29 Marzo 2024

Ambiguità, equilibrismi e complicità del mondo accademico italiano sull’antisemitismo nelle università

Fonte:

Il Foglio

Autore:

Luca Roberto

Rettori equilibristi

Rettori equilibristi La Crui sul boicottaggio di Israele e sull’antisemitismo non riesce ad avere una linea sola

Roma. Se sul boicottaggio di Israele i rettori italiani stanno facendo così tanta confusione, muovendosi in ordine sparso, è colpa anche di una Conferenza dei rettori (Crui) equilibrista. La cui presidente, Giovanna Iannantuoni, è sin dall’insediamento dello scorso novembre che non sa bene che direzione far prendere all’associazione che guida. Temendo rivolte interne o degli studenti, preferisce prendere tempo. Lo scorso 21 marzo la Conferenza dei rettori ha avuto un incontro con la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Avrebbe dovuto sciogliere diversi nodi di tensione negli atenei ma al termine del vertice l’associazione è riuscita a licenziare un comunicato piuttosto generico: “La Crui ribadisce che la violenza contraddice l’essenza stessa dell’università, sede naturale del pensiero critico, e rinnova la propria ferma condanna per qualunque atto teso a silenziare con la prevaricazione l’opinione altrui”. Preludio a una task force che dovrebbe stilare delle “buone pratiche”, lasciando però ampia autonomia ai singoli atenei. Solo qualche giorno prima Iannantuoni, nell’unica intervista concessa sul tema sin da quando è stata nominata presidente Crui, aveva aggiunto che “più che boicottare bisogna costruire condizioni perché ci sia la ripresa di collaborazioni culturali. L’università non è un luogo di potere politico: accogliamo studenti israeliani e della Cisgiordania. E al momento non ho notizie di impedimenti”. Tanto è bastato perché all’interno della Crui il clima si surriscaldasse. In realtà l’ambiguità, o quanto meno la mancanza di un indirizzo chiaro da parte della Conferenza dei rettori, erano state le comunità ebraiche a denunciarlo. La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche (Ucei) Noemi Di Segni al Foglio ha confessato di aver cercato un incontro con Iannantuoni sin dall’insediamento, lo scorso novembre. Risultato? Le è sempre stato risposto che non c’era tempo. Adesso, dopo mesi di attesa, finalmente una data c’è: le due si vedranno l’11 aprile. Anche alle ripetute richieste d’intervista di questo giornale Iannantuoni ha preferito glissare: scadenze accademiche, la legge di Bilancio, un’agenda fittissima. Eppure non è affatto detto che la Crui abbia la forza di prendere una posizione forte per manifestare vicinanza agli studenti ebrei vittime di atti d’intimidazione: per dire, è difficile che la Conferenza dei rettori riesca a fare propria la definizione di antisemitismo stabilita dall’Ihra. Una delle richieste delle associazioni ebraiche. Sullo sfondo c’è un clima che, non solo nelle università, ma anche all’interno della Crui si fa sempre più teso. Quando Iannantuoni decise di parlare di boicottaggio in molti, tra i rettori, non gradirono l’uscita: meglio una presa di posizione corale, era il succo del ragionamento. Solo che la pluralità di sensibilità ha impedito di prendere di petto la situazione, con comunicati che andassero oltre “la ferma condanna” degli episodi di violenza. “Perché dentro alla Crui spesso c’è un clima da collettivo studentesco”, riferiscono dall’interno della Conferenza. E così, per temperare le singole sensibilità, si finisce per essere quanto più ecumenici possibile. Come quando, dopo il 7 ottobre, si decise l’esposizione della bandiera della pace, contro tutti “i conflitti” in corso. La confusione s’è vista anche adesso che alcuni rettori, come quello di Bari Stefano Bronzini, hanno ritirato l’adesione alla fondazione Med-Or/Leonardo, rea di intessere relazioni con atenei israeliani, mentre altri, come quello di Bologna Giovanni Molari, si opponevano a ogni forma di boicottaggio. Nel frattempo la ministra Bernini quegli accordi con la fondazione presieduta da Minniti provvedeva a rinnovarli. E la Crui, che avrebbe potuto sostituirsi alla volubilità dei singoli atenei, cosa dice? Niente. Fatto sta che adesso Iannantuoni, che è rettrice dell’Università di Milano Bicocca, dovrà prendere una decisione. Il collettivo “Cambiare rotta” ha “montato le tende” nel suo ateneo, tenendo una serie di dibattiti e manifestazioni per chiedere che anche qui non si partecipi al bando Maeci, che prevede collaborazioni con le università israeliane, com’è successo all’Università di Torino. Il Senato accademico si riunirà il prossimo 3 aprile per decidere il da farsi. Era stata la comunità ebraica a denunciare manifestazioni filopalestinesi “allucinanti” che sono sfuggite alle cronache nazionali e che si sono tenute all’interno dell’ateneo. Iannantuoni riuscirà infine a imprimere una svolta che faccia sembrare l’università italiana meno soggetta alle pressioni delle frange più radicali?