2 Gennaio 2020

Aggressione neofascista a Venezia

Fonte:

Corriere del Veneto Venezia e Mestre

Autore:

Pierfrancesco Carcassi

I fascisti picchiano Scotto Capodanno al grido: duce!

Venezia, l’ex parlamentare aggredito con la famiglia. Solidarietà dalle istituzioni

VENEZIA Arturo Scotto, ex deputato di Articolo Uno-Mdp, assieme alla moglie e al figlio quattordicenne era tra le 30mila persone che aspettavano l’arrivo del 2020 in piazza San Marco, a Venezia. Poco dopo la mezzanotte, tra la folla e i festeggiamenti, hanno sentito gridare cori che con l’anno nuovo non c’entravano nulla: «Il Duce scende dalle stelle», e ancora «Anna Frank è finita nel forno». Venivano da un gruppo di circa otto ragazzi. Quando la moglie di Scotto, Elsa Bertholet, ha detto loro di smetterla, i ventenni hanno esibito il saluto romano al grido: «Duce, duce, duce». Scotto ha chiesto ancora di smetterla ed è scattata l’aggressione: in quattro hanno colpito con pugni in faccia lui e un giovane veneziano intervenuto in sua difesa. Con un calcio hanno fanno cadere il telefono della moglie, che tentava di riprenderli. Per poi dileguarsi, a volto coperto. A raccontare l’azione di sapore squadrista sono stati gli stessi Scotto sui social. «Stamattina mi sono tolto un peso e ho sporto denuncia all’Arma dei carabinieri — ha spiegato l’ex deputato, che se l’è cavata con un po’ di sangue dal naso —. Bisogna smetterla di pensare che sono ragazzate. Sono piccoli squadristi che si fanno forza nella logica del branco». Le forze dell’ordine stanno ora vagliando i filmati delle telecamere di sicurezza presenti in piazza San Marco per cercare di individuare i responsabili dell’aggressione. E nel frattempo si è scatenata la bufera attorno a un episodio che rischia di adombrare la tradizione di accoglienza della città di Venezia. Tra le numerose manifestazioni di solidarietà arrivate alla famiglia Scotto, in primis quella del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, in campo per difendere la reputazione di una città accogliente e aperta: «Episodi di richiami fascisti come quello accaduto non sono e non saranno mai tollerati. Ci dispiace molto», ha scritto il primo cittadino in un doppio messaggio su Twitter. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha definito il fatto «estremamente grave, anche perché sullo sfondo ci sono antisemitismo e revisionismo, contro cui combattiamo da anni in ogni modo. Lanciamo costanti allarmi per evitare la sua diffusione fra i giovani, anche sul web e a pochi giorni dal 27 gennaio, quando saremo in Ghetto per celebrare il ricordo della tragedia della shoah». Secondo Michele Mognato di Articolo Uno si tratta di un risultato del clima di odio sdoganato nel discorso politico: «La gente si sente autorizzata a dire cose come queste, è un fatto grave che non va assolutamente sminuito». E’ la stessa prospettiva di «recrudescenza» prospettata dalla Cgil del Veneto, secondo cui «una parte della politica non solo ha abbassato la guardia sull’antifascismo, ma ha strizzato l’occhio ad ambienti dell’estrema destra, i cui esponenti si sentono legittimati a tali gesti». Impossibile non pensare alla pioggia di insulti a sfondo razzista e negazionista diretti alla senatrice a vita Liliana Segre, circa un mese fa. Vicina agli Scotto anche la comunità ebraica di Venezia, che ha invitato «a non abbassare la guardia contro ogni forma di violenza fisica e verbale» e ad animare «una reazione unanime contro intolleranza, razzismo e antisemitismo». Intanto, da quasi tutto l’arco parlamentare sono arrivate espressioni di solidarietà alla famiglia aggredita: dal ministro per gli Affari europei Enzo Amendola, al capogruppo del Pd alla Camera Graziano del Rio, dal presidente della Camera Roberto Fico alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Fino al leghista Roberto Calderoli, che ha definito «inaccettabile il clima di odio politico in cui sta sprofondando il Paese». E da cui, compatte, le istituzioni cercano di difendersi.