15 Febbraio 2024

Analisi del rapporto sull’antisemitismo 2023 dell’Osservatorio antisemitismo CDEC

Antisemitismo Italia: più di 400 episodi nel 2023
Lo scorso anno, gli atti vandalici contro la comunità ebraica sono stati circa 200 in più rispetto al 2022; poco meno della metà sono avvenuti dopo l’attacco di Hamas in Israele. I dati dell’Osservatorio antisemitismo

In tutto il 2023 sono stati 454 gli episodi accertati di antisemitismo in Italia. A individuarli, a seguito di 923 segnalazioni complessive, è stato l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, che ha presentato il report annuale sugli atti e discorsi antiebraici rilevati nel nostro Paese.

Facendo propria la definizione operativa di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance, l’Osservatorio classifica come episodio di antisemitismo ogni atto intenzionale rivolto contro persone, organizzazioni o proprietà ebraiche, in cui vi è la prova che l’azione abbia motivazioni o contenuti antisemiti, o che la vittima sia stata presa di mira in quanto ebrea o ritenuta tale.

In virtù di questi parametri, i casi nel 2023 sono nettamente aumentati rispetto all’anno precedente, quando erano stati 241. Numeri già di per sé preoccupanti ma che da soli non fotografano tutto il fenomeno, visto che il rapporto si basa su quanto riportato dai principali mezzi di comunicazione e sulle segnalazioni giunte all’Antenna antisemitismo: molti altri, però, sfuggono.

Dei 454 episodi dello scorso anno, 216 sono avvenuti tra ottobre e dicembre, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre in Israele e la conseguente controffensiva ordinata da Netanyahu. Un evento, quest’ultimo, che ha fatto impennare notevolmente l’onda antiebraica in tutto il mondo, che non ha risparmiato come ovvio nemmeno l’Italia.

In generale, la maggior parte dei casi di antisemitismo hanno forma di insulto o diffamazione, sia online, principalmente tramite social network, che offline, e quindi tra le persone nei contesti sociali più disparati (come bar, supermercati, luoghi di lavoro o altro). Benché quelli online rappresentino la maggioranza (240 contro 91 offline), sempre dopo il 7 ottobre l’Osservatorio ha rilevato un’impennata di eventi nel “mondo reale”, e in particolare di minacce di morte scritte sui muri interni di locali frequentati da ebrei, mezuzah strappate dalle porte, lettere minatorie inviate alle comunità ebraiche, aggressioni verbali e fisiche a studenti in scuole e università, ma anche aumento dell’attività dei gruppi Bds (Boycott, Divestment and Sanctions) contro Israele in alcune università, molestie e pressioni ai danni di studenti ebrei e/o israeliani, vandalizzazioni di case e altre proprietà.

In generale, le minacce a persone o Enti sono state 40 (21 offline e 19 online), gli atti di vandalismo 10, i graffiti e le grafiche 67, le discriminazione 3 (tutte offline) e gli episodi di antisemitismo nei mass media 2 (1 offline e 1 online).

Per quanto riguarda l’online, l’odio antisemita è stato espresso soprattutto tramite Facebook, dove si sono registrati 96 tra post e commenti, e X/Twitter dove ne sono stati identificati 54.

Un trend confermato anche a livello globale dall’Adl (Anti-Defamation League), che ha analizzato un campione di 162.958 tweet e 15.476 post su Facebook dal 30 settembre al 13 ottobre 2023 (da una settimana prima a una settimana dopo gli attacchi iniziali di Hamas), riscontrando un’impennata di antisemitismo su X, con un aumento del 919% rispetto alla settimana precedente, e su Facebook, benché più modesto, pari al 28%.

Dati che confermano l’inefficienza dei sistemi di controllo apportati dalle società di Mark Zuckerberg e Elon Musk, entrambe al centro di numerose polemiche e di un processo negli Stati Uniti proprio a causa del dilagare della violenza che le loro piattaforme propagano, spesso indisturbate.

Analizzando le vittime degli atti di antisemitismo, 350 episodi hanno coinvolto ebrei e/o enti ebraici indefiniti e descritti sulla base di pregiudizi giudeofobici e appellati come: razzisti, ricchi, tirchi, tendenti al dominio e alle cospirazioni; e ancora sionisti, nazi-sionisti, aschenaziti, kazari, talmudisti, cabalisti, lubavitch nasoni, dal naso etrusco, massoni, illuminati, giudeonazisti, nazisti ebrei.

104 casi, invece, hanno riguardato individui ebrei (o ritenuti tali) e/o enti ebraici (o ritenuti tali), anch’essi stereotipati e demonizzati secondo consolidate generalizzazioni negative. In questo caso le vittime principali sono state figure pubbliche spesso al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione.

Nel Giorno della Memoria, il 27 gennaio, si inaspriscono poi gli atti vandalici e attacchi telematici a luoghi e simboli della Memoria della Shoah e della opposizione al nazifascismo, soprattutto sotto forma di irrisioni grevi.

Il target privilegiato dell’antisemitismo legato alla Shoah, da circa 6 anni, è la senatrice a vita Liliana Segre, superstite del campo di sterminio di Auschwitz, accusata di essere una bugiarda, di non dire nulla in favore dei palestinesi “nuovi ebrei” (nonostante anche recentemente abbia speso parole di indignazione per quanto sta accadendo ai bambini nella striscia di Gaza), di essere connivente coi massacri sionisti ma anche tacciata di collaborazionismo col nazivaccinismo di oggi, coi nazisti-ucraini e, perfino, con nazifascismo nel passato.

La principale matrice ideologica dell’antisemitismo continua a essere quella afferente all’estrema destra (neofascismo e neonazismo), anche se gli ultimi 3 mesi hanno visto un fortissimo aumento dell’antisemitismo legato a Israele espresso da ambienti di matrice progressista, e di tematiche antigiudaiche tradizionali (deicidio, accusa del sangue, cannibalismo rituale, controllo della finanza).

Chiunque volesse segnalare episodi antisemiti può rivolgersi al numero WhatsApp 349 4048201, messo recentemente a disposizione dall’Osservatorio antisemitismo