14 Ottobre 2021

Analisi della destra radicale italiana

Com’è fatta l’estrema destra in Italia

I gruppi neofascisti più forti sono tre e in competizione tra loro, ma è un mondo fatto di decine di organizzazioni piccole o piccolissime

Forza Nuova, al centro del dibattito politico dopo la violenta manifestazione contro il Green Pass di sabato scorso a Roma, e di cui il governo sta valutando lo scioglimento per decreto, non è un’organizzazione numerosa. Nell’estate del 2020 aveva attraversato una significativa scissione, molti militanti e dirigenti se ne erano andati, un gruppo aveva fondato il “Movimento Nazionale – Rete dei Patrioti”. La scelta di mettersi alla guida del movimento “no vax” che protesta contro le restrizioni legate alla pandemia è stata presa dai dirigenti di Forza Nuova per cercare di conquistare una nuova visibilità nel mondo della destra radicale.

L’obiettivo è stato raggiunto. Forza Nuova non è solo parte del movimento contro il Green Pass ma, a Roma, lo indirizza. Forza Nuova è così riuscita a far parlare di sé e a guadagnare forza e centralità in un mondo, quello della destra neofascista italiana, fatto di tantissime sigle (specialmente in Lombardia) a volte rappresentate da poche decine di persone. Sono gruppi che spesso funzionano come vasi comunicanti, in continuo scambio reciproco di persone (Giuliano Castellino ad esempio era in CasaPound). Ogni gruppo ha una sua specificità, il proprio punto di riferimento storico e ideologico, la propria modalità di comportamento.

Hanno però una cosa in comune: fanno riferimento all’esperienza del fascismo italiano. Benito Mussolini, per tutti i gruppi, è stato un grande statista, il personaggio più importante della storia d’Italia. In comune diversi di questi movimenti hanno avuto anche un tentativo, avviato negli ultimi anni, di entrare nelle istituzioni attraverso esperimenti elettorali. Quella strategia si era però rivelata fallimentare, ed è stata ora abbandonata a favore di un dialogo con i partiti della destra istituzionale.

A Roma e a Milano militanti di organizzazioni dell’estrema destra sono stati candidati in Fratelli d’Italia o nella Lega. Sono singoli esponenti che hanno spesso rapporti personali con dirigenti locali, mai esplicitamente con i leader nazionali che però, almeno alle ultime amministrative, hanno acconsentito a varie candidature provenienti dal neofascismo poi finite sui giornali. La strategia ha funzionato: a Milano, per esempio, è stato eletto con la Lega ed è stato tra i più votati al consiglio del Municipio 8 Stefano Pavesi, militante di Lealtà Azione. È al suo secondo mandato, dopo che già cinque anni fa era stato molto votato.

CasaPound

Il gruppo più forte, più numeroso e più dinamico nel mondo che i militanti amano chiamare «non conforme», quello cioè della nuova estrema destra, è CasaPound. La fondò alla fine degli anni Novanta Gianluca Iannone, che oggi ne è il presidente. Il simbolo è la tartaruga che, come dice il sito dell’organizzazione, «secondo la cultura orientale, è l’animale che porta sulla sua schiena la conoscenza del mondo quindi è di buon auspicio per una comunità che vuole identificare nella cultura le proprie radici».

CasaPound ha un modello storico preciso: «È il fascismo della prima ora, quello rivoluzionario del 1919, gli Arditi, i diciannovisti appunto», spiega Saverio Ferrari dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre. «La simbologia, i nomi dei gruppi di base e delle sedi, guardano a quel periodo, ai protagonisti di quella prima fase del fascismo». Così, la libreria di CasaPound si chiama Testa di Ferro, che era il giornale di Gabriele D’Annunzio che raccontò le gesta dell’occupazione di Fiume. Nomi legati al fascismo della prima ora si ritrovano anche nelle sedi: quella di Cremona, tristemente famosa per l’assalto del gennaio 2015 al centro sociale Dordoni in cui fu ridotto in fin di vita un militante di sinistra, Emilio Visigalli, si chiama Stoccafisso. Gli stoccafissi, cioè i durissimi merluzzi essiccati, vennero usati dai fascisti cremonesi, mantovani e ferraresi (tra cui Italo Balbo e Roberto Farinacci) al posto dei manganelli, proibiti dalle autorità.

CasaPound, nelle parole del suo presidente, venne fondata «in netta controtendenza rispetto alle sclerosi veterodestrorse». All’ingresso della sede campeggiano i nomi di Benito Mussolini e di Ezra Pound, di Julius Evola e di Romolo e Remo, di Enea e di Giulio Cesare, di Friedrich Nietzsche ma anche degli scrittori Jack Kerouac, John Fante e Fernando Pessoa, di Luigi Pirandello e del “fascista rosso” Nicola Bombacci, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano che poi aderì alla Repubblica Sociale, fu catturato a Dongo dai partigiani e fucilato.

CasaPound ha una sua popolarità tra i più giovani (il Blocco studentesco, emanazione del gruppo, ha vinto in alcuni istituti a Roma e Milano le più recenti elezioni studentesche), ed è culturalmente più attiva degli altri gruppi, impegnata in politica ma anche in attività collaterali. Da Casapound è nata per esempio La Salamandra (un riferimento al libro di Ray Bradbury Fahrenheit 451), che fa interventi di protezione civile ed è stata riconosciuta ufficialmente da alcune regioni come Campania e Emilia- Romagna dopo l’attività svolta ad Amatrice nei giorni seguenti al terremoto del 2016. Il gruppo ecologista si chiama La Foresta che Avanza e ogni anno, il 20 e il 21 novembre, celebra la Festa dell’Albero, inventata negli anni Trenta da Arnaldo Mussolini, fratello minore del duce. Impavidi Destini si occupa di disabilità e invalidità mentre Braccia Tese è l’associazione di sostegno alle famiglie disagiate. La Società degli Scudi fornisce supporto giuridico ai militanti mentre il gruppo teatrale si chiama Teatro Non Conforme Filippo Tommaso Marinetti.

CasaPound ha anche una casa editrice, Altaforte (il  nome viene dal castello di Bertran de Born, posto da Dante nella bolgia dei seminatori di discordia negli ultimi versi del canto XXVIII dell’Inferno) e un gruppo di escursionismo, La Muvra. Tra le attività collegate ci sono i Diavoli di Mare, gruppo subacqueo, il Circuito, per chi pratica arti marziali, e una squadra di rugby, la Fiumana. Tra le attività commerciali riconducibili al movimento c’è la catena di ristoranti Osteria Angelino dal 1899, i negozi d’abbigliamento Pivert, le scarpe Stolen. E anche la musica: Iannone è frontman di un gruppo rock, gli ZetaZeroAlfa, che ha contribuito a diffondere la pratica della cinghia mattanza. Durante le esecuzioni dal vivo della canzone omonima, i militanti si tolgono la cintura e iniziano a prendersi a cinghiate tra loro.

Ci sono poi i pub di riferimento, come quello storico romano, il Cutty Sark, quello di Latina, l’Agharti, quello di Napoli, l’Opicia. CasaPound ha anche una radio, Radio Bandiera Nera, ha prodotto applicazioni del movimento per smartphone ed è stata presente tra gli ultras del tifo romanista con la creazione del gruppo Padroni di casa.

Il 18 ottobre 2014, CasaPound partecipò in massa alla manifestazione indetta da Matteo Salvini contro “l’invasione” dei migranti. Il gruppo, molto numeroso in quella circostanza, sfilò dietro due striscioni: il primo era «Italia risorgi», mentre il secondo citava una frase di Mussolini: «Il mondo, me scomparso, avrà ancora bisogno dell’Idea che è stata la più audace, la più originale, la più mediterranea, la più europea delle idee». In quel periodo tra CasaPound e la Lega di Salvini era nato un rapporto stretto, quasi un’alleanza (c’è una nota foto, scattata al ristorante Angelino dal 1899 di Milano in cui compaiono dirigenti della Lega, Salvini in testa, e di CasaPound). Quella relazione poi naufragò. Ora il movimento dialoga con tutto il mondo della destra istituzionale: sul giornale che fa riferimento al gruppo, Il Primato Nazionale, scrivono tra gli altri Vittorio Sgarbi, Alessandro Meluzzi, Diego Fusaro.

Ugo Maria Tassinari, studioso dei movimenti degli anni Settanta e autore di un libro documentato sulla destra radicale, Fascisteria, e di un blog, FascinAzione, spiega che «CasaPound ha perso ultimamente parte della sua spinta propulsiva. All’inizio aveva tentato di intestarsi la battaglia contro le mascherine, ma poi è stata soppiantata da Forza Nuova. Ora CasaPound a quelle manifestazioni non partecipa». Militanti e dirigenti sono più impegnati a capire cosa succederà nei prossimi mesi alla loro sede storica di Roma, in via Napoleone III. La sindaca Virginia Raggi ne aveva annunciato l’imminente sgombero a giugno. Non è successo nulla ma, a seconda di chi vincerà nel ballottaggio per la carica di sindaco di domenica 17 e lunedì 18, la questione tornerà a essere d’attualità.

Forza Nuova

Se CasaPound guarda al fascismo delle origini, Forza Nuova ha un riferimento storico diverso ma altrettanto preciso: la Guardia di Ferro rumena, un movimento fondato negli anni Trenta da Corneliu Zelea Codreanu. Dice Ferrari che «da quel movimento fascista, ultracattolico e antisemita, Forza Nuova ha preso slogan, idee, santo protettore – San Michele Arcangelo – e anche terminologia. Le sedi di Forza Nuova si chiamano cuib, che in rumeno significa “nido”». La Guardia di Ferro rumena fu un movimento di estrema destra, il suo fondatore era dichiaratamente ultranazionalista, anticapitalista, antibolscevico, antisemita. Indro Montanelli che lo intervistò lo definì «sobrio fino all’ascetismo». Per Codreanu, la Guardia di Ferro era «scuola spirituale (…), colpisce per trasformare e rivoluzionare l’anima rumena».

Forza Nuova, che respinge con forza l’accusa di antisemitismo, è un movimento ultratradizionalista e ultracattolico (a differenza di CasaPound che è ufficialmente laica). Fu fondata da Roberto Fiore e Massimo Morsello (morto nel 2001) nel 1997. Entrambi i fondatori militavano alla fine degli anni Settanta nel Movimento Terza Posizione, e in seguito vissero per una ventina d’anni da latitanti a Londra, dove erano fuggiti per via dei mandati di cattura emessi nei loro confronti nel 1980 (Fiore fu condannato per banda armata e associazione sovversiva, reati poi prescritti). Avevano fatto fortuna con una serie di iniziative, soprattutto immobiliari, per studenti e lavoratori italiani che arrivavano in Inghilterra. Forza Nuova ha così sempre potuto contare su una solida base economica. Il gruppo ha vissuto di alterne fortune ottenendo negli anni visibilità con iniziative molto pubblicizzate, come quando nel 2000 si oppose con forza allo svolgimento del Gay Pride a Roma nell’anno del Giubileo.

A livello internazionale fa parte di Alliance for Peace and Freedom, in cui confluiscono anche la greca Alba Dorata, il Partito Nazionaldemocratico di Germania, la spagnola Democracia National. Tra le battaglie di Forza Nuova c’è il blocco ferreo dell’immigrazione, il censimento dei cittadini extracomunitari presenti sul territorio italiano, e quella per uno «stato nuovo che riscriva la Costituzione e superi la logica dei partiti». Nell’Italia immaginata da Forza Nuova l’aborto sarebbe sempre un reato, i sindacati andrebbero sciolti per fare posto a corporazioni che «restituiscano al lavoro l’aspetto sacro di continuazione dell’opera divina».

Come Casapound, anche Forza Nuova ha o ha avuto gruppi satellite: Lotta studentesca, Italica Sport e Avventura, l’associazione solidaristica per disabili IncacellAbili, il gruppo Evita Peron. Molte di queste associazioni, come tanti militanti, dirigenti e intere sezioni soprattutto del Nord Italia, hanno nel tempo lasciato Forza Nuova. Esponenti di primo piano se ne sono andati, stanchi della rigidissima struttura gerarchica del partito incarnata dalla leadership di Roberto Fiore, e contrari all’ascesa di quello che è oggi il braccio destro di Fiore, Giuliano Castellino, divenuto celebre in tutta Italia dopo gli scontri di Roma.

Castellino in precedenza aveva vagato, partendo dalla curva Sud degli ultras romanisti, in tutta l’area dell’estrema destra, da quella che aveva come riferimento l’ex sindaco Gianni Alemanno fino a CasaPound, per poi approdare definitivamente in Forza Nuova. «Con lui Forza Nuova», dice al Post Tassinari, «soprattutto a Roma ha preso una direzione quasi da movimento ultras, molto “stradaiola”, facinorosa. Questo non è piaciuto a quasi tutte le sezioni del Nord, che se ne sono andate. Forza Nuova mantiene una sua presenza in Sicilia e Calabria oltre che a Roma dove indiscutibilmente Castellino ha portato nuove energie ed è riuscito a conquistare l’egemonia nel movimento “no vax”».

Proprio nell’ambito del movimento “no vax”, il 20 ottobre scorso Forza Nuova aveva promosso un convegno per dare vita a un Governo di Liberazione Nazionale, un nuovo governo nel quale i ministri indicati erano Fiore, Castellino ma anche l’avvocato Carlo Taormina, legale di Roberto Fiore, e altri personaggi del mondo antivaccinista e contrario alle restrizioni. Nell’auspicato governo avrebbe dovuto esserci anche Patrizio Nicoletti, ex dirigente di Terza Posizione. L’obiettivo dichiarato del convegno era sostituire il governo attualmente in carica.

I fuoriusciti da Forza Nuova hanno fondato il Movimento Nazionale-Rete dei Patrioti che si è distinto per ora nell’organizzazione di una manifestazione, ai primi di settembre a Roma, per la «libertà dal Green Pass, la libertà della famiglia dalla follia LGBT, la libertà nazionale dalle catene del Recovery Fund». Alla manifestazione avevano aderito, come elenca il sito Patriaindipendente, anche CasaPound, Militia Christi (piccolo movimento tradizionalista cattolico), Etruria 14 (di Prato) e il Movimento Patria Nostra (che ha nel  simbolo l’ascia bipenne, uguale a quella del disciolto Ordine Nuovo). Durante la manifestazione, oltre ai soliti slogan, erano comparse scritte che inneggiavano ad Ashli Babbit, la donna morta durante l’assalto al Congresso a Washington il 6 gennaio scorso.

Lealtà Azione

A Milano, ma soprattutto in Brianza, il movimento più forte è Lealtà Azione, che adesso si sta federando con gruppi di altre città (in una “FederAzione”): gli emiliano-romagnoli di Fortezza Identità Tradizione, i piemontesi della Legio Subalpina, i siciliani del centro Cervantes, gli abruzzesi di Audere Semper, i pugliesi del Progetto Enclave. Lealtà Azione nasce come sezione italiana del movimento Hammerskin, gruppo suprematista bianco nato negli anni Ottanta a Dallas, in Texas, da ex membri del Ku Klux Klan, e poi radicatosi anche in Europa. Tra i fondatori italiani c’è Giacomo Pedrazzoli che la notte tra 8 e 9 agosto 2004 fu tra i protagonisti, assieme a molti altri skinheads, dell’assalto allo storico centro sociale Cox 18, in via Conchetta a Milano. Pedrazzoli venne condannato a quattro anni e otto mesi.

«Anche Lealtà Azione, come gli altri gruppi, ha un suo punto di riferimento», dice Ferrari, «ed è il belga Leon Degrelle, fondatore durante la Seconda guerra mondiale del battaglione vallone delle Waffen SS, l’uomo di cui Hitler disse: “Se avessi un figlio lo vorrei come lei”. Fuggito in Spagna, fu protetto da Francisco Franco dopo la guerra. Nel 1979 scrisse anche un libro, Lettera al Papa sulla truffa di Auschwitz».

Così come CasaPound e Forza Nuova, anche Lealtà Azione ha i suoi rami extrapolitici che richiamano sempre la simbologia del lupo e del branco: I Lupi danno la Zampa, associazione di protezione e difesa degli animali, i Lupi delle Vette, gruppo escursionistico, e Wolf of the ring, per la pratica di pugilato e arti marziali. Ramo di Lealtà Azione è anche Memento che è, come recita il sito, una «associazione di volontariato impegnata nella tutela, promozione, valorizzazione e salvaguardia del patrimonio monumentale, storico e ideale rappresentato dai Sacrari, dai cimiteri militari, dai monumenti e dai musei che raccolgono i corpi, i cimeli, i ricordi e i simboli di quanti combatterono per l’Onore dell’Italia».

Luogo di riferimento dei militanti è da sempre la Skinhouse di Bollate, in provincia di Milano, dove hanno suonato i gruppi musicali cari alla destra neofascista come Gesta Bellica, Corona Ferrea, Mallnat, Intolleranza, Sotto Fascia Semplice. Ogni anno Lealtà Azione organizza a fine aprile il raduno al Campo 10 del cimitero Maggiore per rendere omaggio ai soldati della Repubblica Sociale Italiana. È immancabile, in quell’occasione, il rito del “Presente”, con i saluti romani.

D’estate poi, solitamente a giugno, il movimento organizza la Festa del Sole in una località che viene comunicata solo all’ultimo momento e a cui partecipano spesso, invitati a dibattiti o conferenze, politici della destra istituzionale. Lealtà Azione ha in particolare un rapporto privilegiato con il consigliere regionale lombardo Massimiliano Bastoni, considerato molto vicino a Matteo Salvini. Il primo leghista a tessere rapporti con i movimenti di estrema destra fu però Mario Borghezio, negli anni Novanta collaboratore della rivista Orion e dichiaratamente filoislamico in chiave anti israeliana, tanto che, da sottosegretario alla Giustizia del primo governo Berlusconi, si diede da fare per un concordato tra Italia e comunità islamiche presenti nel paese.

Ma buoni rapporti, a seconda delle varie realtà locali, Lealtà Azione li ha anche con Fratelli d’Italia. Accanto all’attività politica c’è poi un’attività di volontariato e di aiuto con la consegna di pacchi alimentari, avvenuta soprattutto durante la pandemia, a famiglie, rigorosamente italiane.

Casaggì

Un altro gruppo che ha conquistato una certa notorietà è Casaggì, di Firenze, nato nel 2005 come centro sociale legato ad Azione Giovani, il gruppo giovanile di Alleanza Nazionale. Il nome completo del circolo è CRC Casaggì MMV: CRC sta per circolo ricreativo culturale è MMV è la data di fondazione in numeri romani. Il simbolo è quello antico del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano poi diventato Alleanza Nazionale: una mano che regge la fiamma tricolore. All’ingresso della sede ci sono le foto dei “maestri di vita” di Casaggì, gli stessi citati dagli altri movimenti di estrema destra. Si va da Evita Peron allo scrittore giapponese Yukio Mishima, da Ezra Pound a Robert Brasillach, giornalista francese dei primi del Novecento filo fascista e antisemita, da Alessandro Pavolini a Toro Seduto. Così come in tutti i gruppi dell’estrema destra, soprattutto quelli più legati ai primi anni del ventennio fascista, c’è un libro che è quasi una Bibbia: Diario di uno squadrista toscano, 1919-1922, di Mario Piazzesi.

Pesci piccoli

Al di là delle grandi organizzazioni c’è poi una miriade di sigle neofasciste, spesso molto radicate in un territorio ben preciso. È il caso di Veneto Fronte Skinheads, molto forte e attivo a Verona ormai da anni. Si tratta di un gruppo chiuso, ben strutturato: i suoi capi sono spesso gli stessi della curva ultras dell’Hellas Verona, famosa da sempre per essere di estrema destra, ricordata anche perché nel novembre del 1996, in occasione del derby Hellas-Chievo, impiccò un manichino nero alla balaustra appendendo lo striscione «El negro vè là regala/Dasighe el stadio da netà». L’Hellas stava infatti perfezionando l’acquisto di un giocatore olandese nero, Maickel Ferrier, che poi a Verona non mise piede. Anche il Veneto Fronte Skinheads ogni anno organizza un raduno, Ritorno a Camelot. Dal Veneto Fronte Skinheads è nato poi un altro gruppo, Progetto Nazionale.

In Lombardia due gruppi spiccano per la loro carica estremista ed eversiva: il Manipolo d’Avanguardia a Bergamo e la Comunità Militante dei 12 Raggi nella zona di Varese. Quest’ultima organizzazione, dichiaratamente neonazista, prende il nome dal “sole nero”, simbolo del castello di Wewelsbur, in Germania, il centro ideologico e mistico dove il gerarca nazista Heinrich Himmler chiamava a raccolta le SS. I membri della comunità, non più di 200, ogni 20 aprile organizzano una festa in occasione della nascita di Adolf Hitler. Sempre ogni anno poi, sul Monte San Martino in provincia di Varese, la Comunità Militante dei 12 Raggi celebra i morti nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale. Lo fa provocatoriamente nello stesso luogo in cui vengono ricordati 43 partigiani uccisi nel corso di una delle prime battaglie per la Liberazione.

Ultimamente, in quel luogo, la Comunità Militante dei 12 Raggi ha piantato 200 rune funerarie di legno, le stesse che venivano utilizzate sulle tombe dei soldati tedeschi non cristiani durante la Seconda guerra mondiale. In una inchiesta realizzata dai partecipanti a un master di giornalismo dell’università Iulm di Milano, un leader della comunità dice: «L’unico modo per dare riscatto alla patria è impugnando le armi, su questo non c’è nessun tipo di alternativa. La Comunità Militante dei 12 Raggi non è pronta a impugnare le armi, tantomeno lo sono i partiti di estrema destra e gli italiani in questo momento. Ma la resistenza ideale è fondamentale per mantenere viva l’idea».

Molte sigle sono poi quasi inattive, inconsistenti numericamente: il Fronte Nazionale, nato a emulazione del Front National francese, il Movimento Idea Sociale, Rifondazione fascista, Fasci Italiani del Lavoro, Nuovo Ordine Nazionale.

All’interno del mondo dell’estrema destra si muove poi un gruppo che si è aggregato da poco: sono gli appartenenti a varie curve ultras d’Italia. Si ritrovarono il 6 giugno 2020 al circo Massimo per protestare contro le misure restrittive. Tra loro c’erano ultras del Verona, del Cesena, della Curva Nord interista, oltre che romanisti e laziali. In quell’occasione si diedero il nome di Ragazzi d’Italia. Anche allora, a guidare la piazza c’era Giuliano Castellino.

Un capitolo a parte nella vasta galassia della destra estrema meritano alcuni personaggi che non sono più parte di un movimento ma che, per la loro storia, restano punti di riferimento. È il caso di Gabriele Adinolfi, fondatore di Terza Posizione con Roberto Fiore e Giuseppe Dimitri, e oggi autore di un blog, Noreporter, molto frequentato soprattutto dai militanti di CasaPound. Il blog ospita le trasmissioni di Radio Bandiera Nera ed è collegato al centro studi Polaris, diretto dallo stesso Adinolfi.

Altro personaggio ascoltato dal mondo dell’estrema destra è Maurizio Murelli, ex militante molto conosciuto a Milano, condannato a 18 anni di carcere per concorso morale nella morte dell’agente Antonio Marino in quello che viene ricordato come il giovedì nero di Milano, il 12 aprile 1973, quando durante una manifestazione neofascista furono lanciate delle bombe a mano. Oggi Murelli è uno studioso, editore e punto di riferimento in Italia dei cosiddetti “rossobruni”, il nome con cui si indicano opinionisti e gruppi provenienti originariamente dalla sinistra radicale che hanno adottato retorica, approcci e contenuti dell’estrema destra. Molto venerato in quest’area è Aleksandr Dugin, politologo e filosofo russo, teorico del nazionalbolscevismo e cioè di «socialismo senza materialismo, ateismo, modernismo e progressivismo».

Da qualche anno poi la Polizia Postale individua siti di propaganda neofascista e neonazista. A volte dietro ai siti ci sono piccoli gruppi violenti, estranei alle organizzazioni più conosciute dell’estrema destra. A luglio a Milano, attraverso Internet, la polizia è risalita all’attività di un gruppo di ragazzi che avevano dato vita ad Avanguardia Rivoluzionaria, un gruppo suprematista. La prima azione doveva essere quella di attaccare a bastonate una persona musulmana e nera. Il 21 settembre a Torino sono state effettuate perquisizioni nelle case di quattro persone che sui social network tentavano di aggregare simpatizzanti neonazisti.