Fonte:
Il Foglio
Jihad diplomatico contro Israele
No a Gerusalemme capitale. Così l’Onu abbandona un alleato prezioso
È con 128 voti a favore e soltanto 9 contrari che l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato ieri la risoluzione di condanna della decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e spostare lì la sua ambasciata. Non si tratta soltanto di un voto clamoroso contro l’America. E’ soprattutto jihad diplomatico contro Israele. Il mondo, in sessione plenaria, sta dicendo al piccolo Davide asserragliato in medio oriente: “Oggi disconosciamo i legami fra il popolo ebraico e Gerusalemme”. Hanno votato contro la risoluzione Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Togo e ovviamente Israele e Stati Uniti. Contro, tutti i principali paesi Ue, a partire da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Tra i 35 astenuti ci sono Australia, Canada, Argentina, Polonia, Romania, Filippine e Colombia. Alla prova dei fatti, nel momento critico, l’Europa ha votato contro il suo più solido e autentico alleato in una regione caotica e centrale non soltanto per la nostra sicurezza, ma anche per i nostri valori. Gerusalemme è la culla del monoteismo giudeo-cristiano che in Israele si è inverato nella storia. L’Onu sta dichiarando fake quella storia. Questo voto, infatti, è soltanto l’ultimo di una serie che nelle sedi internazionali fa tabula rasa dei legami fra la città santa e il popolo d’Israele e il suo stato, definito ormai d’abitudine “potenza occupante”. La convocazione dell’Assemblea generale è stata richiesta da Turchia e Yemen, a seguito del veto posto dagli Stati Uniti a una risoluzione simile proposta dall’Egitto al Consiglio di sicurezza. Turchia e Yemen: uno stato sulla strada della dittatura e uno stato fallito, dove si uccidono i presidenti. A questo si è ridotto l’Onu? La dignità è stata salvata dall’intervento dell’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikid Haley: “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme. Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti ricorderanno”. Poco prima il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva definito l’Onu “la casa delle bugie”. I paesi occidentali che hanno votato questa risoluzione hanno compiuto un tradimento della civiltà e della democrazia che soltanto in Israele sono fiorite in quella parte di mondo. Non solo. Nel tempo del jihad fisico e culturale si tratta di un tentativo di placare l’internazionale islamista dandole in pasto lo stato ebraico. Israele si saprà difendere, con le unghie, i denti e le parole, adesso che da nord a sud ai suoi confini si stringe la tenaglia del terrore finanziato dall’Iran e dalla galassia jihadista. Ma oggi è un giorno triste. Un giorno di abbandono di un nostro alleato. Il più in pericolo. Il più prezioso.