato una risposta di pancia in una chat: da lì la strumentalizzazione. Mi sono scusato e ho ricevuto il parere dell’Unar (Ufficio nazionale discriminazioni razziali)”. La posizione dell’Ufficio nazionale discriminazioni razziali ha stemperato il caso. “Eppure il sindaco non ne ha tenuto conto. Chi mi conosce, chi conosce la mia storia, sa che al mio festival suonano tutti: ebrei, israeliani, palestinesi: è assurdo”.

Eyal Lerner: “Mai subito ad oggi in Italia una tale discriminazione”

Abbiamo contattato Eyal Lerner per farci spiegare come ha vissuto e come commenta la vicenda accaduta. “Non mi era mai successa una cosa di questo genere – ci ha spiegato -. Immagino che tanti altri, che non avevano mai osato tanto, fossero più furbi nel non dichiarare la loro antipatia viscerale. Ma in linea di massima non avevo mai subito alcuna discriminazione in Italia”.

Il direttore artistico del festival jazz di Santa Teresa “ha poi cercato di giustificarsi, e tutt’ora lo fa, confondendo termini e fatti, come spesso accade con gli antisionisti e antisemiti. Il Comune ha immediatamente preso le distanze per elaborare fino in fondo la faccenda, approfondendo tutte le conseguenze per poi comunicare la decisione ferma e coraggiosa di cancellare il festival, attraverso un comunicato stampa magistrale che, secondo me, va studiato nelle scuole”, ha sottolineato l’artista.

“Io personalmente non me la sono presa, cosa vuoi che significhi per me una persona che, seppur artista, abbia queste opinioni. Ma quando politica, fondi, arte e opinioni personali si confondono, allora bisogna lottare fino in fondo. È finita l’epoca in cui gli artisti portano soltanto il bene, ma altrettanto bisogna togliere il male”, ha proseguito.

“Ho pubblicato l’accaduto per il bene di tutti noi, israeliani ed ebrei, noi che oltre a lottare contro minacce sempre più concrete, veniamo messi nella posizione di giustificare la nostra stessa esistenza. Di fronte alle verità spesso nascosta e manipolata, con tutta la sua legittima complessità, non temo di alzare la voce. Essere attaccati da gente ignorante è un grande onore, poi bisogna combattere per far prevalere la giustizia e la verità, valori troppo relativisti oggigiorno. Chi si mette in discussione con umiltà, come in primis cerco di fare quotidianamente e non senza fatica, potrebbe essere un ottimo partner per un dialogo positivo. Per questo ho scelto di lavorare con e per i giovani sul tema della Memoria, quella ebraica e quella italiana non ebraica. È il miglior investimento che possiamo e dobbiamo fare oggi contro l’antisemitismo. Da artista – ha concluso -, ho scelto questa strada faticosa, ma piena di soddisfazione umana”.