2 Luglio 2015

Aggressione omofoba a Polignano

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Fabrizio Caccia

Il dramma di Fabio « Picchiato a sangue perché sono gay, ma non mi nascondo»

La reazione II giovane: «Non bisogna avere paura, si deve essere più forti di insulti e violenza» «Non mi nasconderò, dopo quello che è successo.

Non nasconderò mai al mondo la mia omosessualità e anzi dico a tutti che non bisogna avere paura ma andare avanti, più forti della violenza…». Chi parla è Fabio (il nome è di fantasia), ha 38 anni e vive a Polignano a Mare, posto incantevole a due passi da Bari. Lunedì pomeriggio «ero uscito di casa per andare a comprare le sigarette e passando davanti al Bar dello Sport ho riconosciuto una commessa che è mia amica, così da fuori le ho gridato ciao. Non mi sono accorto minimamente che al bar c’erano pure quei due tizi, i quali evidentemente richiamati dalla mia voce non proprio maschia sono usciti e hanno preso a insultarmi». I due, 18 e 20 anni, il primo anche con precedenti per droga, gli hanno detto parole orribili, «ric… di.. m…», poi l’hanno inseguito per pochi metri, fin dentro un negozio di calzature per bambini e li hanno incominciato a picchiarlo selvaggiamente. Le telecamere del negozio — dove appena due ore prima erano state girate alcune scene del film “lo che amo solo te” con Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti — hanno ripreso tutta la scena e il racconto completo di Fabio sarà pubblicato domani dal settimanale La Voce del Paese, diretto da Nicola Teofilo, il giornalista che ha pubblicato il video in esclusiva e poi ha avuto modo di parlare a lungo con l’ultima vittima italiana di omofobia. «Non è la prima volta che vengo insultato per la mia identità sessuale — dice Fabio —. Già tre anni fa un altro ragazzo, calciatore dilettante, mi riempì di contumelie sulla mia pagina Facebook e anche all’epoca, come ho fatto oggi, presentai denuncia. Polignano però è una città accogliente e anzi ringrazio ora soprattutto le commesse del negozio e un signore anziano, intervenuto in mio aiuto, che hanno preso le botte per difendermi da quei due». Gli aggressori, denunciati a piede libero per lesioni, sono stati convocati ieri in caserma a Monopoli e interrogati a lungo dal capitano dei carabinieri Giuseppe Campione. Fabio, soccorso subito da vigili urbani e Croce Rossa, «era una maschera di sangue», raccontano gli uomini della municipale. Il suo avvocato, Michele De Marzo, parla di «pestaggio violentissimo» e promette che andrà fino in fondo per avere giustizia. Lui, per fortuna, sebbene ancora sotto choc, ora sta meglio, ha ripreso la sua vita normale e una cosa ci tiene a dirla: «Sono fiero di essere diverso da quei due».